
Li chiamano gli spostacani perché trasferiscono gli animali senza criterio da Sud a Nord. Sono personaggi che gravitano intorno al mondo del randagismo. Sono quelli che hanno creato il business della sofferenza, sfruttando la sensibilità di quanti amano gli animali. Bisogna stare però attenti perché la realtà è più complessa e composita di quello che si potrebbe immaginare. Una realtà che si separa fra bene e male, fra corretto e scorretto. Ma anche fra utile e dannoso.
Non tutti quelli che si occupano di trovare un futuro agli animali sono, ovviamente, dei balordi o peggio dei maltrattatori. Non tutti quelli che spostano animali da una parte all’altra dell’Italia o dell’Europa sono da guardare con sospetto. Bisogna però essere in grado di valutare azioni, modalità, intenzioni: questo fa la differenza. Il trasferimento degli animali non è un male in sé, lo diventa in determinate condizioni, quando è causa di danno.
Negli ambienti che si occupano seriamente di dare un futuro agli animali dei canili li chiamano gli spostacani. Una definizione che fa, da subito, trasparire il giudizio negativo di quanti lavorano con serietà e passione. Che non tollerano quelli che recuperano gli animali, in particolare cani, non si sa come e non si sa dove, fanno post sui social sempre molto strappalacrime e aspettano. Lanciata l’esca emotiva sperano che qualcuno si offra di adottare il cane o il gatto, di pagare per il trasporto, rendendosi disponibile a andare a ritirarli anche in una stazione di servizio o sotto un ponte della tangenziale. Mai presso strutture ufficiali che possano dare garanzie a animali e adottanti.
Con la scusa del “compiere una buona azione” si creano in automatico un mantello di impunità morale, senza andare però poi troppo per il sottile. Fanno viaggiare gli animali peggio che nei carri bestiame, non si preoccupano della promiscuità dei trasporti e dei rischi di contagio. Non mettono molta attenzione nella scelta degli adottanti e, troppo spesso, nemmeno nella verifica delle condizioni di salute dell’adottato. Questo è il miglior metodo per riempire i canili, ma anche per condannare gli animali all’ergastolo.
Li chiamano gli spostacani perché spostano animali senza criterio : cosa succede quando l’adottante non ha possibilità economiche?
Così può succedere che qualcuno, senza grosse possibilità economiche, riceva un animale con gravi patologie, senza avere i mezzi e quindi possibilità di curarle. Ma può anche accadere che un’anziana signora, che aveva creduto di adottare un cane di media taglia e socievole, ne riceva uno di taglia grande, magari con disturbi del comportamento. In poco tempo l’adottante, che pensava di aver aiutato un cane bisognoso e compatibile con la sua vita, viene messo nella condizione di avere bisogno di aiuto, per non avere possibilità di gestire questa adozione improvvisata.
Per fortuna la maggioranza delle associazioni non operano in questo modo, cercando di collocare con attenzione gli animali per dargli un futuro migliore. Senza lucrare, pur chiedendo magari un rimborso, sempre in modo tracciabile con un bonifico su un conto corrente bancario. Associazioni che hanno una sede, che esistono davvero e non solo nel mondo virtuale, che lavorano bene e hanno un’ottima reputazione. Realtà che non consegnerebbero mai un cane in autostrada o sotto un ponte della tangenziale.
Esistono norme per il trasferimento degli animali fra Regioni italiani e occorrerebbe mettere sempre al centro i loro interessi, evitando di stimolare adozioni fatte su base emotiva. Una persona deve riflettere prima di adottare, deve compiere una scelta ponderata perché avere la responsabilità di un animale comporta impegni e costi, non trascurabili. Cercare di impietosire per far adottare casi disperati rischia di creare un effetto boomerang, pericoloso per le persone, pericolosissimo per gli animali.
Le chiamano ancora staffette, ma spesso sono soltanto mestieranti che si improvvisano trasportatori di animali
Tutti i rifugi sono pieni di animali spostati da una parte all’altra dell’Italia, ma poi non voluti da chi li ha adottati. Causando un altro danno al cane o al gatto che viene rifiutato e che, anche nei rifugi del Nord, rischia poi di passare tutta la sua vita dietro le sbarre. Animali tolti senza motivo dalla strada, non socializzati, risultando così difficilmente adottabili, tantopiù da persone inesperte. Molti di questi cani, in particolare non troveranno mai una casa, ma saranno stati utili a qualcuno per creare una fonte di guadagno.
Altri ex randagi, grazie a questi trasportatori, arrivano al Nord per essere poi lasciati nelle aree cani: una telefonata alla Polizia Locale e il gioco è fatto. I cani entreranno nel canile di quel Comune, dopo un periodo di osservazione al sanitario, e da li potrebbero non uscire più. Lontani dagli occhi, lontani dal cuore, per accontentare quanti ancora pensano che il Nord Italia sia il paradiso dei cani, ma non è così.
Per questo li chiamano spostacani in tono dispregiativo, per farli riconoscere da chi lavora nell’esclusivo interesse degli animali. Evitando di far entrare in canile tutti i cani che incontrano sul loro cammino, sapendo quali individui possono effettivamente avere un futuro in famiglia. Non può bastare il cuore se non lo si collega a un ragionamento, se non si stimolano riflessioni in chi dice di volere condividere la sua vita con un animale. Un’ultima nota riguarda i controlli: i punti di arrivo sono noti ma chi deve controllare non c’è quasi mai. Per paura, forse, di trovarsi con qualche decina di animali da dover sequestrare. Con mezzi non autorizzati e persone non iscritte ai registri dei trasportatori.
Quello che leggo è scritto sicuramente da qualcuno che no.n conosce bene la realtà del mondo animalista. Seppur è vero che avolteci sono errori e disfunzioni come in qualsiasi attività umana le staffette (il termine spostacani deve essere stato coniato da qualche burlone di recente, sono 30 anni che faccio volontariato in svariati modi e non l’ho mai sentito) sono necessarie vista la latitanza totale dello stato che come sempre utilizza in modo oscuro il lavoro gratuito di centinaia di migliaia di volontari sul. Territorio italiano, forse lei non è al corrente del fatto che al sud un canile medio contiene dai 300 ai 1000 cani, gestiti a volte ai confini della realtà senza aiuti né risorse pubbliche, gestiti da mafia e inquinati da interessi milionari. I volontari fanno quello che possono e si preferisce adottare al nord per svariati motivi. Anziché massacrare chi con il proprio lavoro aiuta centinaia di cani a raggiungere una famiglia bisognerebbe buttare l’occhio sul ben peggior e torbido mondo del volontariato a pagamento operato negli ospedali…..
In questo mondo ci sono persone che trovano casa agli animali con la testa e molti, troppi, che lo fanno senza criterio e senza rispettare alcuna regola. Il riferimento al volontariato ospedaliero mi sembra fuori contesto, ci sono mille questioni di corruzione o mala gestione che nulla però c’entrano con il tema trattato.
Poco pertinente anche il numero dei cani perché non è questo che autorizza a mandarli al Nord, malamente. Ben venga trovargli casa, ma con buon senso.
Il rispetto per le persone che adottano e per gli animali deve prevalere sul senso di impotenza che affligge chi si occupa di randagi. Il problema è a monte secondo me, sono 20 anni che lo penso: se venisse applicata la legge come dovrebbe, con controlli serrati sull’applicazione del chip, se venisse obbligato chi hauna femmina a sterilizzare se non allevatore o a pagare una tassa annuale, come in molti paesi evoluti, per lasciare che si riproduca, avremmo meno cani nei canili e meno spostamenti. Se come legge prevede, ogni comune si dotasse di canile municipale, i cani sarebbero più controllati e non ci sarebbe bisogno di rifugi improvvisati, con pseudo pensioni di gente che lucra sui randagi eludendo i controlli.
Sono d’accordo, questa deve essere la direzione.
Io ho adottato il mio cane dal Sud tramite staffetta da persone serie, affidabili e che mi.hanno seguita in tutto…il Sud ha davvero bisogno di essere aiutato…non generalizziamo o disprezziamo chi ogni giorno lotta contro tutti istituzioni e mafia x salvare creature umane ed indifese…
Come sempre Ermanno hai centrato il problema. Sei un GRANDE
Concordo su tutto , mi sono trovata ad avere a che fare con queste persone , che si vendono benissimo , e che riescono anche a far finta che gli aiuti sono tracciati , ormai sono super esperti , sfruttano all’occasione anche le associazioni e in altri casi agiscono da single . Ultimamente sto “lottando “ con alcune di loro , ma è dura hanno molti agganci anche in enti.
Spesso questi singoli sono lasciati soli. Lo fanno per un cuore grande e, seppure chiedono aiuto ad associazioni, anche a livello nazionale, non lo ricevono. È vero che c’è la forte eventualità di avere un cane o un gatto “non adatto” alla persona che lo prende. Ma perché non cercare di risolvere a monte il problema? Il privato non può essere lasciato solo se chiede aiuto per questi piccoli sfortunati.
Posso capire che molte volte sia la la “volontà di aiutare” a far commettere grossi errori, come dare l’animale sbagliato alla persona sbagliata o far viaggiare animali feriti. Ma questo, anche per le persone che lo fanno in ottima fede, non può giustificare il provocare ulteriore sofferenza. C’è bisogno di responsabilità da parte di tutti e le associazioni spesso fanno il possibile, con limiti e problematiche varie. Le associazioni dovrebbero però svolgere un ruolo “ausiliario” rispetto a quello che deve fare l’ente pubblico, ma sono proprio questi a non fare, molto spesso, il loro lavoro. Non bisogna pretendere dalle associazioni, ma è giusto pretendere dalle istituzioni, alle quali contribuiamo versando le tasse e che hanno doveri stabiliti dalle normative.
Concordo con quasi tutto cio’ che c’e’ scritto. Esistono anche delle persone che in autonomia fanno il possibile per salvaguardare gli animali (non solo cani)chiedendo anche aiuti, ma mettendo tutta la vita a disposizione. E questo e’ il mio caso.
Tutto quello che avviene in modo corretto in aiuto degli animali è sempre un’ottima cosa. Anche singole persone possono fare, e fanno, tantissime cose a favore degli animali.
<> Ermanno Giudici è una persona squisita, ha tatto da vendere a cubi, a volte però, è troppo buono. Non tiene conto che moltissime persone, Forse nate al sud, ( ma non solo, basta rifiutino di ragionare sui numeri in modo razionale ), vogliono aiutare i cani del sud, perché stanno male, le persone bravissime del sud, perché sono disperate, e poi, visto che qui al nord sono “antipatici” nei canile, e i cani non te li danno, visto che si sterilizza tanto ( mai abbastanza ), e non nascono cuccioli, bè, ci pensano loro. In realtà qui siamo SATURI di cani e di gatti e di ogni altro animale, perché la gente vive da schifo, *si fanno anche tre lavori*, non esiste più il w.end, non esiste che ci sono persone sempre a casa. Chi ha una bella vita di cani o animali ne ha già. *Gli adottanti idonei sono terminati*. Adesso dare cani è sempre un’operazione a rischio. Farli “venire su” è a rischio TRIPLO.