#FridaysForFuture: il risveglio dal torpore riempie le piazze

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#FridaysForFuture in Indonesi – Dal profilo FB di Greta Thunberg

FridaysForFuture: il risveglio dal torpore riempie le piazze con milioni di persone in tutto il mondo, in una protesta pacifica. Sono belli da vedere, colorati e non violenti, riuniti insieme per il futuro, convinti che sia l’unione a fare la differenza.

Dopo decenni di nulla, di scarsa attenzione per il sociale, di disinteresse per la politica, di vite spese spesso solo sui social ora sono tornate a riempirsi le piazze. La realtà, quella fatta di colori, odori, voci, confronto, volontà di esserci e di stare insieme è tornata protagonista. Già questo, da solo, basterebbe per alimentare la fiammella della speranza.

Nonostante le critiche dei soliti benpensanti, dei benaltristi e di quelli che pensano sia solo un mezzo per saltare la scuola. Un modo di pensare vecchio, da persone vecchie, non all’anagrafe ma per la vita. Pronti solo a criticare i ragazzi perché sporcano, bruciano dei simboli allegorici inquinando, fumano alla manifestazione sul clima! Mai come ora è vero che quando il dito indica la luna lo sciocco guarda il dito.

E quanti urlano sui social e non solo denunciando l’inganno creato con Greta Thunberg, dipinta come la testimonial di una colossale operazione di marketing. Secondo il tristo ragionamento una ragazzina, per giunta con la sindrome di Asperger, non può aver fatto tutto da sola. E infatti lei è stata solo il catalizzatore, nulla di più e nulla di meno. Senza sottovalutare però #AspiPower, quella capacità di mettere in fila i concetti su un tema senza possibilità di divagazioni, tipica delle persone come Greta.

I ragazzi di #FridaysForFuture ci devono riempire il cuore di gioia

Le piazze non hanno mai risolto i problemi, non è il loro compito, non è nelle loro possibilità. Non ci vuole un genio per comprendere che non saranno loro a rivoluzionare l’economia. Per capire che le decisioni si prendono in altre stanze, non nelle piazze. Quindi importa poco di quanta conoscenza tecnica abbia il singolo partecipante, alla manifestazione.

C’i sono persone che deridono i ragazzi di #FridaysForFuture, accusandoli di essere arroganti, credendo di poter risolvere il problema. Li definiscono poveri illusi, presuntuosi che pensano basti fare cortei colorati, sia sufficiente lanciare qualche slogan per cambiare il mondo.. Illusi che pensano di riuscire a far diventare improvvisamente lungimiranti Trump e Bolsonaro.

Evidentemente queste persone non riflettono sul fatto che qualcosa è cambiato. Che anche durante decenni di mala politica, di sfruttamento, di saccheggio del territorio e delle vite di milioni di persone, le piazze del mondo non sono mai state così piene. Forse dai tempi della guerra in Vietnam e del colpo di stato in Cile, quando il mondo era molto più “lontano e vasto” ma si credeva ancora alle cause.

La realtà è che i soloni di oggi sono della generazione che non solo ha spazzato via le speranze di tutti, giovani compresi , ma anche fatto credere che tutto fosse inutile, nulla poteva cambiare. Così l’unica ricetta è stata quella di rinchiudersi nell’individualismo, raccontando che, in fondo, l’unico valore da difendere era quello di potersi comprare il nuovo smartphone. Una sorta di obsolescenza programmata della ragione.

Ma i giovani si sono ripresi le piazze, lasciando a casa i politici

Niente bandiere di partito, non un incidente, nessun leader solo la voglia di dire “noi siamo qui, noi vi costringeremo a fare il vostro dovere”. La difesa non di un diritto di categoria, non di posti di lavoro, non il sostegno a una parte politica. Solo una voglia trasversale, planetaria, di poter continuare a abitare questo mondo, l’unico che abbiamo.

Non sono perfetti, non sono degli economisti, non hanno ricette ma sono in possesso di due requisti fondamentali per aver successo: l’entusiasmo e la gioventù. Il primo ha il potere di essere un catalizzatore planetario, la seconda quello di dare alla parola “futuro” un’accezione reale. Che manca a molti, troppo occupati a raschiare il barile dell’oggi.

Chi vorrà fare una manifestazione in piazza in futuro dovrà confrontasi con i numeri dei giovani di #FridaysForFuture, piaccia o non piaccia. Dovrà confrontarsi con la gioiosa e pacifica protesta di chi esponeva cartelli dove lo slogan più violento era “ci avete rotto i polmoni“. Più gentili e spiritosi di tantissimi adulti sui social, compresi ex ministri che di odio ne han seminato a piene mani.

Deve essere chiaro che non sono loro a doversi rimboccare le maniche per risolvere il problema ambientale, non ancora perlomeno, ma chi governa. Dando vita a politiche ecologiche, compatibili, illuminate che educhino tutti ad avere maggior rispetto dell’ambiente, a ridurre la nostra impronta ecologica

Imparando anche a comunicare in modo positivo, magari evitando di ostentare un bell’hamburger da New York, subito dopo aver partecipato al summit sul clima, considerando che proprio il consumo di carne è uno dei motivi principali del surriscaldamento globale. Forse meglio non lamentarsi troppo della consapevolezza dei ragazzi di #FridaysForFuture .

La nostra casa è in fiamme

La nostra casa è in fiamme

La nostra casa è in fiamme è il famoso libro di Greta Thunberg che è stato tradotto e distribuito ovunque nel mondo, sulle tematiche dell’emergenza climatica. In realtà questa è un’opera scritta a più mani, in particolare da Malena Ernman, madre di Greta.

Chi si aspetta un libro solo sull’emergenza climatica si dovrà ricredere leggendolo: non si parla solo di clima ma si racconta la vita familiare di Greta Thunberg e i problemi legati alla sfera dell’autismo, alla sindrome di Aspergere e di altre patologie come l’ADHD. Con tutte le implicazioni che queste problematiche comportano anche in una società evoluta e attenta come quella svedese.

La difficile vita di una famiglia composta da persone che soffrono di diverse condizioni neuropsichiatriche. Rendendoli “diversi”, ma non certamente per questo meno reattivi, intelligenti, attenti. Una storia fatta di difficoltà individuali che non seppelliscono quelle collettive, che non fanno dimenticare l’importanza dell’impegno collettivo.

La nostra casa è in fiamme, per questo non abbiamo più tempo per agire

Nel libro si osserva che quando scoppia un incendio è inutile chiedersi cosa si poteva fare per evitarlo, ma occorre spegnerlo senza indugiare oltre. Inutile perdere tempo in discussioni, occorre chiamare i pompieri, estinguere i focolai e solo dopo, appena possibile, sedersi e ragionare.

Anche per difendere il nostro ambiente, il pianeta che poi significa in particolare tutelare la nostra specie, è tempo di azioni e non di riflessioni. E’ tempo di capire che quando brucia la Terra, quando vanno a fuoco le foreste, non è più tempo solo di ragionare. Occorre iniziare il tempo del fare.

Abbiamo la necessità e il dovere di agire, con comportamenti individuali virtuosi, senza attendere che sia soltanto la politica a trovare le soluzioni. Spesso quelle che vengono annunciate come tali si rivelano speranze o danno risultati molto inferiori a quelli annunciati.

Questo libro è l’invito, perentorio, all’azione individuale, a smettere di demandare. Non in tutte le parti convince, spesso si fatica a seguirne il filo logico e la narrazione ma sicuramente è un libro in grado di coinvolgere, di trasmettere l’esortazione ad agire. Dimostrando come anche nelle difficoltà personali di una famiglia, che avrebbe già abbastanza problemi da risolvere senza doversi occupare di quelli planetari, ci possa essere spazio per le questioni importanti, vitali.

Sulle attività di Greta Thunberg si sono spesi oramai fiumi di inchiostro e qualcuno, credo a torto, ha sostenuto che questa sia stata un’operazione commerciale creata a tavolino. Francamente non lo credo, ma arrivo a dire che anche qualora fosse stato così i risultati sono stati positivi. Risultati ottenuti da una ragazza davvero speciale, nel suo essere diversa.

Mondadori – 231 pagine – Euro 16,00

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