
Bambini, cani, nomi e ministra: vien da chiedersi se chi regge il dicastero della famiglia non abbia argomenti più seri di cui occuparsi, piuttosto che del nome dato a un cane! Una polemica che potrebbe, per la sua futilità, essere archiviata senza difficoltà nel vasto contenitore destinato alle banalità che fanno notizia. Se non continuasse, invece, a reiterare un concetto spiacevole, quanto mal posto: gli animali presi in sostituzione dei bambini. Una considerazione davvero grottesca, ma che merita qualche apertura d’orizzonte, non foss’altro per mettere sul tavolo temi più importanti.
Roccella ha definito il tentativo di dare il nome dei bambini ai cani come la volontò di esercitare una sorta di surroga emotiva, esplicitata nel nome. Quasi come se il nome potesse, per incanto, trasformare un cane, incolpevole, in un bambino. Peraltro i nomi si danno a persone e non a bimbi, accompagnandoli per tutta la vita. Forse questo argomento, più di altri, meriterebbe delle riflessioni, per non creare un futuro disagio. Ma qualcuno davvero può pensare che un cane chiamato Ugo possa generare un senso di difficoltà a un bambino? Oppure che una persona lo abbia chiamato così credendo di poterlo pensare come fosse un bimbo?
Nelle case degli italiani ci sono 8,8 milioni di cani e 10,2 milioni di gatti, vale a dire più o meno diciannove milioni di animali tenuti come pet. Secondo ISTAT le famiglie, composte mediamente da 2/3 persone, sono venticinque milioni, quindi possiamo dire che, per difetto, almeno il 70% delle famiglie ha uno o più animali. Che molto spesso convivono con i circa 10 milioni di minori presenti nei contesti familiari, considerando che la richiesta di poter avere un animale è in cima ai desideri di ogni bambino. In queste famiglie ci saranno molti quattrozampe che si chiamano Ugo, Agenore, Filippo, Eros oppure Otto. Non per il senso della surroga ma semplicemente per una scelta più o meno bizzarra.
Bambini, cani, nomi e ministra Roccella, che si richiama a Papa Francesco in una comunione priva di significato
Esistono persone che trattano i cani come fossero bambini? Certamente si e molto spesso questo porta i cani a condurre una triste vita, trasformati in un presidio terapeutico. Che travolge il loro essere individui senzienti con necessità. Piacciono i cani che hanno tratti neotenici, che restano sempre con un aspetto da cuccioli, con la faccia piatta e gli occhi grandi per assomigliare ai bambini? Purtroppo si e sono gli animali brachicefali, poveri esseri sofferenti per piacere, per essere belli da morire, considerando che non respirano. Sono tutti custoditi da persone che avrebbero voluto un figlio ma non lo hanno messo al mondo, per moltissimi motivi? Certamente no a giudicare dai loro “padroni”, che hanno famiglie dove gli animali sono entrati per scelta e non come surroga.
Qualcuno dice al cane “amore di mamma”? Certamente sì, ma questo non significa che pensi di avere al guinzaglio un bimbo. Proprio come non bisogna pensare che chi dice a un bimbo “sei bello da mangiare” possa essere un antropofago. Come sempre il punto è la misura e le affermazioni a effetto servono solo a distrarre perché gli animali quasi mai, nelle situazioni ordinarie e non patologiche, rappresentano un surrogato. Mentre le culle vuote sono la conseguenza di moltissimi fattori, sicuramente non influenzati dal bassotto Ugo.
Francamente se non restassimo ancorati, tristemente ancorati, a concetti legati alla provenienza delle persone, potremmo dire che su un pianeta abitato da otto miliardi di persone il problema non siano le nascite. I problemi sono altri per i sapiens che calcano il suolo terrestre, e lo sono anche per gli italiani. Che fanno fatica a vedere un futuro in questo paese, che sono preoccupati di come sarà declinato il concetto di “domani” nei prossimi decenni. Agitare temi assurdi e vergognosi come la sostituzione etnica non migliorerà la nostra società e non servirà, per contro nemmeno a riempire le culle.
Gli animali sono spesso l’unico affetto per molte persone, in una società troppo aggressiva e poco riflessiva
Prima di mettere in concorrenza animali e bambini, in una competizione priva di senso sostenuta da considerazioni di pari valore, bisognerebbe avere voglia di capire. Comprendere quanto sia importante per la signora Rosa, che magari vive da sola e fatica a tirare fine mese, il bassotto Ugo, con cui parla, al quale racconta e dal quale è amata senza condizioni. Ci sono tali e tante carenze nel sociale che non sarebbe difficile capire i motivi che portano l’amore a essere declinato in tanti modi, con tante e diverse sfumature e fra tante e diverse difficoltà.
La storia che lega i cani alla nostra specie, che ricordo sempre essere una e indissolubile, con tutte le sue declinazioni di colore, orientamento sessuale e religione, dura da millenni. Ci vorrà altro per interrompere un rapporto ricco di abbandoni e di infedeltà umane, solo umane, e non saranno certamente considerazioni come queste a alterarlo. Condividere la vita con gli animali rasserena gli umani, che ricevono ben più di quello che danno e, soprattutto, di quello che spesso tolgono.