animali non hanno diritti

Senza doveri gli animali non hanno diritti, ma li perdono anche le categorie fragili umane. Spesso viene confusa la presenza di norme che tutelano gli indifesi, in tutte le loro declinazioni, con un’applicazione reale e efficace. Ma nessun precetto funziona solo per la sua esistenza: senza una costante e puntigliosa applicazione le leggi restano solo parole vuote.

Quando si parla di diritti, animali o umani, spesso si lamenta quanto questi siano così frequentemente negati. Ma ciò accade davvero perché le norme non siano sufficienti o siano poco incisive? Forse accade, invece, perché le leggi non vengono fatte rispettare realmente. Inutile promettere nuove norme se non si riesce a ottenere il rispetto di quelle già esistenti.

L’Italia ha moltissime leggi, decisamente troppe e quasi mai riunite in Testi Unici, realtà che agevolerebbe la comprensione di chi le deve far applicare, ma anche di quanti le dovrebbero rispettare. Nulla appare mai chiaro, ogni norma racchiude al suo interno almeno una scatola cinese contenente disposizioni correlate, preesistenti e collegate. Complicando la vita dei cittadini onesti, dei controllori e agevolando, invece, quella dei trasgressori.

Il maltrattamento di animali è una storia di diritti negati

Si leggono fin troppo spesso notizie di cronaca che raccontano episodi di maltrattamento a danno di animali, perseguiti con grave ritardo a causa di inerzie. Non mancano poi le storie di persone che nonostante precedenti condanne continuano impunite a svolgere la stessa attività. Narrazioni intrise di omessi controlli, di ritardi, di ordinaria burocrazia e di processi che non si chiudono in tempi accettabili.

Tutte cose che potrebbero prendere una via completamente diversa, solo se ognuno facesse il suo dovere, se ogni persona che ha dei compiti li svolgesse con professionalità e impegno. Nell’interesse della società in cui vive e quindi anche sua e della sua famiglia. Quando si pensa agli animali o agli umani maltrattati istintivamente il pensiero va a criminali, che operano nell’ombra. Malfattori nascosti e irraggiungibili, che le forze dell’ordine fanno fatica a stanare e a individuare.

Non è proprio cosi: moltissimi crimini sono commessi in strutture soggette ad autorizzazione e, di conseguenza, a controlli. Unendo uomini e animali questi fatti accadono in canili e in asili, in allevamenti e in case di riposo, in macelli e strutture d’accoglienza. Insomma in realtà che non sono gestite dalla SPECTRE dei film di James Bond, ma in contesti che prevederebbero un dovere di vigilanza.

Ma i controlli sono a macchia di leopardo, spesso incoerenti e senza tener in conto criticità già evidenziate oppure, ancor peggio, vengono svolti sommariamente, talvolta per collusioni o impreparazione, altre volte per banale volontà di non aver seccature.

Un livido, una ferita, una frattura possono essere segnali di violenza

Non tutti sanno che chiunque esercita una professione sanitaria (medici e veterinari ad esempio) ha l’obbligo del referto. In pratica deve informare la Procura di ogni ipotesi di reato della quale venga a conoscenza. Obbligo che si rafforza, nel caso dei veterinari, se sono pubblici dipendenti incaricati della vigilanza. In questo caso hanno la qualifica di Ufficiali di Polizia Giudiziaria e le incombenze conseguenti.

Chiunque, avendo nell’esercizio di una professione sanitaria prestato la propria assistenza od opera in casi che possono presentare i caratteri di un delitto per il quale si debba procedere d’ufficio, omette o ritarda di riferirne all’Autorità indicata nell’articolo 361, è punito con la multa fino a cinquecentosedici euro.

Articolo 365 del Codice Penale

Eppure, se togliamo quanto accade nei Pronti Soccorsi degli ospedali, dove esiste quasi sempre un posto di polizia, questa norma viene troppo spesso disattesa. Le segnalazioni per maltrattamento di animali fatte alle Procure dai veterinari liberi professionisti sono realmente molto poche, tanto per dirne una.

Il coraggio di difendere i diritti e di pretendere i doveri

Quanti controlli fatti dai veterinari del Servizio Sanitario Nazionale negli allevamenti intensivi o nei canili nei canili portano a denunce per maltrattamento? Sicuramente meno di quanto che le situazioni dovrebbero far scattare: lo raccontano la cronaca e le inchieste giornalistiche.

Questo dimostra, ce ne fosse bisogno, che per dare diritti alle categorie indifese prima occorre che tutti rispettino i loro doveri. Bisogna cambiare mentalità, metodo e smettere di parlare solo della necessità di modificare le norme. Magari proprio durante la campagna elettorale.

Per non mortificare i tanti che lavorano con scrupolo, i cittadini che vorrebbero sentirsi sostenuti e i soggetti deboli che subiscono. Ogni volta che questo succede, per colpa, è come se la nostra società perdesse un pezzo, si sgretolasse un pochino. L’onesta, il coraggio e il rispetto sono virtù che vanno incentivate, sostenute, abbracciate. Tenute come anelli preziosi capaci di tenere insieme la nostra vita collettiva, il bene comune, i diritti.

Tutte cose delle quali una società come la nostra, in un tempo fatto di chiaroscuri e dove talvolta il buio ferisce più della luce, ha davvero un grande, grandissimo bisogno.

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