giornata mondiale della terra

Giornata mondiale della Terra deve essere giornata dei diritti, ma anche dei doveri. Quelli che gli uomini hanno verso tutti gli esseri viventi del pianeta e che si possono sintetizzare in due sole parole: empatia e rispetto.

La foto di questa bambina issata sopra uno dei tanti reticolati che in questo momento trafiggono l’Europa e la sua coscienza mi ha riportato, immediatamente, alla foto del cucciolo di beagle che veniva fatto uscire dall’allevamento di Greenhill, dove era destinato alla sperimentazione. Quell’immagine fece il giro del mondo e commosse come solo i tratti somatici di un cucciolo sanno fare.

Ci si può commuovere per un cane e non farlo per un bimbo? Quando gli occhi incrociano gli occhi di un cucciolo non possono restare insensibili di fronte alla sofferenza, quale che sia la sua specie. Le persone dotate di una normale sensibilità non possono restare insensibili di fronte alla paura, alla fame, alla sete, alle privazioni dei diritti elementari. Abbiamo la necessità di allentare i nostri egoismi, le nostre paure e iniziare a fare ragionamenti elementari: la difesa della Terra passa attraverso la corretta gestione e distribuzione delle risorse. Non potrà esserci futuro se noi occidentali non saremo capaci di riconoscere il diritto al futuro di tutti gli abitanti del pianeta, umani e non umani: da un lato ci sono milioni di persone che non hanno accesso all’acqua pulita, dall’altra consumiamo 15.000 litri di acqua per produrre un solo chilo di carne e il contrasto certo è sempre più stridente.

Mi rendo conto di quanto sia emozionalmente più facile farsi commuovere dagli animali: loro non si ammassano ai nostri confini, non vengono visti come un pericolo per la nostra società, non saranno loro a modificare le nostre abitudini di vita, al massimo saranno le nostre coscienze a farci fare delle scelte etiche per ridurre la loro sofferenza. Credo ci sia la necessità di provare ad osservare la realtà da un diverso punto di vista, quello degli altri: questo mutato angolo di visione ci deve portare all’elaborazione di un pensiero, alla gestione consapevole di quegli stimoli che vengono dalle emozioni. Non possiamo sempre chiedere agli altri di fare delle scelte responsabili, consapevoli, attente: dobbiamo farle noi, per poi poterle pretendere dagli altri. Gli uomini spesso sono tolleranti verso quello che non li tocca, verso quanto non mette in bilico quello che è il perimetro del proprio recinto, fatto di famiglia, di affetti e di diritti acquisiti.

Siamo fautori dell’uso sempre maggiore delle energie rinnovabili, ma non sempre siamo consapevoli che il primo cambiamento passa attraverso il risparmio dell’energia, dell’acqua, del consumo di suolo. Il cambiamento passa da noi, attraversa le nostre comunità, ci impone il riciclo, una diminuzione dei consumi inutili e un aumento di quelli solidali, a filiera corta, rispettosi. Vogliamo difendere la Terra però ci impegniamo poco nella sua tutela, aspettiamo che qualcuno lo faccia per noi. In fondo gli occidentali, gli italiani, hanno troppi diritti per aver voglia di difenderli davvero. In Turchia rischiando il carcere la gente scende in piazza e protesta, come nell’attuale regime militare egiziano, mentre noi non partecipiamo nemmeno ai referendum o alle elezioni; votare è diventato facoltativo, esprimersi una fatica, dover scegliere solo una possibile opzione, raramente vista come un dovere. In questa nostra scarsa reattività ci indigniamo sulla rete, ma pochi dedicano il tempo a una causa, quale che sia mentre non c’è n’è una sola che non abbia bisogno di energie e risorse.

L’impegno sociale è la prima energia rinnovabile e utile e non bisognerebbe dimenticarsene mai.

Se vogliamo difendere la Terra, l’unico pianeta che abbiamo, dobbiamo pensare di fare scelte che ci permettano di condividerlo con chi lo abita, dove condivisione significa equa distribuzione di risorse e di possibilità. Ogni guerra crea danni ambientali inimmaginabili, spesso riempie il territorio di mine in molte parti del mondo e di molte guerre siamo noi occidentali i responsabili, trafficando armi, aiutando governi indegni, sfruttando senza pudore le terre degli altri. Noi italiani, popolo di emigranti che ora non sembra disponibile a rileggere il proprio passato, noi italiani che abbiamo sofferto invasioni ed occupazioni, che abbiamo conosciuto la guerra e la fame siamo troppo spesso distratti, superficiali nelle analisi, troppo centrati sul nostro benessere.

Non ci sarà una vera giornata mondiale della Terra se costringeremo i bimbi a passare sopra i fili spinati, se resteremo indifferenti di fronte al cimitero liquido, come è stato definito, che è il nostro Mediterraneo. Non ci potrà essere giornata della Terra nemmeno se continueremo sulla strada degli allevamenti intensivi e sulle sofferenze inaccettabili che provocano, sull’inquinamento e la sottrazione di risorse che causano. Rischiamo di non avere Terra da difendere se non cercheremo di investire risorse nell’economia di pace anziché in quella più redditizia alimentata dalle guerre, che distruggono la vita a tantissimi e fanno arricchire pochissimi. Non ci sarà maggior rispetto per gli animali se non impareremo a essere dispensatori di rispetto verso tutti i viventi.

L’ambiente, la natura e gli animali, gli uomini sono un patrimonio grande al cui interno c’è tutto quanto serve per poter vivere in armonia con il pianeta: dobbiamo solo avere il coraggio di aprire maggiormente alla cultura del rispetto, all’empatia, tenendo sotto controllo egoismi, corruzione e cupidigia.

Se noi restiamo indifferenti di fronte alla sofferenza, rischiamo che sia proprio l’indifferenza a impedirci di creare i presupposti di un futuro da regalare alle prossime generazioni. Diamo un senso alla giornata mondiale della Terra.

 

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