
L’acqua è vita per uomini e animali, una risorsa senza la quale nessun essere vivente può esistere. Eppure questa certezza non è così chiara ed evidente, almeno nel mondo occidentale. Dove troppo spesso viene vista come una risorsa che sgorga banalmente e senza problemi dai rubinetti delle case.
Ci accorgiamo della sua importanza quando la siccità minaccia l’agricoltura oppure quando, in casi estremi al Nord Italia e più frequentemente al Sud, l’acqua manca o viene razionata. Venendo per fortuna sempre garantita, seppur con qualche disagio, acqua pulita da bere e da utilizzare, magari attraverso le cisterne.
Nei periodi di siccità l’acqua manca anche agli animali, che fanno fatica a trovarla nell’ambiente. Per questo è importante in questi periodi mettere delle fonti d’acqua che possano garantire, in particolare agli uccelli che frequentano i nostri giardini e balconi, di poterne disporre.
La privazione dell’acqua porta tutti gli esseri viventi a patire: prima grandi sofferenze e poi a morire. Ben prima di quanto possa avvenire per carenza di cibo. L’acqua è un bene prezioso, fondamentale, da garantire a ogni costo, al quale nessun vivente può rinunciare. Ma questa garanzia di avere accesso all’acqua pulita non è data a tutti. E questo sarà presto un grande problema.
L’accesso all’acqua in futuro sarà una delle cause di conflitto
Nel 2015 il circa il 30% della popolazione umana non aveva accesso a fonti d’acqua potabile, per un totale di più di 2 miliardi di persone. Un numero enorme, che si aggrava se consideriamo che erano 4,5 miliardi le persone che non avevano accesso a servizi igienici sicuri (fonte UNESCO). Un mondo a più velocità non è facile da governare, specie quando chi ha di meno inizia a essere a conoscenza delle differenze. La fame e la sete sono state già causa di rivoluzioni, non va dimenticato.
L’occidente in fondo è un po’ come i bambini che fanno i capricci quando gli si portano via i giocattoli. Con il senso di possesso, la presunzione di avere diritti su tutto quello che ora abbiamo e la mancanza di condivisione di problemi ma anche delle risorse. Questi però non sono comportamenti maturi, responsabili. Se non ci abitueremo all’idea di conservare l’ambiente, di rispettare e condividere le risorse come l’acqua e il cibo, rischiamo in futuro di dover usare le maniere forti per difendere quelli che non sono, però, diritti esclusivi.
Non è più tempo di poter usare il vecchio adagio “chi prima arriva, meglio si accomoda”.
Ora è tempo di capire che la ricchezza dell’Occidente, quella che ha permesso a molti di fare in passato una vita agiata, non è un diritto e non lo è mai stato. Più semplicemente era una situazione possibile, in quel periodo storico, con quel tipo di conoscenze e con una limitata circolazione delle informazioni.
Noi occidentali siamo asincroni, non vogliamo talvolta capire e accettare la realtà: non lo facciamo per gli uomini e nemmeno per gli animali. Abbiamo tantissimi desideri e tensioni etiche, ma non vogliamo pagarne i prezzi. Siamo ancora convinti che gli animali si possano contenere a fucilate e i migranti sbarrando i porti. Sempre con la logica del nemico alle porte. Molti vorrebbero allevamenti di maiali trattati benissimo e carne a pochi euro. Ma al di là di ogni considerazione etica sul cibarsi di animali questo non è un fatto possibile.
Il nemico alle porte dell’Occidente siamo noi e la nostra cattiva coscienza
Vogliamo difendere gli elefanti in Africa ma nessuno però vuole pagare il prezzo della tutela; vorremmo migliorare le condizioni di vita degli animali ma molti non sono disponibili a ridurre nemmeno il consumo di carne. Stiamo parlando molto dell’economia circolare, ma privilegiamo il riciclo al riuso e buttiamo via le cose con grande disinvoltura. Con la logica che costa meno sostituire piuttosto che riparare. Una logica falsa che ci è stata inculcata a furia di spot. Consumismo non è bello, al di là di quanto ci inducono a credere.
Non vogliamo accettare che sia necessario ripensare alle dinamiche economiche e alla necessità di rimodulare l’utilizzo delle risorse. Non perché dobbiamo salvare il pianeta, semplicemente perché dovremmo avere a cuore, come ogni animale, la sopravvivenza della nostra specie. Il pianeta sopravviverebbe, oppure sopravviverà, all’uomo. In modo diverso, ma certo la nostra scomparsa non comporterà la distruzione del pianeta.
Se vogliamo vedere il futuro, se pensiamo di dover garantire a chi abita la Terra un domani, che non ricordi l’Apocalisse, bisogna che iniziamo a cambiare idee e comportamenti. Il primo cambiamento radicale è quello di diventare cittadini e smettere di essere sudditi. Il secondo è quello di informarsi con attenzione perché non tutto quello che viene raccontato è vero. Molto spesso è molto più pericoloso Cappuccetto Rosso del lupo, e non è più tempo di favole.
E per restare in tema i cittadini non devono diventare come i topi incantati dal pifferaio del magico libro di Hamelin.