Un cucciolo di elefante cerca rassicurazione dalla madre

Un cucciolo di elefante cerca rassicurazione dalla madre

Agli inizi dell’800 in Africa vivevano più di venti milioni di elefanti, oggi le stime sulla loro consistenza variano fra i 690.000 e i 300.000 esemplari, a seconda dell’ottimismo degli scienziati. Un numero comunque enormemente piccolo. In poco più di due secoli la popolazione degli elefanti è stata sterminata dal bracconaggio, anche in quelli che erano considerati i loro santuari, vale a dire i grandi parchi africani.

La richiesta sempre crescente di avorio, in particolare nei mercati asiatici e sopratutto in Cina, stanno portando il più grande mammifero terrestre del pianeta sulla via dell’estinzione. Secondo l’organizzazione “Save the elephants” in Africa sopravvivono probabilmente poco più di un centinaio di “grandi zanne”, come vengono chiamati i maschi adulti che hanno zanne che pesano più di 50 chili. Quasi nessun elefante muore di vecchiaia.

Corruzione, bracconaggio, indifferenza e avidità dei trafficanti di avorio, aggiunti al costante consumo di suolo, stanno scrivendo la parola fine su uno degli elementi fondamentali dell’ecosistema africano. Soltanto il bando totale del commercio dell’avorio, che aveva dato buoni risultati in passato, può essere la via per ridurre un declino che sembra inarrestabile. Occorre però che i paesi industrializzati non lascino soli gli stati africani a combattere il bracconaggio: la sparizione degli elefanti riguarda l’umanità ed è tempo che dopo il Tribunale internazionale per i crimini contro l’umanità, venga istituito un organismo mondiale per perseguire i grandi crimini ambientali e una forza armata assimilabile ai Caschi Blu dell’ONU, che possa essere dispiegata rapidamente contro un bracconaggio sempre più organizzato, che usa elicotteri, fucili AK47 e lanciarazzi per compiere le sue devastanti operazioni.

Se quel che resta del patrimonio naturale del nostro pianeta non sarà visto come una risorsa globale, che tutti i paesi devono contribuire a difendere, rischiamo che tutto finisca prima che ci si sia organizzati per tutelarlo. Rischiamo che questo secolo passi alla storia come quello delle grandi estinzioni ma anche come quello della grande stupidità degli uomini, che si sono scavati da soli una voragine sotto i loro piedi.

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