Uccidere animali come divertimento non è una caratteristica umana
Uccidere animali come divertimento non può essere considerata una caratteristica propria del genere umano, ma un’alterazione dell’empatia.
La compassione è propria dell’uomo e dei giovanissimi, quando non è volutamente alterata in un’adolescente.
In questi giorni la rete si è rivoltata contro le gesta di Aryanna Gourdin, una giovane ragazza di dodici anni, statunitense dello Utah, che ha pubblicato sui social tutte le sue attività di caccia, dove la si vede ritratta dopo aver abbattuto grandi animali africani.
Ma se uccidere animali come divertimento non può essere considerato un segno distintivo della nostra specie, al pari di tante altre forme di violenza praticate dall’uomo, la rete non si è risparmiata nel lanciare insulti, invettive e anche minacce di morte alla ragazzina, probabilmente ancor più fiera del clamore suscitato e dalla pubblicità che le hanno procurato le sue gesta o forse sarebbe meglio dire le gesta, non proprio encomiabili, di un padre con un’idea di educazione discutibile.
L’indignazione cambia anche in base all’immagine, per cui se già avevano provocato ogni genere di reazioni le immagini delle scolaresche danesi che assistono alla dissezione degli animali dello zoo, si può immaginare cosa susciti una foto di una Barbie adolescente tutta fiera di aver ucciso una giraffa o un orso. Ma se la realtà delle cose e nemmeno il giudizio varia, o dovrebbe variare, sulla scorta della specie animale resta il biasimo per dei genitori che instillano la violenza come normale percorso di crescita nella testa di un’adolescente, esponendola peraltro a ogni sorta di insulti e considerazioni.
Molte di queste “considerazioni” partono dal presupposto, errato, che gli animali siano migliori dell’uomo e che l’uomo debba estinguersi, reo di essere una creatura cattiva e malvagia. In questi casi oltre all’educazione spariscono anche le scale cromatiche e gli scontri si spostano solo su due posizioni opposte, fra chi invoca la superiorità del genere umano, sempre e comunque, e quanti dicono che gli animali sono gli unici esseri “buoni” che popolano il pianeta. Difficile essere d’accordo con la posizione di entrambi gli schieramenti, visto che non corrisponde alla realtà dei fatti che tutti gli uomini esercitino la violenza e l’arbitrio come strumento di vita, né che gli animali siano “buoni” a prescindere perché la bontà corrisponde di fatto a un’antropomorfizzazione.
Gli animali e l’uomo, dovremmo saperlo tutti, hanno preso strade evolutive diverse e l’uomo ha avuto un’evoluzione maggiore che lo ha trasformato rispetto agli altri animali, perché questo siamo ed è bene ricordarselo. Non si può tracciare in un articolo una summa del percorso evolutivo ma certo è possibile identificare una serie di diverse abilità quali la capacità di usare strumenti, elaborare ragionamenti complessi e quella di avere grandi capacità adattive: queste possono essere alcune delle principali caratteristiche che hanno permesso all’australopiteco Lucy di trasformarsi per farci arrivare a dove siamo oggi, con tutte le contraddizioni che questo comporta.
Gli altri animali hanno fatto percorsi funzionali a quello che era il loro bisogno evolutivo, talvolta adattandosi, altre volte estinguendosi e questo ben prima dell’intervento umano; hanno perseguito l’obiettivo che la natura o la creazione, a seconda dell’occhio di chi guarda che non modifica però il risultato, gli ha affidato e lo hanno portato avanti con la perseveranza che ogni specie animale ha nel difendere la sua prole e la sua esistenza.
Nella diversificazione evolutiva l’uomo ha preso strade diverse che invero lo hanno portato a continue guerre, alla sopraffazione di un popolo a danno di un altro, di una tribù a scapito di un’altra, all’uso della violenza come strumento per dirimere i conflitti e spesso anche per procurarsi benefici a danno di altre specie. Ma in tutta la storia dell’uomo non sono esistite solo le strategie dei potenti di turno, le violenze dell’uomo sull’uomo o quelle sugli animali. Ci sono stati uomini che hanno dato la vita per salvare altri uomini, che nemmeno conoscevano, per affermare i diritti dei deboli, per sottrarre inermi a una morte certa. L’elenco delle persone note, tante di più sono quelle ignote, che hanno dato la vita per sentimenti nobili è certamente molto più lungo di quello composto da aguzzini o da sfruttatori, da violenti e da omicidi.
La nostra specie ha moltissime cose da farsi perdonare, tantissime, alcune veramente indegne di un essere umano e per questo basta guardare il presente, tanto che spesso siamo portati a vergognarci per i comportamenti di chi gestisce il potere. Ma invocare la nostra estinzione è e resta una grande stupidaggine.
Bisogna lavorare per un cambiamento, per mutare situazioni che attualmente fanno si che una minoranza esigua di persone detenga potere e ricchezze mentre in certe parti del pianeta ci si dispera per fame e carestie, per malattie e malnutrizione, per assenza di acqua pulita. Se vogliamo che il mondo cambi dobbiamo adoperarci perché questo cambiamento avvenga, dobbiamo provare a tutelare i diritti di chi ne ha meno, uomini o animali.
Prendersela con Arianna Gourdin, specie attraverso una tastiera, è solo la forma più facile di farci sentire parti attive, ma gli insulti non sono mai serviti a cambiare il mondo mentre tanti piccoli sforzi, come quelli delle formiche, possono contribuire a rendere davvero la vita su questo piccolo ma meraviglioso pianeta migliore.