Amnistia e indulto non possono riguardare i reati contro gli animali, che certamente non sono quelli che affollano le carceri, visto che in prigione non ci va nessuno. I crimini contro gli animali, anche i più gravi, restano di fatto puniti solo con pene lievi, spesso sospese.
Far rientrare questi reati nell’amnistia, un provvedimento inaccettabile perchè non cancella solo la pena, come l’indulto, ma elimina l’esistenza del reato, vorrebbe dire un colpo di spugna passato su migliaia di casi di maltrattamento che resterebbero impuniti.
Su questo fronte le associazioni si dovrebbero pronunciare con chiarezza, iniziando a combattere una battaglia che impedisca di vanificare il lavoro delle forze di polizia contro i maltrattamenti, anche gravissimi, inflitti agli animali. Se questo provvedimento serve a rendere meno affollate le nostre borboniche carceri eviti di favorire i colpevoli di ogni reato violento, a danno di persone e animali: diversamente si rischia che un provvedimento di clemenza si traduca in un sopruso verso le categorie deboli e indifese.
Le prigioni non possono essere delle bolge dantesche, ma i reati non devono essere cancellati: si può condonare, al limite, la pena, non ripulire i casellari giudiziari di trafficanti di animali, maltrattatori, aguzzini evitando così l’applicazione delle misure accessorie.
Associazioni per i diritti degli animali fatevi sentire prima che sia troppo tardi, perché questa strada si aprirà prima o poi, la Corte di Giustizia Europea ce lo impone per le vergognose condizioni delle nostre carceri, giustamente. Quando un popolo tiene i suoi simili in condizioni peggiori degli animali negli allevamenti intensivi significa che è un popolo che non concede speranze alla crescita dei diritti degli animali.