Lupo e orso nel mirino della provincia di Trento

Lupo e orso nel mirino della provincia di Trento

Lupo e orso nel mirino della provincia di Trento che ripresenta un disegno di legge che consente l’abbattimento di orsi e lupi.

Resta sempre difficile la convivenza di orsi e lupi con l’amministrazione della provincia autonoma di Trento, che vuole ottenere l’autorizzazione alla cattura o all’abbattimento.

Di tutti gli animali che creano danni all’agricoltura e questo nonostante gli studi recentemente conclusi da EURAC, un istituto indipendente di ricerca di Bolzano, abbiano dimostrato che uccidere un lupo crea problemi al branco. Aumentando la possibilità di predazione del bestiame.

Lupo e orso nel mirino della provincia di Trento che non intende cambiare politiche, ignorando volutamente ogni studio. La protezione dei grandi carnivori non sono fantasie da cittadini, come le liquida l’ex alpinista Reinhold Messner, cacciatore da sempre. Lo dicono i risultati di complessi studi scientifici condotti in tutta Europa che dimostrano l’inutilità degli abbattimenti, pur selettivi. (leggi qui)

La giusta logica dovrebbe essere quella di aumentare la resilienza degli agricoltori nei confronti dei predatori, tornati a ripopolare il nostro territorio. Durante i secoli scorsi gli allevatori erano abituati a convivere con il lupo e con l’orso, prima di arrivare a portarli sulla soglia dell’estinzione.

Questi animali erano visti solo come feroci avversari, ma allora si conosceva davvero ancora troppo poco sull’importanza dei predatori per il mantenimento dell’equilibrio ambientale. Oggi le informazioni scientifiche sono disponibili, se solo fossero valutate con attenzione.

Invece il presidente del Trentino ha ottenuto l’approvazione di un disegno di legge che gli consentirebbe, una volta “acquisito il parere dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), limitatamente alle specie Ursus arctos e Canis lupus, (di) autorizzare il prelievo, la cattura o l’uccisione, a condizione che non esista un’altra soluzione valida e che il prelievo non pregiudichi il mantenimento, in uno stato di conservazione soddisfacente, della popolazione della specie interessata nella sua area di ripartizione naturale“.

Nella speranza, della provincia di Trento, che questo DDL possa trovare un’apertura anche da parte del Ministero dell’Ambiente, per poter dare il via agli abbattimenti o alle catture e alla riduzione in cattività. Per un lupo ma anche per un orso un’alternativa peggiore della morte.

Ma già nel 2017 era chiaro, leggendo il dossier di EURAC , quanto la stampa e, aggiungo io, la componente venatoria, avessero il potere di condizionare l’opinione pubblica, portando il livello di allarme della popolazione ai massimi livelli pur non essendoci una ragione per temere la presenza del’orso e del lupo.

“Negli ultimi anni la stampa ha spesso cavalcato con sensazionalismo queste paure. Molti quotidiani locali e nazionali utilizzano frequentemente la parola “minaccia” o “attacco” riferendosi al lupo: ‘Quando il lupo diventa una minaccia‘ (Le Iene, trasmissione TV) ‘Al lupo! Al lupo!‘ (Striscia la Notizia, trasmissione TV) ‘Provincia: se il lupo è pericoloso’ (L’Adige) ‘Lupi all’attacco‘ (L’Arena) ‘Lupi: cacciatori pronti a sparare‘ (Alto Adige) “. (Dossier EURAC sil lupo)

Così vengono enfatizzati i problemi senza valorizzare i vantaggi di una pacifica convivenza, che certo non sono pochi. Dalla regolazione efficace delle popolazioni di ungulati, con conseguenti benefici anche per il capitale naturale, alle molteplici forme di eco turismo che la presenza di orsi e lupi portano sul territorio, con una ricaduta economica importante sulle comunità locali.

Senza informare l’opinione pubblica che oggi la tecnologia consente di adottare misure per prevenire le predazioni, come i recinti elettrici per difendere le arnie delle api e le greggi, oppure possono essere impiegati metodi antichi ma efficaci come i cani da guardiania, che hanno dato ottimi risultati in Appennino e non soltanto.

Nessuno dice, poi, che il controllo delle popolazioni fatto con il fucile non è mai servito a ottenere un equilibrio, ma solo a portare alcune specie sull’orlo dell’estinzione, come accaduto per i grandi carnivori come lupo e orso, ma anche per uccelli utili come gli avvoltoi, a torto ritenuti, per ignoranza, non necrofagi ma predatori.

La gestione della fauna messa in atto per risolvere a fucilate ogni problema è stata sempre diffusa e raccontata dai cacciatori, capaci di creare leggende su ogni animale ma anche grazie alla favola che sono loro i custodi del territorio, gli unici capaci di conoscere e equilibrare.

Purtroppo nella realtà la caccia, invece, ha esposto il nostro capitale naturale a grandi pericoli proprio grazie ai comportamenti irresponsabili del mondo venatorio. Uno per tutto i ripopolamenti fatti con i cinghiali balcanici, più grossi e più prolifici di quelli presenti in Italia. Ma di questo se ne parla poco. Rimangono però lupo e orso nel mirino della provincia di Trento!

 

 

Lupi e pastori devono convivere, sopravvivendo alla burocrazia

lupi e pastori

Lupi e pastori devono convivere e le difficoltà del settore non sono imputabili certo al predatore, troppe volte indicato come il principale, quando non l’unico, problema.

Il settore è messo in crisi dalla burocrazia e da una concorrenza fatta di allevamenti intensivi e prodotti a basso costo, non certo dalla presenza del lupo.

Leggendo lo sfogo di Anna Arneodo, pastora di professione, affidato a un articolo pubblicato sul sito Ruralpini si capisce in modo netto che i motivi della crisi del settore dell’allevamento in montagna sono ben altri.

Però il lupo risulta essere il più facile da usare, come bandiera che copre le mille difficoltà. Lupi e pastori devono convivere ma è vita dura quella del pastore in montagna, bisogna riconoscerlo, senza banalizzare, senza accusare, senza vederli come mostri che sfruttano gli animali.

Vita fatta di privazioni, di vicinanza con gli animali, certo tenuti per motivi economici ma trattati complessivamente meglio, molto meglio, di quanto non avvenga negli allevamenti intensivi.

Si può discutere sui principi etici, se sia giusto che l’uomo si cibi di animali, ma quest’articolo ha un obiettivo diverso che non si lega con argomenti diversi dalla convivenza con il lupo. Il nemico, il predatore implacabile, la causa delle sventure economiche. Lupi e pastori devono convivere.

Non sono però i lupi che hanno messo alle strette questo settore e non lo è la predazione, saltuaria, che questi effettuano su qualche capo. Gli allevatori non muoiono di fame per colpa dei lupi ma per la burocrazia. Per un’economia che andando male privilegia gli alimenti a basso costo, industriali, provenienti dagli allevamenti intensivi, per la concorrenza estera che riempie i banchi dei supermercati.

Ma anche per lentezze e pastoie che in Italia ammazzano tutte le categorie produttive.

Scrive Anna nel suo pubblico j’accuse :”Ma di noi nessuno si ricorda, diamo perfino fastidio, siamo pietra di inciampo. Noi, gente della montagna, che da secoli su questa terre scomode abbiamo saputo creare una cultura, una sapienza di vita per sopravvivere in un ambiente ostile, noi con la nostra storia, la nostra lingua, noi non contiamo niente: l’economia e la politica hanno deciso così.” Con la rabbia di chi sente dimenticato, abbandonato, con un futuro in pericolo.

Il problema non sono le predazioni dei lupi, sono i tempi degli indennizzi, il tempo che bisogna impiegare per ottenerli e una burocrazia che soffoca. Il mantenimento di un’ecosistema vitale prevede che ci siano i predatori e la scienza racconta come questi ultimi siano indispensabili per mantenere in equilibrio un ambiente dal quale tutti traggono vantaggi.

Per questo i pastori di montagna devono realizzare che non sarà mettendosi contro la presenza del lupo nelle valli che risolveranno i problemi ma piuttosto il contrario: una natura viva attira i turisti, rivitalizza un territorio, arricchisce l’ambiente.

Bisogna che abbiano la volontà di accettare l’uso dei recinti elettrificati e dei cani da guardiania, per far si che i lupi non cerchino il bersaglio più facile ma le loro prede di elezione: gli ungulati. Il controllo delle popolazioni di cervi, caprioli e cinghiali è dimostrato che non possa avvenire attraverso la caccia, attività foriera più di problemi che di vantaggi.

I migliori selecontrollori sono proprio i predatori, lo sanno tutte le persone che si occupano della gestione della natura.

La tutela dell’ambiente non può essere fatta di scontri ma deve essere invece giocata su un terreno fatto di incontri, di agevolazioni per chi rispetta la biodiversità e di sanzioni più serie contro bracconieri e predatori di natura. Dobbiamo trovare un modo, possibile, per vivere con la miglior armonia della quale siamo capaci.

Lupi e pastori devono convivere, per il nostro e il loro futuro, per un ambiente che sia sempre più una risorsa e che mai venga visto come un nemico.

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