
Cani sempre in viaggio, sballottati come se fossero pacchi postali per far risparmiare qualche euro alle amministrazioni pubbliche sui costi di custodia. Oppure solo per mettere “una pezza” a situazioni inaccettabili di canili da anni senza manutenzione e oramai ridotti allo sfascio.
Storie di ordinaria Italia che sul contrasto al randagismo è indietro di anni luce. Avvenimenti che si ripetono in tutto il centro-sud dello stivale perché dopo anni di proteste e molte pressioni al Nord la situazione è decisamente migliore. Se non fosse per i randagi che, con i metodi più fantasiosi, alimentano il randagismo secondario. Quello che sta riempiendo le strutture del nord Italia con cani che arrivano dal Sud.
Con la complicità di un tamtam incessante che usa i social, talvolta con giudizio dando una reale prospettiva al cane che viene offerto. Molte volte, troppe, con irruente emozionalità che crea danno e altre ancora solo per guadagnare un po’ di euro. In nero, senza fattura, senza andare troppo per il sottile, senza pensare al benessere degli animali.
Cani sempre in viaggio, ma spesso senza speranze
La situazione di molti canili italiani è allo stremo: da Roma a Palermo per passare attraverso realtà grandi e piccole. Del resto se non mette mano al contrasto del randagismo e alla riproduzione dissennata non si arriverà mai a risolvere il problema. Con grande soddisfazione di tantissimi gestori di canili che guardano ai randagi come gli albergatori ai turisti cinesi: un flusso inarrestabile di portatori di soldi.
L’ultima protesta che approda sulla stampa di oggi riguarda i cani di San Giovanni Rotondo, che l’amministrazione sembra voglia trasferire al canile di un’azienda privata a Bari. Che probabilmente potrebbe aver già raggiunto il massimo della capienza, secondo quanto afferma l’ENPA in un articolo pubblicato sul quotidiano online foggiatoday.it.
Passata la kermesse elettorale, con tutte le promesse al seguito, comprese quelle del ministro Salvini di far eseguire controlli a pioggia nei canili, sarebbe ora di agire. Seriamente e su più fronti: riduzione del commercio, sterilizzazione, contrasto al vagantismo e all’elusione dell’obbligo di iscrivere i cani in anagrafe.
La vera battaglia si combatte sulle strutture
Per arrivare alla madre di tutte le battaglie: siano finalmente fatte rispettare le norme e tutti i comuni si dotino di strutture, singole o consortili, che fungano da ricoveri per gli animali da compagnia abbandonati o sequestrati. Dotate di ambulatorio veterinario in grado di aiutare i cittadini in reale difficoltà.
Strutture che finalmente possano fare prevenzione e educazione, sterilizzazioni e assistenza sanitaria per gli indigenti e che siano in grado di ospitare tutte le specie animali che popolano, purtroppo, le case degli italiani. Dalla cavia al pappagallo, dal rettile al canarino. Oggi, quando questi animali sono ritrovati, perché scappati o abbandonati, per cercare di collocarli ci vuole la pazienza di Giobbe e le capacità di fare giochi di prestigio di Houdinì.
Se lo Stato permette di tenere in casa un pitone poi si deve anche occupare di dove metterlo quando questo viene abbandonato o “scappa” fra le esultanze del detentore. Diversamente, e sarebbe proprio una gran bella idea, vietiamo queste vendite e fermiamo il commercio di moltissime specie animali.
Apprezzo molto gli articoli perché senza girarci intorno , parlano in modo chiaro e inequivocabile di quali strategie da adottare per risolvere il fenomeno del randagismo a monte, strategie facili da intuire e capire ma da troppe categorie dalle istituzioni che vogliono proteggere o avvantaggiare lobby , ai politici che si fanno corrompere dai proprietari dei canili privati, alle associazioni che gestiscono canili con oltre 200 cani e che mai propagandano la sterilizzazione di massa ., ai volontari che dal traffico di cani si sono inventati un lavoro .
La disciplina è in Italia banalizzata volutamente per le ragioni di cui sopra, si spendono soldi ma non si vuole sterilizzare.
Nel mio piccolo ho risanato il capo di Leuca dove fino a 7 anni fa giravano branchi di cani. Ma nonostante i risultati sotto gli occhi di tutti, di politici e non, (la frase tipica è, sopratutto dei turisti che ritornano negli anni: “non c’è più quel randagismo di una volta, di cani ne vediamo pochi”) per stanziare qualche migliaio di miserabili € per sterilizzare fanno una fatica vergognosa…
Il governo e le regioni dovrebbero finanziare l’inizio di campagne di sterilizzazione ai comuni, che una volta avviate troverebbero altre strade per reperire fondi e continuarle per il tempo utile all’eradicazione.