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Molti si interrogano su che sorte avranno le tigri del circo che hanno ucciso il domatore Ettore Weber, mentre con uno dei molti circhi Orfei si trovava in Puglia. Gli animali sono stati portati allo zoo safari di Fasano, in sequestro, in attesa di non meglio precisati sviluppi.

Sullo stato di custodia delle tigri sembra essere sceso il sipario e non è dato di sapere se siano ancora sopra lo stesso carrozzone che le ha ospitate, come è più che probabile, durante la loro permanenza presso il circo Marina Orfei.

L’inserimento dei felini in un gruppo già costituito non è una cosa semplice o scontata, atteso che peraltro le tigri non sono animali di branco, se non quando costrette come negli zoo o nei circhi. Questo rende molto difficile l’inserimento e il loro collocamento nei recinti di Fasano. Uno zoo peraltro oggetto di molteplici contestazioni per le condizioni di detenzione degli animali.

Lo Stato non ha strutture per la detenzione degli animali pericolosi

Il primo a essere inadempiente alle sue stesse leggi è proprio lo Stato, che non si è mai dotato di propri centri, ma ha semplicemente autorizzato le poche strutture private che avevano i requisiti. Nonostante sia prevista la confisca anche degli animali pericolosi per differenti normative, dal maltrattamento alla CITES. Animali che in questa situazione non si sa mai dove collocare.

Sarà anche per questo motivo che non si sono mai fatti grandi passi avanti verso una reale, sempre promessa e mai attuata, dismissione degli animali dai circhi. Durante la scorsa legislatura lo aveva più volte annunciato il ministro Dario Franceschini, senza però arrivare mai al provvedimento, ma rimandando grazie a una sorta di legge delega.

Ora, cambiato governo, il ministro Bonisoli non ha voluto stringere emanando i provvedimenti di “progressiva eliminazione degli animali”, in quanto, a suo dire, mancavano i tempi parlamentari. Ma di promessa in promessa è arrivata l’estate e gli animali restano dove sono.

Mancando i centri pubblici di recupero e conservazione degli animali esotici le poche strutture private fanno quello che possono, nei limiti dei fondi risicati e quasi sempre con il supporto delle associazioni. Questo stato di cose rende molto complesso sequestrare e allontanare gli animali pericolosi che sono ancora in circolazione. Che sono molti più di quanto si creda in condizioni quantomeno dubbie.

Che fine hanno fatto gli animali pericolosi che sono stati denunciati alla metà degli anni 90?

In molti casi sono rimasti nelle disponibilità di chi già li aveva, e non si parla solo di circhi e degli zoo autorizzati. Non tutti sanno che gli zoo autorizzati e muniti di licenza hanno il diritto di tenere gli animali pericolosi, ma per i circhi il discorso cambia.

Le strutture itineranti devono avere i permessi per la loro detenzione, che devono essere rilasciati dai Prefetti e autorizzare non solo il numero di animali ma anche il luogo in cui sono custoditi.

Ma non sempre è così: le autorizzazioni vengono rilasciate senza troppi controlli e, soprattutto, in pochi casi si verifica a distanza di tempo se il luogo o il carrozzone di detenzione siano ancora quelli. E che siano rimasti nelle stesse condizioni nelle quali sono stati ritenuti idonei.

Così, sotto traccia fino alla disgrazia, ci sono animali pericolosi che non solo vivono in cattività da decenni, ma che si sono anche riprodotti. Le autorizzazioni non scadono mai e la riproduzione è consentita, basta solo denunciarla agli enti preposti. Che non sapendo dove mettere gli animali in caso di sequestro non controllano con grande assiduità.

Mancano controlli approfonditi sul rispetto delle prescrizioni per gli spettacoli itineranti

In fondo la legislazione su circhi, animali esotici e animali pericolosi è complessa ma anche poco attuata. In questo modo si creano zone grigie poco indagate, si rilasciano autorizzazioni sulla base di verifiche insufficienti e nessuno sembra accorgersene. Almeno sino a che non accade una disgrazia.

Chissà se a chi indaga sulla morte di Ettore Weber sia venuta l’idea di risalire a tutti i Comuni che hanno in precedenza rilasciato una licenza di spettacolo al circo, verificando la documentazione. Magari incrociandola con i dati che sono al Ministero dei Beni culturali, che tramite il Fondo unico dello spettacolo (FUS) finanzia i circhi.

I circensi hanno le loro responsabilità ma è giusto dire che per ogni spostamento un circo riceve un’autorizzazione comunale per poter fare spettacolo. Autorizzazione rilasciata sulla base degli accertamenti fatti dalle Commissioni comunali o provinciali di vigilanza che, quasi sempre in via preventiva, devono o dovrebbero fare tutti i controlli.

Le verifiche dovrebbero comprendere la sicurezza del circo a 360°. Da quella del personale a quella del pubblico. Senza omettere il controllo delle condizioni di detenzione, che devono garantire non vi sia pericolo di fuga degli animali ma anche la presenza delle attrezzature per intervenire in emergenza. Fondamentale per gli animali è che siano rispettati i parametri indicati dalla Commissione scientifica CITES.

Le leggi ci sono ma sembra che pochi le conoscano a fondo e ancor meno le applichino. Anche in questo settore vige il metodo “così fan tutti” e il risultato si vede. Occorrerebbero meno chiacchiere, meno insulti sui social, più controlli e la volontà di far rispettare la legge da parte dello Stato, in tutte le sue emanazioni centrali e periferiche.

Il rigore nei controlli dovrebbe essere la norma e non costituire l’eccezione

Maggior rigore nei controlli significherebbero una vita migliore per gli animali del circo, limitando l’arbitrio di chi li tiene in modo ancora peggiore del consentito. Trincerandosi dietro l’aver ottenuto la licenza di spettacolo.

Il rispetto delle regole, in tutti i settori ove ci siano animali, contribuisce a migliorare le loro condizioni di vita, e non è cosa da poco. Invece leggi e regolamenti vengono spesso applicati poco e male: così i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Ora si resta in attesa di conoscere che sorte avranno le tigri del circo custodite a Fasano: non è una garanzia che siano presso lo zoo safari, che come detto è una struttura che ha ricevuto molte contestazioni sul benessere animale.

A partire da quello degli orsi polari che certo non vedono il loro habitat d’elezione fra le masserie della Puglia, nemmeno con i cambiamenti climatici,

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