Cani aggressivi oppure solo cani

Cani aggressivi oppure solo cani ? Questa è forse la domanda più importante, che non vuole scatenare polemiche ma solo portare a una riflessione dopo che a Mascalucia (Catania), tragicamente, un dogo argentino ha ammazzato un bimbo.

Inutile entrare nell’episodio di cronaca, gli accertamenti li farà il magistrato, così come è poco opportuno raccontare cose che siano solo utili a creare fazioni, l’un contro l’altra armate, fra chi difende i cani a tutti i costi e chi vorrebbe proibire o peggio abbattere tutti i cani di razze ritenute pericolose.

Meglio partire da due considerazioni: la prima è che non esistono cani pericolosi in senso assoluto, la seconda è che esistono situazioni pericolose che si originano a causa di abbinamenti forse non sufficientemente pensati, non sottoposti a verifica, non correttamente valutati nelle loro potenzialità. I bambini, secondo il rapporto dell’ISTAT pubblicato nell’aprile 2016, sono fra le categorie più colpite dagli incidenti che avvengono in ambito domestico, al pari delle persone anziane e la prima causa di incidente, nella fascia 0/5 anni, è rappresentato dalla caduta accidentale (43,8%), seguito da urti e schiacciamenti (16,9%) e solo per ultimo dalle ferite che possono essere di molteplici tipologie. Secondo altri studi il rischio di morsicatura di un bambino è superiore di circa 2/3 volte rispetto a quello di un adulto, per problematiche legate al comportamento naturalmente meno responsabile dei bimbi.

I bambini hanno per la loro natura di cuccioli, ma di uomo, dei comportamenti che spesso mal si conciliano con il temperamento e l’istinto dei cani, specie se non correttamente socializzati oppure peggio ancora addestrati per attività che stimolano l’aggressività, come per esempio l’uso dei dogo nella caccia (illegale) ai cinghiali.

Il pensiero che non esistano razze qualificabili “a prescindere” come pericolose non è ovviamente solo un mio punto di vista ma è corroborato da analoghe visioni espresse da persone che si occupano di cani da una vita, come Valeria Rossi, alla quale rimando per la lettura di questo articolo e, seppur con qualche osservazione che non sempre sposo sulle liste di proscrizione delle razze,  da Oscar Grazioli in un articolo pubblicato recentemente.

Il vero punto nodale è forse sulla necessità di far convivere correttamente, che poi significa non costantemente vigilati, animali e bambini. Senza trascurare che più la taglia cresce e maggiore dovrebbe essere l’attenzione, per una questione fisica dove il pericolo è legato alla disparità di mole. Cani e bambini hanno purtroppo e spesso dei punti di contatto basati sulla non consapevolezza: manca al bimbo il senso della misura e quello del rischio e manca al cane il senso della potenza e della forza. Non sono soggetti ideali per fare una zuffa perché non sono né consimili né proporzionati fra loro: questo lo capirebbe chiunque al di là di quanto accade, per fortuna raramente, in terribili episodi di cronaca.

Un detersivo non è un materiale pericoloso, è in libera vendita, è utile e nessuno si sognerebbe mai di chiedere che se ne proibisca il commercio. Non vi è alcun dubbio però che un detersivo e un bambino insieme rappresentino un abbinamento pericoloso, che può essere mortale per il bimbo se riesce a raggiungerlo. Eppure il detersivo è inanimato, inerte, facile da custodire ma questo non basta per togliere al possibile abbinamento un potenziale elevato di causare la morte di un bambino.

Basterebbe poi aggiungere che troppo spesso noi pensiamo di poter controllare i cani, pur essendo stati per loro dei cattivi maestri, pur avendone anche inconsapevolmente stimolato aggressività e istinto predatorio. Questa è una pessima teoria, un cane non dimentica quanto ha appreso, non è riprogrammabile come un device elettronico. Un cane ha potenzialità precise, in una famiglia, che rapprrsenta il suo branco, ha bisogno di non diventare il maschio Alfa (come si direbbe per i lupi, non sempre applicabile ai cani) ma per contro ha anche bisogno di non essere messo in condizioni che comportino una reazione pericolosa. Una zuffa non sarebbe pericolosa fra simili, la forza di un dogo sarebbe normalmente innocua o poco pericolosa con un conspecifico, ma può diventare mortale con una creatura differente, un bimbo, Non ci sono cani cattivi, ma solo cattivi padroni, senza alcun riferimento ai fatti di cronaca di questi giorni: sono cattivi padroni quelli che non capiscono che così come non si dovrebbe mai puntare una pistola, neanche scarica, su una persona non si dovrebbe mai lasciare un cane di grossa taglia con un bimbo senza vigilanza. Sono troppe le differenze nella forza, nelle emotività diverse e nelle differenti capacità di filtrare azioni, difese e situazioni.

Che dire poi di quanti prendono le difese del cane a “prescindere” da ogni  ragionamento, usando toni da arena, oppure degli antagonisti dei cani che dipingono il bimbo come una vittima sacrificale sull’altare di una divinità cattiva e crudele? Si può solo dire che non è obbligatorio commentare ogni fatto di cronaca, che non esistono solo bianchi e neri e, soprattutto, che non bisognerebbe mai parlare di ciò che non si conosce a fondo.

La vita non è sempre un “bar sport” e soprattutto prima di emettere sentenze violente sarebbe opportuno pensare, al dolore dei vivi (uomini e animali), alla sofferenza di una madre, alla morte e al triste destino di due cani: non mostri, non sadici, non violenti per natura.

Insomma solo e soltanto cani, non uomini. Per questo non servono liste nere, ma solo una maggiore e migliore cultura nei nostri rapporti con gli animali. Cattivi maestri danno origine, purtroppo, a pessimi quanto incolpevoli cani. E per chiudere ricordo che la stragrande maggioranza delle morsicature avviene fra le mura domestiche.

Ma del resto se gli umani non provano nemmeno a abbassare toni e aggressività sulla rete, cosa possiamo richiedere d’altro ai cani, fin troppo spesso più prudenti di noi.

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