Voglio vederci chiaro per avere una società migliore e per questo la vorrei con meno corruzione, inserita in un mondo più etico.
Un contesto sociale che si occupi di difendere i deboli, uomini e animali che siano.
Per questo credo che tutto quello che ha a che fare con il mondo della solidarietà, dell’assistenza, della tutela dei meno difesi debba essere vigilato con attenzione.
Con gli occhi indagatori di un gufo, per garantire ai cittadini che non ci siano spazi per rendite di posizione, per guadagni non leciti.Certo il malaffare è nato con l’uomo e sarebbe sciocco avere la pretesa che non esistesse. Ma è altrettanto vero che la mancanza di controlli agevola la nascita e la crescita di comportamenti abnormi, illegali, che servono spesso per compiere e coprire abusi e soprusi.
Quelli che succedono negli asili, nelle case di riposo, negli allevamenti di animali, nei centri di raccolta dei migranti, nei canili, negli ospedali ma anche in associazioni e fondazioni che dovrebbero occuparsi proprio di tutelare i diritti di chi non li ha.
Il problema è il mancato rispetto delle regole, la qualità dei controlli ma anche spesso la loro assenza o la loro carenza. I controlli non devono essere visti come una vessazione, se sono condotti correttamente, ma rappresentano una garanzia per chi esercita una qualsiasi attività e per quanti usufruiscono dei servizi offerti, quali che siano.
La mancanza di controlli spesso si traduce non solo in violazione delle normative che regolamentano diversi settori ma anche in un peggioramento delle condizioni di convivenza sociale, andando a minare il rapporto di fiducia che è alla base di ogni legame che ci unisce gli uni agli altri, per arrivare alla formazione del cosiddetto tessuto sociale.
Quando un veterinario dell’ATS o dell’ASL, a seconda delle regioni, omette di denunciare un maltrattamento, quando un poliziotto, un vigile o un carabiniere lasciano correre un reato, quando viene commesso un abuso o quando, per esempio, i fondi raccolti per uno scopo vengono distratti o mal impiegati ecco che li nasce il problema.
Sarebbe importante che ci fosse invece una rete di controlli, efficaci e veloci, che potessero garantire non solo il cittadino, ma anche qualsiasi essere vivente sia costretto a subire il risultato di una violazione, di una violenza, di un arbitrio.
Non vi è dubbio che oltrepassato un certo livello l’organismo che è stato infiltrato dal malaffare non abbia più capacità di produrre gli anticorpi necessari per contrastare i comportamenti illeciti. Quindi l’unico possibile intervento risolutivo è quello di un’autorità superiore che sia in grado di garantire tutte le parti circa il rispetto delle regole. Forse per questo, grazie a questo, siamo un paese ancora con una democrazia solida.
Mi auguro che il 2018 veda un incremento delle attenzioni non solo delle autorità verso il necessario rispetto delle regole, ma anche un diverso impegno dei cittadini, che sono i primi a dover fare rete per contrastare il malaffare partecipando, in ogni modo possibile, alla vita di questo paese e alla rinascità di un sentimento collettivo che ci porti tutti a un maggior impegno.
Se vogliamo che questo paese sia davvero in grado di tutelare uomini e animali abbiamo bisogno di un impegno collettivo, di uscire da un individualismo che ha gettato la nostra società nel baratro dell’indifferenza data dal “nulla può cambiare” e dal concetto, pericoloso, del “prima vengo IO!”. Una vera società è sempre plurale, mai singolare e guarda prima ai bisogni dei più deboli.
E non facciamoci incantare dalle nuove sirene che promettono diritti per gli animali senza avere credibilità.
Bellissimo articolo. Concordo con Antonio, gli deve far rispettare le regole è il primo ad infrangerle e guai a dirglielo!
Belle considerazioni che si scontrano con la realtà.
Il pensiero in voga è quello di minimizzare tutto e di conseguenza tutto diventa lecito.
Per avere il rispetto delle regole c’è bisogno di un cambio di mentalità che al momento, mi dispiace dirlo,non è all’orizzonte.