
Uno dei fotogrammi recapitati a Bresciaoggi sull’episodio del cane ucciso a bastonate in Valcamonica.
Tre persone hanno massacrato a bastonate un cane, senza apparente motivo, finendolo con una sorta di lapidazione di fronte agli occhi impotenti di un bambino, che si porterà per sempre il ricordo di questa violenza, terribile, nelle pieghe dell’anima. Questo gesto crudele potrebbe avere il potere, al pari altre forme di violenza, di incidere segni indelebili nella sua formazione, come sempre accade quando si è costretti a confrontarsi con il demone della crudeltà, della sevizia inutile, dell’insensibilità.
Un ignoto spettatore di questa assurda mattanzaha fotografato tutta la scena ed ha consegnato, in forma anonima e con poco coraggio, l’intera sequenza fotografica al giornale Bresciaoggi, che l’ha pubblicata, consentendo così l’apertura ai Carabinieri delle indagini nei confronti dei tre responsabili di questo odioso crimine. Sono quasi certo che i responsabili di questa atrocità saranno identificati e denunciati all’Autorità Giudiziaria, come quasi sempre accade quando questi episodi guadagnano l’onore delle cronache. Purtroppo la normativa a tutela degli animali in Italia è molto poco severa e queste persone se la caveranno con una multa e con qualche mese di reclusione che, se incensurati e lontani dai limiti per la perdita della condizionale,, non faranno mai. In Italia nessuno va in galera per qualsiasi tipologia di crimine contro gli animali: dal maltrattamento al bracconaggio, dal traffico di cuccioli dai Paesi dell’Est Europa a quello di animali, vegetali o loro parti protette dalla CITES, dall’uccisione di un delfino alla pesca illegale. Tutto queste rende di fatto il potere di deterrenza della normativa poco incisivo rispetto alle condotte criminali da reprimere, siano derivanti da crudeltà fine a se stessa o da traffici con profitti economici di milioni di Euro. Questa tipologia di reati è sempre stata sottovalutata, ritenuta in fondo un reato minore, di serie “B”, sì da perseguire, ma con pene modeste, secondo l’assunto: in fondo si tratta soltanto di animali.
Questo però non è quello che avviene nella maggioranza dei paesi evoluti ed anche in molti di quelli in via di sviluppo: i crimini contro gli animali ed i crimini ambientali sono puniti in modo severo, con il carcere, con multe molto alte, con rischi concreti per i responsabili di dover subire pene esemplari, di essere considerati come criminali, quali sono, e non autori di una piccola “violazione”. Da noi non è così e il maltrattamento di animali veniva punito, proporzionalmente, in modo più severo dal Codice Zanardelli, in vigore in Italia fino al 1931, un tempo in cui i maltrattamenti di animali erano forse diffusi nelle condotte più lievi e legate al mondo contadino, ma non costituivano probabilmente un reato di pericolosità sociale come oggi.
I fatti accaduti in Valcamonica devono far valutare diversamente la violenza che si nasconde dietro ogni maltrattamento di animali, il pericolo che deriva da questi comportamenti e la pericolosità sociale di chi li commette, certamente portato ad esercitare la stessa violenza in famiglia o verso altre persone come dimostrato in studi di criminologia oramai accettati e validati dalla comunità scientifica. Per questo occorre che il maltrattamento di un animale diventi un indicatore di pericolosità sociale, che porti a pene più severe, alla reclusione ma anche alla valutazione di misure che servano a stimare e quantificare i potenziali comportamenti antisociali dell’individuo e il grado di violenza che è capace di esprimere. Occorrono provvedimenti che nel contempo, proteggano la società, anche attraverso l’adozione di misure amministrative quali il divieto assoluto di detenere armi e l’obbligo di sottoporsi a un periodo di osservazione medica.
Non è più tempo di dire solo “povero cane”, occorre che il legislatore si faccia carico di un profondo cambiamento della normativa: oramai è dimostrato che proteggere gli animali significa anche proteggere le categorie “fragili”, come donne, bambini e anziani. Bisogna capire che dietro la violenza iconografica di un bastone che sta per schiantarsi sulla testa di un cane c’è un individuo violento e pericoloso, incapace di empatia verso un essere vivente, incapace di gestire rabbia e forza e capace di compiere un gesto che, ogni essere umano di normale sensibilità, può guardare solo provando orrore e spavento.
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Aggiornamento 30 luglio 2014 – h 15.00
I Carabinieri di Breno hanno identificato i responsabili del fatto, sui cui nomi c’è il massimo riserbo, come pubblicato in questo articolo di Bresciaoggi.it .
Rischiano ora una condanna fino a 2 anni di reclusione, che molto probabilmente non sconteranno mai, per riti processuali, incensuratezza e altre ragioni tecniche.
Mi ci sono voluti alcuni giorni per metabolizzare questa notizia e purgare le mie parole dalla rabbia che mi ha suscitato. Infatti togliendo ogni termine offensivo o volgare tutto quello che rimaneva era un foglio bianco.
Che dire di questi individui?
Le loro azioni mostrano una totale assenza di empatia verso il prossimo, animale o umano che sia, e questo, secondo me, è solo il primo indizio di un cammino terribile che porta al di fuori della società civile. Sia chiaro che con “fuori dalla società” non intendo la libera scelta di vivere lontano dai propri simili bensì l’allontanarsi morale da qualsiasi forma di collettività.
Senza empatia non puoi provare alcun rispetto per gli altri, senza rispetto degli altri regole e leggi non hanno alcun valore, senza regole e leggi il crimine è dietro l’angolo.
Ci troviamo di fronte a persone il cui universo si restringe agli stretti confini di esigenze, problemi e desideri propri. Tutto gira intorno a loro e quindi tutto quello che fanno è lecito.
Davanti a questo genere di filosofia di vita chi può garantire che le loro azioni non diano seguito ad un’escalation? Sapendo di guardare in faccia un individuo capace di tale insensata violenza vi sentireste al sicuro? Io no. Mi chiederei sempre cosa sarebbe capace di farmi se dovesse arrabbiarsi, mi chiederei quale livello di rabbia sarebbe in grado di farmi diventare ai suoi occhi una semplice “cosa” come lo era quel cane.
Non diamo per scontato che per tutti “esseri umani” e “cose” siano ben differenti. Il razzismo ne è un suggerimento, la storia dell’ultimo conflitto ha palesato ben oltre. Se il senso comune aborre simili etichette non dimentichiamo ci che esistono ed esisteranno sempre individui per cui il senso comune è solo ed esclusivamente il loro. Individui che con la violenza vogliono dominare e distinguersi dagli altri perché non si sentono parte di niente e di nessuno, perché si considerano superiori. Farlo con gli animali è semplicemente più facile perché sono indifesi, perché “sono solo cose”. Peccato che anche i bambini, per fare un esempio, sono soggetti indifesi e facili su cui potersi imporre e dominare. Quale rabbia, distorsione della realtà o occasione è sufficiente per compiere questo salto? Vogliamo veramente correre questo rischio?
Noi e la legge non dovremmo cadere nell’errore di giudicare in base all’oggetto dell’azione ma dovremmo considerare il significato stesso dell’azione per quello che è: espressione di una mentalità distorta e pericolosa. Se non può essere corretta allora va controllata affinché non rechi danno agli altri. Le multe questo non lo fanno di certo, quindi servono l’educazione ed in ultimo la reclusione.
E un’altra anima innocente ha pagato per la nostra arroganza di “specie dominante”.
solo 2 parole vigliacchi bastardi
non capisco perchè sui nomi debba esserci il massimo riserbo, forse si vergognano di quello che hanno fatto? hanno semplicemente paura, sono dei codardi che se la prendono in 3 armati di bastone contro un povero cane. siete solo dei vigliacchi.
Mariagrazia ha proprio ragione, nessun riserbo e (…). Vermi del genere meritano di doversi pentire