Casca l’asino ma non è un modo di dire

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Casca l’asino ma non è soltanto un modo di dire, considerando che a Castelbuono (PA) un asino è caduto al suolo sotto il peso del carico di rifiuti che stava trasportando, mentre pochi giorni prima un cavallo era stramazzato a Messina trainando una botticella per i turisti.

Nonostante le polemiche sull’utilizzo dei cavalli e degli asini per attività che non sono più al passo con i tempi, con la sensibilità e nemmeno con le condizioni delle nostre città, in molte parti di Italia si continuano a usare questi animali per attività sempre in bilico fra l’assurdità e il maltrattamento. Così poi casca l’asino e le proteste infuriano.

Quello però che fa davvero infuriare è l’impiego di animali in attività inutilmente faticose, pericolose quando le temperature sono alte, senza che vi sia un reale motivo, una necessità inderogabile che ne renda indispensabile l’impiego. Oggi esistono veicoli ecologici, elettrici, che si prestano benissimo a fare le attività svolte dall’asino di Castelbuono, senza inquinare e senza costringere gli animali in condizioni che provochino il loro maltrattamento.

Sono situazioni che avremmo dovuto lasciare alle cronache della metà del secolo scorso, dove in molti paesi cavalli da tiro e muli erano ancora impiegati nello svolgimento di attività quali la raccolta dei rifiuti. Ho un ricordo di bimbo dove una cavalla da tiro che si chiamava Romantica girava per le frazioni di Cervarezza, un piccolo comune dell’appennino emiliano, proprio trascinando un carro sempre strapieno di rifiuti e molto pesante. Già allora, e la cultura era molto diversa, fra i turisti si levavano voci di compatimento anche se erano altri tempi.

Oggi queste necessità non ci sono più e il nostro rapporto con gli animali è molto cambiato, come sono cambiate le leggi che li tutelano e il loro status che oramai è indubitabilmente quello di esseri senzienti. I Sindaci sono i primi amministratori che avrebbero il dovere giuridico, e forse anche quello morale, di tutelare gli animali, di far si che certe situazioni non si perpetuino, arrecando una sofferenza davvero inutile.

Sarebbe il momento che il parlamento mutasse le normative sui cosiddetti veicoli a trazione animale che ora rappresentano un retaggio di tempi passati per sempre, dove andare in carrozzella con i cavalli rappresenta un maltrattamento per gli animali, costretti al quotidiano stress del traffico, ma anche diventando un pericolo per la circolazione dei veicoli. Forse sarebbe più saggio non aspettare che ci siano morti da ambo le parti, da quella degli animali ci sono già stati (leggi qui), per chiudere per sempre un’epoca.

Occorre poi una legge precisa, applicabile, per la regolamentazione delle attività ludiche fatte con gli animali, che certo non sono tutte da demonizzare (leggi qui) , ma devono avere una regolamentazione più cogente di un’ordinanza, più omogenea di un provvedimento sindacale. Ci sarebbe una gran necessità di un testo unico sulla protezione degli animali, che regolamenti in modo armonico diritti degli animali e doveri degli uomini, senza dimenticare mai le chiavi educative che si possono trovare in un corretto rapporto e che devo essere lette come un grande valore.

Non so se è soltanto una impressione di chi scrive ma questa nostra società sta diventando sempre più aggressiva, intollerante e a tratti violenta (sicuramente lo è verbalmente): forse un diverso rapporto con gli animali, insegnato e vissuto anche come forma educativa dei più giovani, potrebbe aprire quei canali che parlano di tolleranza e di empatia, anche verso i diversi e sempre nei confronti dei più deboli. Dobbiamo diventare una società inclusiva ma per farlo abbiamo bisogno di trasformare la visione sostituendo molti “io” con dei “noi” e con dei “loro”. E gli animali rappresentano un’alterità rispetto alla nostra specie che ci accompagna sempre nel cammino della vita.

Chi impara a rispettare gli animali, non amandoli in modo spesso eccessivo ma rispettando la loro essenza , ha percorso magari in modo inconsapevole una strada che porta ad aprire occhi e mente verso un concetto inalienabile: i miei diritti finiscono dove iniziano quelli di un altro e i miei doveri comprendono l’obbligo di difendere chi non può farlo da solo. Sempre.

Per questo è tempo di farla finita e far diventare casca l’asino un ricordo del passato, senza dover più vedere foto di poveri cavalli o asini stramazzati a terra dalla fatica come il cavallo Gondrano nella Fattoria degli animali di  George Orwell , fantastico narratore capace di prevedere un futuro che ancora doveva affacciarsi.

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