Il futuro verde si allontana sempre più dall’Italia grazie a una politica che uccide le speranze
Il futuro verde si allontana dal nostro paese, vittima di una classe politica incapace di fare squadra neanche in momenti così difficili. Prigionieri di una visione fatta solo di contrapposizioni, schiavi di una rendita di posizione che non prevede la ricerca del bene comune. Intrisa di politiche vecchie, che vedono nello stato di fatto la chiave per proseguire in un’economia fallimentare. Basata su consumi eccessivi, allevamenti e agricoltura intensiva, scarsa protezione dell’ambiente e dei territori. Incapace di valutare i rischi sanitari con lungimiranza e con troppi interessi, in mano a pochissimi, per costruire un futuro diverso.
Avere la fortuna di abitare in uno dei paesi più belli dl mondo e vederlo mortificato, ogni giorno, da una classe politica che non ha più neanche colori, ma è diventa indistinta. Indistinguibile negli obiettivi e riconoscibile solo dalla comune volontà di litigio. Incapace di coesione per l’interesse nazionale, per non perdere l’unica opportunità che ci ha dato la pandemia: quella di cambiare l’economia. Di realizzare una reale svolta, non di facciata, verso una transizione verde, diversa, più attenta alla tutela dell’ambiente e alla salute dei cittadini.
Ebbene in questi momenti la nostra politica, di fronte ai carri armati di un virus che ci sta mettendo in ginocchio, perde tempo a litigare. Regalando la peggior visione al mondo dell’Italia, incapace di spostare lo sguardo verso un futuro fatto di energia pulita, di una drastica riduzione dei consumi di carne, di una valorizzazione ambientale che diventa così salute ma anche risorsa. Invece, anziché imboccare questa direzione, siamo costretti a vedere ancora i giochi della politica, delle crisi e di una classe dirigente che sembra completamente incapace di comprendere i bisogni delle persone. Di intercettare il futuro.
Se il futuro verde si allontana il nostro paese sarà condannato a restare come lo vediamo: bellissimo e disperato
Sempre in bilico fra scandali e corruzione, fra una giustizia che non arriva mai e un sacco ambientale costante. Devastato dalle mafie che sversano rifiuti tossici come si trattasse di cioccolato su una torta, di speculatori che costruiscono dove non dovrebbero, di un ambiente ricco di risorse ma mortificato dagli interessi. Un paese così bello che potrebbe farti piangere dall’emozione, ma che invece ti devasta l’anima per la rabbia, per il mancato rispetto del futuro delle giovani generazioni.
Con il rischio concreto di perdere davvero tante risorse economiche, che con piani precisi avrebbero potuto farci diventare un laboratorio di rinnovamento. Ucciso invece dalla politica e da cittadini che non votano, non partecipano, non si indignano a sufficienza. Una politica che maltratta anziani e giovani, ambiente e animali, uomini e donne di questo paese, che nonostante tutto il mondo ci invidia. Per quanto sia bello, per il suo capitale naturale, per i suoi panorami, per le cime delle montagne e le coste dei mari.
Che ora rischia di perdere i soldi messi a disposizione dell’Europa per le continue dispute, inutili, insensate. Denari ai quali non potremmo rinunciare senza condannarci alla dannazione futura. Mentre il paese deve vedere cambiare l’economia, rendendola più equa, più solidale, più sostenibile sotto ogni punto di vista. Scalzando rendite di posizione, mettendo la salute e la tutela dell’ambiente come priorità, smettendo di usare le parole come green generation come paravento di un immobilismo dal quale non usciamo.
Occorre un cambiamento radicale basato su una trasformazione magica: quella che porta i sudditi a diventare cittadini informati per cambiare il paese
Stiamo per essere divorati da una politica fatta di contrapposizioni apparenti, ma anche di interessi convergenti. Quella politica che in poco meno di quattordici anni non si è accorta che non avevamo un piano aggiornato contro le pandemie. Che ha lasciato che la sanità diventasse un affare, che la giustizia diventasse una palude inestricabile nella quale restano imprigionati anche gli investigatori più volenterosi. Un paese pieno di misteri irrisolti, di complicità inimmaginabili che sembrano sempre intoccabili.
Il tempo del cambiamento è oggi però, non può essere domani. Non possiamo permetterci di perdere anche questo treno, di rinunciare ad avere i fondi per mettere in atto la transizione a un’economia davvero rispettosa e sostenibile. Adottando ora un modello di sviluppo che abbia alla base il numero uno: un pianeta, una salute, una possibilità di salvezza basata sulla convivenza. Facendo scendere da questo treno, alla prima fermata, faccendieri e affaristi, politicanti e venditori di fumo. Dimostrando che noi cittadini questa trasformazione la vogliamo a ogni costo. Anche a costo di fare la rivoluzione verde. Gentile ma ferma, pacifica ma determinata, capace oggi di riempire le piazze virtuali e domani quelle reali.
Abbiamo bisogno di poter immaginare realtà diverse, di smettere di credere che questo modello economico sia stata la vittoria per l’occidente. Abbiamo perso tutti e han vinto solo gli speculatori. Pochissime persone capaci di realizzare guadagni enormi anche sui vaccini che sono stati finanziati con i nostri soldi. Vendendo le partecipazioni azionarie nelle big pharma, diventate oro liquido al solo annuncio che era stato trovato il vaccino contro il Covid-19.
Nel 1917 Antonio Gramsci pubblicava: “La città futura”. L’interpretazione di Valerio Mastandrea per #Report pic.twitter.com/FA7bHO1N7h
— Report (@reportrai3) January 25, 2021
Io voglio essere partigiano, non posso essere indifferente.