Maltrattamento animali: costa più fare un eccesso di velocità
Maltrattamento animali, un reato (im)punito nella maggioranza dei casi grazie a una previsione legislativa, che rende più severe le sanzioni per le violazioni amministrative piuttosto che quelle per i delitti previsti dal Codice Penale. Un assurdo previsto dalla normativa che, di fatto, depotenzia il potere di deterrenze di molte leggi.
Molti italiani non lo sanno ma sfrecciare davanti a un autovelox a velocità superiore anche di pochi chilometri al limite stabilito avrà un costo ben superiore alle pene realmente irrogate per un delitto, con buona pace della previsione costituzionale che afferma che la legge è uguale per tutti. Tutto questo con un’ulteriore pena accessoria per quella moltitudine di cittadini onesti che per brevità siamo abituati a definire collettività. So che potrebbe sembrare uno scherzo ma non è così e fin troppo spesso l’unica sanzione, irrituale, è costituita dalla parcella dell’avvocato che difenderà gli autori del reato; unica certezza di danno pecuniario posto a carico dei responsabili.
Ma come, diranno molti, il maltrattamento animali prevede una sanzione fino a 30.000 Euro, non proprio bruscolini, quindi figuriamoci se il responsabile di un gesto così grave non sia condannato almeno a pagare una multa importante, oltre a tutti i costi del processo, alle spese di custodia, alla liquidazione del danno alla parte civile e così via. Invece no, proprio no, tristemente no, in uno Stato che poco perdona ai contribuenti per bene ma che non trova la stessa inflessibilità nei confronti dei criminali, corretta definizione del soggetto che commette un reato. Definizione diversa, quella di criminale, rispetto a quella di un banale “contravventore“, cioè colui che vìola una norma amministrativa, come paradossalmente diversa è anche la pena: non pagando una sanzione amministrativa vi trovereste Equitalia e assimilati a seguire la vostra pista, proprio come un cane da sangue insegue e perseguita un cinghiale ferito, ma non succederebbe lo stesso se foste giudicati responsabili di un delitto da incensurati.
Unite la norma sui reati a gravità attenuata, una distorsione italica inutile quanto dannosa che costituisce un ombrello per i delinquenti arbitrariamente aperto per far credere a un miglior funzionamento della giustizia, affiancando quella sulla sospensione condizionale della pena e mettete insieme due ingredienti di un congegno micidiale, esplosivo, pericoloso e discriminante. Nel primo caso il reato lo avete commesso, ma siccome siete incensurati e questa insignificante violazione, che tanto insignificante non parrebbe visto che può prevedere nel massimo una pena sino a 5 anni di reclusione, rientra fra i reati tenui così valutati dal nostro legislatore: la colpa viene emendata e il crimine archiviato sino a quando non ne farete uno uguale nei prossimi 5 anni. Ma il secondo caso, quello della sospensione condizionale della pena, è ancora peggiore, insultante, beffardo: il crimine è stato commesso come dice la sentenza di condanna, ma se il responsabile è incensurato viene condannato solo perché il reato è stato commesso in un modo talmente odioso che non si può farlo rientrare fra i reati a gravità attenuata. Quindi questa volta sarete puniti: quattro mesi di reclusione oltre a 15.000 Euro di multa e al pagamento delle spese processuali per aver maltrattato con crudeltà un animale! Ma c’è un però: siccome siete incensurati lo Stato non archivia l’odioso reato ma il giudice è obbligato, a riconoscere le attenuanti generiche, che quasi sempre si equivalgono alle contestate aggravanti e a concedere la sospensione condizionale della pena oltre alla non menzione sul casellario giudiziario a richiesta dei privati, se non commetterete un reato, si badi bene della stessa indole, entro 5 anni. Traduzione: pagherete la parcella dell’avvocato, non sarete costretti a pagare un Euro di sanzione né tanto meno rimborserete al nostro dissestato sistema giudiziario i costi sostenuti per esercitare la cosiddetta “pretesa punitiva”.
Una beffa che ogni anno costa al nostro sistema giudiziario presumibilmente qualche milione di Euro che migliaia di soggetti criminali non pagano perché incensurati, archiviati, prescritti. Ma se qualcuno di voi sfreccerà davanti a un radar, non pagherà una multa per sosta vietata o non avrà pagato una sanzione per aver detratto una spesa medica non riconosciuta nell modello Unico, non avrà tregua sino a quando non avrà estinto il suo debito con la società.
Due pesi e due misure? Giudicate voi se sia giusto, intelligente, prudente perdonare chi commette un crimine e perseguitare chi non rispetta i segnali di sosta vietata. Certo per me, che sono troppo spesso costretto a vedere come finiscono le denunce di maltrattamento di animali, insieme a tanti piccoli e grandi odiosissimi crimini, questa realtà rappresenta un’ingiustizia inaccettabile, una sottovalutazione dello Stato ma anche un danno, immotivato e ingiusto, causato alla collettività, al rispetto dei diritti e al buon senso.
Chiudo, malinconicamente, aggiungendo che non ho sentito nessuna forza politica argomentare su questa assurdità, indire un referendum, fosse anche solo sul buonsenso.
Resta l’amaro in bocca nel pensare che i soldi non vengano presi da chi delinque ma piuttosto da chi supera di 10 kmh il limite di velocità. Con buona pace della sofferenza di uomini e animali.