Traffico illegale di avorio, l’oro bianco insanguinato dell’Africa
Traffico illegale avorio: tre parole che riassumono la tragedia degli elefanti dell’Africa che si sta consumando ogni giorni sotto gli occhi del mondo.
L’oro bianco insanguinato dell’Africa sta portando gli elefanti a una costante diminuzione, spianando la strada a una possibile estinzione della specie.
I paesi orientali sono fra i maggiori importatori di avorio illegale, contribuendo in modo significativo a sostenere il bracconaggio grazie agli enormi profitti che i cacciatori di frodo e i trafficanti ricavano dalla vendita dell’oro .
Per questo motivo suscita scalpore e ammirazione il comportamento dell’ambasciatrice cinese in Tanzania, che ha inscenato una singolare protesta a Dar el Salaam.
Secondo quanto riportato dal periodico online Face2Face Africa l’ambasciatrice cinese Lu Youqing ha infatti organizzato una marcia di protesta per le vie della capitale della Tanzania, raccogliendo la partecipazione di circa 500 persone.
Per stimolare il governo del paese a mettere in atto maggiori attività di contrasto contro il crimine del bracconaggio degli elefanti, responsabile del loro declino costante. Non sarebbe una notizia se la protesta non fosse avvenuta per le strade di Dar el Salaam e soprattutto non fosse stata organizzata da un’ambasciatrice della Cina.
Per decenni la Cina è stata uno dei maggiori importatori di avorio illegale, molto apprezzato da sempre in Oriente e utilizzato per la produzione di monili e oggetti intagliati. Solo da pochissimo tempo ha iniziato a mettere in atto politiche di contrasto contro il commercio illegale dell’avorio, pur continuando a comprare elefanti dallo Zimbabwe per destinarli agli zoo del paese.
Una politica del doppio forno che comunque dimostra un radicale cambiamento del comportamento della Cina nei confronti dell’ambiente e dell’importanza di salvaguardare la fauna. Molti sono ancora i passi avanti che la Cina deve mettere in atto per il rispetto dei diritti degli animali, e non solo, ma la presenza sempre maggiore di attivisti organizzati lascia ben sperare su una positiva evoluzione della cultura cinese.
L’ambasciatrice cinese in Tanzania ha sottolineato che la sua decisione è stata presa sia per l’importanza di tutelare la fauna dal bracconaggio, in particolare gli elefanti, ma anche per dimostrare l’attenzione del governo cinese verso l’argomento della protezione ambientale, contribuendo così a sfatare il mito che tutti i cinesi siano poco attenti a questo argomento.
Questo atteggiamento e questa innovativa forma di protesta a favore dell’ambiente messa in atto a Dar el Salaam va interpretata come un segno dei tempi che cambiano e di una maggior consapevolezza che piano piano si fa strada, anche in quei paesi e in quei governi che fino ad oggi non l’avevano neppure presa in considerazione.
Non si può infatti dimenticare come in questo momento la Cina sia uno dei paesi più presenti in Africa per la realizzazione di infrastrutture e per lo sfruttamento delle risorse naturali e questo impegno, se proseguirà anche in futuro concretizzandosi in scelte politiche a favore dell’ambiente, potrà costituire un contributo importante alla salvaguardia dell’ambiente e della fauna africana.
Per il momento non si può che prendere atto di questa azione importante contro il traffico illegale avorio e dello stimolo nei confronti del governo della Tanzania perché attui politiche più incisive di contrasto verso i crimini ambientali. Un fatto davvero inaspettato e benvenuto che forse solo la sensibilità di una donna poteva mettere in atto.