Il presidente della Provincia di Trento, Maurizio Fugatti, ha attuato una crociata contro gli orsi. Ordinando la cattura di M49, evaso per ben due volte dal centro dove è rinchiuso. Disponendo prima l’abbattimento e poi la sola cattura per l’orsa Jj4. Che ricordiamo vive da anni in Trentino senza aver mai creato problemi, sino all’estate scorsa. Quando per difendere i suoi cuccioli è rimasta coinvolta in una scaramuccia con due residenti. Un attacco difensivo che aveva il solo scopo di spaventare gli intrusi e che sarebbe stato possibile evitare con comportamenti più accorti dei due uomini.
Ma se il Consiglio di Stato manda l’orsa Jj4 e i suoi cuccioli in letargo, il loro destino non è ancora certo
Il decreto emesso dal presidente della Terza Sezione del Consiglio di Stato, Franco Frattini, ripercorre l’intera vicenda dell’orsa. Partendo dai due distinti episodi in cui l’animale avrebbe avuto comportamenti aggressivi nei confronti di due escursionisti, prima, e di due operai forestali poi. Evidenziando come quanto accaduto si sarebbero potuto evitare se i responsabili avessero seguito le direttive fornitedella stessa amministrazione. Fatto particolarmente grave quando i comportamenti, che hanno causato uno dei due episodi, risultano essere stati messi in atto da dipendenti provinciali.
(…) la seconda relazione, questa volta effettuata allorché l’ordine di abbattimento era stato sostituito a quello di captivazione, desume la pericolosità tale da imporre la captivazione definitiva da azioni descritte dai due dipendenti forestali nel riferire sul “falso attacco”, che indicano negli stessi operatori, e per loro stessa dichiarazione, il compimento di azioni che rappresentano l’opposto di ciò che le stesse istruzioni della Provincia di Trento raccomandano alla generalità dei cittadini (e ovviamente anzitutto agli operatori forestali) e cioè: atti di disturbo (suono del clacson ) in particolare quando gli orsi si nutrono nel periodo anteriore al letargo; avvicinarsi nel bosco fitto a un’orsa con cuccioli (come detto, per verificare “cosa stesse mangiando”) mentre gli stessi mangiano; non correre o fuggire in presenza dell’orso, restare fermi o allontanarsi lentamente – come raccomandato in tutta la cartellonistica provinciale disseminata nella stessa Provincia delle aree frequentate da orsi.
Tratto dal Decreto del Consiglio di Stato del 12 ottobre 2020
L’ordinanza di Fugatti viene smontata pezzo dopo pezzo, evidenziando incongruenze e abusi
Il decreto del Consiglio di Stato stabilisce che la sentenza definitiva sarà emessa nell’udienza collegiale del 19 novembre. Quando con molta probabilità l’orsa Jj4 e i suoi cuccioli saranno già andati in letargo. Quale che sia, quindi, la decisione del Consiglio di Stato per un’eventuale cattura se ne dovrà riparlare a primavera. Ma leggendo il dispositivo emergono molte contraddizioni, erronee valutazioni e omissioni. Grazie a una disamina più che attenta fatta dal presidente Frattini sui documenti prodotti dalla Provincia.
Peraltro se Jj4 fosse stata catturata dai Forestali non avrebbe potuto essere rinchiusa a Casteller, considerando le precarie condizioni di detenzione dei tre plantigradi già presenti nel centro. Un’ulteriore dimostrazione di decisioni prese in modo frettoloso e approssimativo. Nulla a che vedere con una corretta gestione della popolazione di orsi, ma bensì con posizioni dettate esclusivamente da scelte politiche.
Adesso è necessario che l’amministrazione si occupi di garantire il benessere degli orsi che ha già catturato, secondo molti senza una reale motivazione. Da tempo il ministro Sergio Costa chiede che siano rimessi in libertà, ma sembra giunto il momento per rivedere anche l’intero progetto, valutando le ragioni per le quali sia diventato solo una ragione di conflitto. Mentre avrebbe potuto essere anche un motivo di sviluppo legato all’ecoturismo, sempre più compromesso dall’immagine che il Trentino da al mondo di se.
L’orso Papillon/M49 è diventato una star internazionale, mentre sono sempre più le azioni di boicottaggio del Trentino
Il paragone fra Trentino e Abruzzo risulta inevitabile, anche si tratta di realtà diverse, per un territorio caratterizzato da ambienti meno antropizzati. Gli orsi marsicani, a differenza di quelli reimmessi in Trentino, convivono da sempre con gli abruzzesi, che li considerano non come presenze ostili ma quasi come componenti di una famiglia allargata. Che si divide gli spazi con attenzione e rispetto grazie a una popolazione consapevole dei benefici, anche economici, garantiti dalla presenza degli orsi.
In Abruzzo ogni orso ha un nome, mentre in Trentino sono riconosciuti solo tramite le sigle alfanumeriche del progetto di reintroduzione. Potrebbe sembrare un particolare insignificante, ma non è così: a un nome viene sempre abbinato un individuo, che diversamente resta spersonalizzato, come una cosa. E l’orsa più famosa del parco d’Abruzzo ora è Amarena, con i suoi quattro cuccioli, che tutti si augurano possano andare presto in letargo. Interrompendo le incursioni dell’ingombrante famigliola nei centri abitati, fatto che non ha mai impensierito troppo i residenti.
A onore del vero non tutti i trentini manifestano ostilità contro gli orsi, anzi molti residenti sono contenti della loro presenza. Che non potrà aumentare a dismisura, ma seguirà le dinamiche di una popolazione con scarse possibilità di espansione. A causa dell’assenza dei corridoi faunistici necessari per consentire la loro disseminazione in altre zone dell’arco alpino.
Per una convivenza intelligente sarà però necessario chiudere questo periodo di ostilità, del tutto improduttivo di risultati. Cercando di capire gli errori commessi nell’attuazione del progetto, come la scarsa informazione alla popolazione e la cattiva gestione dei rifiuti, che porta gli orsi ad avvicinarsi troppo ai centri abitati, come accaduto recentemente a Andalo.
Un orso è solo e sempre un orso, non ha possibilità di pianificare rocambolesche evasioni, non ha complici che l’aspettano all’esterno. Non ha nemmeno sodali che facciano saltare il muro di cinta del carcere perché un orso è solo un orso e riconoscergli un’intelligenza innaturale serve solo a sminuire l’approssimazione dei carcerieri. Che hanno commesso una serie di stupidaggini che attestano in modo certo la non capacità di gestione del problema. Uomini problematici, contro un orso definito problematico ma dai comportamenti ordinari. Da orso!
La terza cattura di M49/Papillon non è una vittoria per Fugatti, anche se la spaccerà come tale, ma rappresenta la certificazione dei suoi fallimenti. Il fatto che si tratti di un orso senza superpoteri lo dimostra il fatto M49/Paillon sia entrato per la terza volta in una gabbia a tubo. Proprio perché si tratta di un orso, che non pianifica, non riconosce ed è anche dannatamente miope, il motivo per cui molte volte orsi e uomini si scontrano, più che con altre specie animali.
Ma se aver ricatturato l’orso M49 è stata in fondo una passeggiata, che sia stata pianificata nelle tempistiche?
Dopo la fuga il ministro Costa chiese che l’orso venisse lasciato libero. Senza essere ascoltato perché il presidente trentino doveva rimediare la figuraccia. Ci volle tempo ma poi M49 fu catturato di nuovo, sempre con la solita trappola, e fu segregato in una zona piccolissima, quasi fosse un mafioso pericolosissimo. Meritevole di essere sottoposto al carcere duro, un 41bis per orsi problematici. Poi l’orso fu castrato, munito di radiocollare e messo in un recinto più grande. Costruito con la rete elettrosaldata. e fuggì di nuovo. Una situazione meritevole di un’indagine giudiziaria, mai attivata.
Beffando nuovamente i carcerieri ebbe buon gioco a fuggire da una pessima struttura. Mal costruita, altrettanto mal gestita e con poca manutenzione. Sfondandola nonostante la solita barriera elettrica. Cristallizzando senza ombra di smentita la certezza che il centro di Casteller fosse gestito in modo pessimo. Ma questa volta M49 aveva il radiocollare, perché gli fu nuovamente messo dopo la cattura che seguì alla prima rocambolesca fuga. Così fu più facile localizzarlo in seguito e seguirlo nei suoi spostamenti.
M49 in fuga, braccato dai forestali trentini, sembra morto. Il radiocollare non rileva infatti più movimenti dell’orso
I forestali scoprono che M49 non ha più il collare e qualcuno, non del tutto a torto, avanza l’ipotesi che M49 sia morto o sia stato ucciso. Facendo sparire il corpo e lasciando solo il dispositivo GPS. Un’ipotesi non così fantascientifica, smentita dall’evidenza di un ulteriore segno di cialtronaggine. Il radiocollare era stato perso dall’orso perché evidentemente era stato collocato in modo errato. Sempre perché un orso è solo un orso e non il celebre prestigiatore Houdinì.
cialtróne s. m. (f. -a) [etimo incerto]. – Persona volgare e spregevole, arrogante e poco seria, trasandata nell’operare, priva di serietà e correttezza nei rapporti personali, o che manca di parola nei rapporti di lavoro. Anche, con significato attenuato, persona sciatta nel vestire e nel portamento, o che nel lavoro sia solita fare le cose in fretta e senza attenzione.
Viene così ricatturato l’orso M49 seppur privo di collare, e sarà riportato a Casteller, almeno provvisoriamente. Visto che secondo le intenzioni di Fugatti il centro dovrebbe ospitare ben più orsi di quello che quella vecchia struttura potrebbe. Per estensione territoriale e strutture, come dice chiaramente il quotidiano Il Dolomiti. Con Fugatti che continua a emettere ordinanze su ordinanze per catturare orsi, anziché interrogarsi sulle capacità della sua amministrazione, che pare incapace anche di gestire i rifiuti. Figuriamoci gli orsi.
Ci sarà sicuramente un seguito del quale vi terrò al corrente. Nel frattempo il pensiero va a un orso terrorizzato!
La gabbia dell’orso M49 o meglio una delle recinzioni del sito che lo ha ospitato sembra essere davvero mal realizzata. Tanto da consentire all’orso di fuggire aprendosi un vaco, danneggiando la struttura in più punti. Una recinzione realizzata con reti elettrosaldate, le stesse che sono impiegate per essere annegate nelle gittate di calcestruzzo in edilizia.
Queste reti sono fatte con tondini di ferro, che arrugginiscono come dimostrano le foto, e possono dissaldarsi perché non nascono per essere utilizzate come barriere. Ma solo per rinforzare il calcestruzzo in edilizia. Quindi M49 potrebbe aver avuto buon gioco, certo non in un solo giorno, per creare il varco da cui è scappato. Però nessuno sembra aver controllato.
La struttura della recinzione è composta da un cordolo di calcestruzzo nel quale sono inseriti i pali verticali di sostegno, ai quali sono imbullonati i tondini che formano la rete di recinzione. I tondini non sono affogati nel calcestruzzo, caratteristica questa che presumibilmente ha contribuito a rendere meno difficoltosa la rottura della rete. Pur considerando la mole dell’animale (peso superiore a 200 kg), la forza e la determinazione mostrate dal soggetto visionando il punto di rottura appaiono fuori dal comune.
Tutta la gestione degli orsi fatta in Trentino è sempre oggetto di polemiche e dubbi, per scarsa trasparenza
Non basteranno le dimissioni del responsabile della Forestale provinciale per mettere il coperchio a questa brutta questione. Che non si può escludere si possa concludere anche con la morte di M49, per le ferite che si può essere provocato a causa della fuga da una struttura inadeguata. Che andrebbe posta sotto sequestro per consentire indagini approfondite sul fronte del maltrattamento di animali, ma non soltanto.
Un’altro fronte che meriterebbe di essere indagato è l’aspetto economico che lega il centro di Casteller alla provincia di Trento. Se ci fosse un trasferimento di risorse economiche per la custodia degli animali, come probabile, sarebbe opportuno comprendere chi abbia autorizzato il centro e chi abbia valutato lo stato delle strutture. Un brutto pasticcio sul quale il ministro Sergio Costa dovrebbe fare subito chiarezza, chiedendo l’intervento di chi potrebbe indagare davvero.
Ora è nuovamente in fuga l’orso M49, scappato per la seconda volta da Casteller. Ma se la prima fuga dal carcere di massima sicurezza ha il sapore della beffa, la seconda fuga dimostra in tutta la sua nitidezza l’incompetenza. Inutile cercare scuse, stiamo parlando di un orso e non di Houdinì. Per quanto lo si voglia umanizzare, e sarebbe un grande sbaglio, M49 è sempre e soltanto un orso: istinto, valutazione delle possibilità e forza.
Il governatore del Trentino Maurizio Fugatti si è nuovamente coperto di ridicolo, non soltanto per l’ostinazione, ma anche per la manifesta incapacità. Incapace di gestire gli orsi, come dimostra la vicenda di Jj4, oggetto di una vertenza ancora non chiusa che lo contrappone al ministero. Incapace di garantire per ben due volte la custodia di un orso. Spingendosi ai limiti, se non oltre, del maltrattamento di animali. Per aver fatto imprigionare, castrare e sedare M49, per paura che potesse scappare dalla prigione dei cacciatori.
Nuovamente in fuga l’orso M49 che non è certo l’evaso Papillon del famoso racconto di Henrì Charrìere
La prima volta che l’orso arrivò al famigerato centro di Casteller, forse prima famoso ora davvero solo famigerato, scappò nonostante una recinzione elettrificata a 7.000 Volt. Che non bastarono a far desistere il plantigrado nella sua determinazione di ritrovare la libertà. E già allora tanta poca attenzione parve oggetto di una gestione malsana, mitigata dalla soddisfazione per la ritrovata libertà del povero orso.
Questa volta l’orso è scappato nonostante fosse stato castrato chimicamente, un abominio per un selvatico in gabbia, che avrebbe potuto essere neutralizzato con la chiusura dei dotti, come accade per i lupi ibridi. Fuga avvenuta anche in barba ai tranquillanti che gli venivano somministrati. Evidentemente si procedeva per tentativi, non per capacità di come gestire un selvatico in cattività. Dimostrando solo che la libertà e il poter mettere in atto i comportamenti naturali restano nell’anima di un animale selvatico. Che al contrario di Fugatti non fa calcoli politici, ma segue solo l’istinto per come è stato modellato dall’evoluzione.
Se dessimo un valore alle competenze bisognerebbe che il ministro Sergio Costa si inventasse come poter neutralizzare Maurizio Fugatti. E come far ritirare le autorizzazioni al centro di Casteller che non è in grado di gestire la fauna. Che non deve più avere in custodia alcun plantigrado. Ma questo purtroppo potrebbe cozzare con le autonomie di cui gode la provincia di Trento. Che non ha fatto mistero di usare l’orso anche come strumento politico di pressione sul governo.
Questa volta, al contrario dell’ultima fuga, l’orso ha un collare: la prima volta glielo hanno tolto, la seconda volta glielo hanno messo quando è arrivato
Il radiocollare è una dimostrazione della consapevolezza che quelli che lo custodivano non erano così certi che l’orso non riuscisse a ritrovare la via della libertà. Perché se la prima volta togliergli subito il collare fu un gesto avventato, ora rimetterglielo rappresenta un segno di timore che quanto accaduto potesse succedere di nuovo. Nonostante tutte le precauzioni, nonostante farmaci e menomazioni.
Ora M49 ha il radiocollare, che darà ai forestali incaricati di acciuffare l’evaso, le coordinate del plantigrado. Certo il nostro Fugatti non darà l’ordine di abbatterlo, mancandogli probabilmente il coraggio di affrontare le conseguenze. Ma comunque, anche se non dovesse essere riportato a Casteller, la Procura del capoluogo trentino dovrebbe aprire un’inchiesta. Con l’ipotesi di maltrattamento di animali, per allargare poi il raggio d’indagine su un comportamento inescusabile che ha creato sofferenze evitabili a un animale.
Nel contempo il ministro Costa deve attivarsi per bloccare la cattura dell’orsa Jj4, ancora sotto giudizio del TAR e non solo. Inviando dal ministero ispettori a Casteller per valutare il ritiro delle autorizzazioni alla detenzione di animali pericolosi. Forza ministro, non basta solidarizzare con l’orso occorre dimostrare azione e polso. Con chi gioca con la fauna per politica.
Breaking news del 28/07/2020 – Si è dimesso Romano Masè, dirigente generale del Dipartimento agricoltura foreste e fauna della Provincia, e capo del Corpo forestale trentino, dopo la fuga di M49, con una lunga lettera pubblicata dall’Adige. Ma resta inconcepibile gestire e realizzare una struttura destinata a detenere animali pericolosi in modo tanto approssimativo. E se la responsabilità operativa era di Masè quella politica resta in capo a Maurizio Fugatti.
Il Trentino vuole gestire orsi e lupi, ancora una volta seguendo le stesse logiche: rimozione o abbattimento. Sognando forse di poter imitare la vicina Slovenia che proprio in questi giorni ha messo in vendita, per i cacciatori 115 orsi e diversi lupi. Usando il solito sistema per far fruttare il capitale naturale, facendo imbestialire le associazioni di protezione.
Le femmine di orso, se questo fosse il caso, sono molto protettive con i loro piccoli, sapendo che si trovano in costante pericolo. Non per l’aggressione degli umani, ma per quella dei maschi di orso che tendono a uccidere i piccoli per far andare nuovamente in estro la femmina. Una dimostrazione di quanto la natura non sia un cartone animato di Disney, ma abbia sempre dei pian perfetti per la conservazione della specie.
Il Trentino vuole gestire gli orsi ma le modalità sono sempre le stesse
L’incontro fra gli escursionisti e l’orso è avvenuto sul monte Peller in Val di Non, intorno alle sei di sera. Secondo quanto dichiarato da padre e figlio l’orso sarebbe sbucato da un cespuglio travolgendo il figlio. Dopo l’intervento del padre, subito andato in soccorso del figlio, l’orso avrebbe rivolto a quest’ultimo le sue attenzioni procurandogli lievi ferite e una frattura. Molto probabilmente il plantigrado ha ritenuto una minaccia i due camminatori e si è comportato di conseguenza, senza avere intenzioni letali perché, ovviamente, fra un orso e un uomo non c’è partita.
Il punto è che questo non è un orso problematico, ma solo un orso che probabilmente è stato disturbato e colto di sorpresa dagli escursionisti. Che consapevolmente o inconsapevolmente hanno invaso il suo territorio. Se poi si trattasse effettivamente di un’orsa con i cuccioli il comportamento sarebbe assolutamente normale. E non dovrebbe bastare questo episodio per poterne decretare cattura e/o abbattimento.
Per convivere con la fauna, non solo con gli orsi, occorre rispettare i territori e prendere le necessarie precauzioni
Come avviene nei grandi parchi degli Stati Uniti gli escursionisti devono essere formati su come comportarsi con gli orsi, facendo particolare attenzione nei mesi che vanno dalla tarda primavera all’estate, quando le orse girano con i cuccioli e i maschi hanno un livello di testosterone molto alto. Chi gira per sentieri lo fa in gruppo, con abiti ad alta visibilità, facendo rumore e con le bombole di spray al peperoncino anti orso. Insomma si comporta come un ospite che decide di attraversare un territorio che non è il suo.
Considerato che le persone aggredite sono locali e che, ascoltando i servizi delle TV locali, pochi sono quelli che gli orsi li hanno visti davvero significa che manca informazione. Eppure la formazione e l’informazione della popolazione sono fra le attività previste da tutti i progetti LIFE, compreso quello che ha portato alla reintroduzione dell’orso. Come sono stati usati i fondi, come mai non è stata fatta reale formazione? Ancora, perché non vengono dotati gli escursionisti di spray anti orso (con l’obbligo di restituire le bombole dopo le escursioni per ragioni di sicurezza pubblica)?
Si vuole veramente gestire una pacifica convivenza o si preferisce alimentare la paura?
La convivenza per essere serena, deve essere costruita con cura. Si devono creare i presupposti perché questa si realizzi: la base deve poggiare sulla necessità del riconoscimento che il territorio non è una proprietà esclusiva dell’uomo. Bisogna imparare a condividere gli ambienti, tollerando qualche sacrificio per mantenere l’ambiente in equilibrio. Un predicato che si sperava avesse cominciato a farsi strada durante la pandemia. Che per troppe cose sembra essere passata con una lunga teoria di morti ma insegnando poche cose.
Ogni anno nel nostro paese muoiono circa 20 persone a causa delle punture di vespe, calabroni e affini. Non si registrano invece da decenni attacchi mortali a danno dell’uomo da parte dei grandi carnivori. Da cosa deriva quindi questa paura, quando gli stessi trentini hanno avuto davvero pochi incontri, in rapporto con la popolazione, con gli orsi? Dalla leggenda creata ad arte dalla componente venatoria, che spesso è intimamente connessa con quella agricola, degli allevatori.
Breaking News del 26/06/2020 – Il governatore Fugatti ha firmato l’ordinanza di abbattimento. Le associazioni la impugneranno al TAR e il ministro dell’ambiente, Sergio Costa, cercherà di fare il possibile per impedirlo.
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