Dopo un terremoto il soccorso agli animali aiuta anche gli uomini e non deve essere considerato come un’esagerazione di fronte a una tragedia che ha spezzato vite, distrutto paesi e sprofondato nella disperazione un’intera comunità.
Piovono le critiche della rete, controbilanciate dai plausi, verso quanti in queste ore si stanno dedicando a soccorrere e salvare le vite degli animali in pericolo, proprio come hanno fatto le unità cinofile delle forze di polizia e della protezione civile con gli uomini. Chi critica dimostra di non avere sensibilità ma anche di fermarsi, come spesso accade, a guardare la superficie di un problema senza avere la capacità di scendere in profondità.
Questa è l’epoca delle contrapposizioni, della creazione di fazioni spesso preconcette, che coinvolgono anche gli animali, la componente di popolazione più attenta ai loro diritti e in genere alla causa della conservazione del pianeta. Certo ci possono essere posizioni oltranziste, ogni causa non è immune da questo, che sicuramente non giovano alla tutela dei diritti animali come quella degli animal-razzisti, che difendono i diritti dei primi sperando in una distruzione della specie umana o perlomeno di una buona parte di quanti non vivono in occidente. Resta però il nocciolo della questione, l’essenza, che è molto più importante dei fanatismi.
Soccorrere gli animali in difficoltà o feriti durante le calamità naturali non significa sminuire l’importanza delle vite umane, dell’immane tragedia che in pochi secondi ha distrutto un paese, significa soltanto adoperarsi per soccorrere ogni essere sofferente, peraltro con competenze e mezzi diversi, spesso con contiguità di azioni e sentimenti, che può conoscere bene chi ha partecipato almeno una volta a delle operazioni di soccorso durante le situazioni di emergenza.
Chi critica non capisce che gli animali, quelli superstiti, i sopravvissuti al terremoto, possono rappresentare un tesoro emotivo di valore inestimabile per le persone che han perso tutto. Gli animali hanno il potere di riaccendere la luce negli occhi di un anziano che ha perso casa, ma ha ritrovato il suo gatto o di un bimbo terrorizzato dal sisma che può essere nuovamente rassicurato dall’affetto del suo cane. Uomini, vite umane, salvate anche grazie ai cani da soccorso delle unità cinofile, animali preziosi e indispensabili nella ricerca dei feriti che consentono di limitare i numeri di un bilancio sempre troppo alto: quello dei morti.
Soccorrere gli animali significa essere umani, conservare quella pietas e quell’empatia che ci dovrebbe far sentire migliori, più attenti ai diritti, non solo i nostri, ma anche quelli altrui, quelli che quando sono negati lasciano comunque ferite che bruciano con il sale dell’indifferenza. Chi ha lavorato durante attività di soccorso sa che si creano sinergie impressionanti, casuali, originate dal senso di essere presenti per il bene comune e anche per questo chi soccorre uomini si prodiga per recuperare un gattino e chi soccorre animali passa qualche minuto per consolare un anziano.
Peraltro chi si occupa di soccorrere le persone o gli animali sono persone formate in modo diverso, per svolgere attività differenti che non creano intralci ma solo comunioni operative. La realtà davvero vergognosa è che il soccorso agli animali sia ancora visto come una cosa inutile, non inserito nella macchina operativa della protezione civile ma lasciato alla buona volontà di uomini e volontari delle associazioni, come ad esempio ENPA e LAV.. Un’ambulanza per animali non può servire per soccorrere un umano, se non in casi davvero disperati, come un veterinario non può sostituirsi a un medico umano in situazioni che non siano estreme. Quindi nella realtà i soccorsi agli animali nulla tolgono agli umani, nemmeno nelle operazioni di raccolta dei fondi per l’emergenza: un anziano con un cane ha bisogno di avere un tetto, cibo e cure mediche, per sé ma anche per il suo cane se lo vogliamo davvero aiutare.
Poi chi grida allo scandalo dei soldi spesi per gli animali e sottratti ai terremotati dovrebbe farsi anche altre domande: questi morti non sono tutti causati da una natura imprevedibile ma troppo spesso dall’ingordigia dell’uomo, dalla corruzione del danaro, dalla vergognosa criminalità di chi realizza costruzioni antisismiche con i ciottoli, con certificazioni fasulle e materiali scadenti. Ci sono paesi terremotati, come per esempio Norcia, dove alcune case sono state lesionate ma non ci sono stati morti, proprio come sarebbe accaduto in Giappone e lo testimonia la puntata di ieri di Presa Diretta della RAI.
Prima di criticare chi soccorre gli animali bisognerebbe chiedersi chi ha la responsabilità di quei morti: passato il clamore la magistratura farà luce sulle motivazioni della tragedia. Allora credo che ancora una volta, purtroppo sempre con ritardo, ci accorgeremmo che l’unica vera bestia ce l’abbiamo spesso accanto, parla come noi la stessa lingua ma certo vive altre emozioni e non sarà mai sul teatro di un’emergenza per soccorrere uomini o animali, salvo che non gli sia stato assegnato un nuovo appalto.