Greta Thunberg obbliga gli adulti a riflettere

Sicuramente Greta Thunberg obbliga gli adulti a riflettere sul clima. La giovane attivista svedese, una adolescente di 16 anni, è riuscita a catalizzare l’attenzione dei media su di se e sulle problematiche dei cambiamenti climatici. Ma non solo: Greta è riuscita a coinvolgere tantissimi suoi coetanei in tutta Europa.

Le manifestazioni di protesta dei giovani stanno infatti dilagando in tutto il continente: partite in sordina dopo l’ascesa agli onori delle cronache di Greta, stanno diventando un fenomeno che preoccupa i politici, che in alcuni casi, come accaduto in Belgio, sono stati travolti da quest’onda.

Appare chiaro che la differenza fra le generazioni adulte e quelle che oggi sono nella fascia più giovane sia molto marcata: mentre gli adulti difendono troppe volte l’oggi i ragazzi vogliono difendere il futuro. Il loro futuro.

Se appare chiaro a tutti che anni di mancata considerazione delle problematiche ambientali abbiano portato il pianeta sull’orlo del tracollo, non è affatto chiaro cosa si propongano i governi e le fasce più adulte nei paesi industrializzati. Si parla tanto di cambiamenti climatici ma non si riesce quasi mai a tradurre la consapevolezza in sforzi reali.

Il costo di un cambio di passo ecologico gli adulti non lo vogliono pagare.

Ridurre le emissioni di CO2, difendere l’ambiente, contrastare la deforestazione, pensare a un veloce abbandono delle energie fossili, ridurre gli allevamenti di animali e diminuire il consumo di carne sono, soltanto, alcune delle soluzioni. Ma per metterle in atto occorrerebbe cambiare radicalmente il modo di vivere delle società occidentali.

Il cambiamento climatico è un problema spesso contrastato soltanto a parole, in certi casi addirittura negato come sostiene da sempre il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Combatterlo in modo efficace avrebbe un impatto economico negativo sulle comunità e questo non è quello che vogliono i politici.

La paura di perdere voti e consensi, specie negli strati di popolazione meno sensibile e meno provvista di strumenti culturali, limita le azioni politiche. Sperando forse che il mettere la testa sotto la sabbia possa salvare consensi e pianeta, consentendogli di mantenere le leve del potere.

I giovani non hanno invece questi problemi ma hanno l’idea, molto chiara, che gli adulti gli stiano rubando il futuro. Che dietro tante parole quelli che alla fine pagheranno il prezzo saranno loro. Senza nemmeno avere, probabilmente, la possibilità di fermare il disastro ambientale.

Tutti i genitori raccontano che darebbero la vita per i loro figli, per i ragazzi che hanno oggi l’eta di Greta Thunberg, però sottovalutano grandemente il pericolo che ognuno di noi sta preparando per il loro futuro. O forse sarebbe meglio dire per quello che sarà un futuro quantomeno incerto.

La speranza per il pianeta questa volta è nelle mani dei giovani, nel loro impegno ma anche nelle loro proteste, nella loro capacità di fare gruppo e di creare una rete reale, non soltanto virtuale. Senza dimenticare che i millennians sono molto più veloci nel comunicare, nell’usare le nuove tecnologie.

I giovani sono più aperti, meno razzisti, più sognatori, fatto che qualche volta non guasta in giusta proporzione. Ma saranno anche più arrabbiati quando avranno la certezza che gli stiamo rubando la loro vita. Allora questo nuovo vento potrebbe anche trasformarsi in tempesta, spazzando via archetipi sociali superati. Non si ferma, non si riesce a fermare chi lotta per la sua futura sopravvivenza.

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