
Consumare meno è il fulcro su cui poggia il cambiamento per difendere l’ambiente, che deve passare necessariamente attraverso un cambiamento culturale. Da decenni ci insegnano a vivere con un consumismo sfrenato e così quello che per anni è stato il combustibile, tossico, dell’economia ora ci presenta il conto.
Partendo dal presupposto che nessun essere vivente potrà mai avere un’impronta ecologica zero, nemmeno volendo, la via obbligata può essere solo quella di ridurre consumi e risorse impiegate. Coinvolgendo tutta la società, senza creare elite di pensiero che diventano ostacoli giudicanti a un’evoluzione positiva.
Occorre ridurre il consumo di carne, per l’ambiente, gli animali e la salute. Gli allevamenti, specie quelli intensivi, rappresentano l’esatto opposto di un ciclo virtuoso. Troppa acqua, troppe proteine usate nel circolo dell’allevamento, troppa sofferenza per gli animali che sono coinvolti in questo ciclo. Insomma troppo di tante cose in un ciclo produttivo da rivedere in modo assoluto.
L’obiettivo deve essere la riduzione dei consumi, da raggiungere nel minor tempo possibile, senza sperare o attendere un mondo vegano o vegetariano. Che probabilmente potrebbe arrivare troppo tardi o, magari, non arrivare affatto. Non possiamo più permetterci la ricerca del bene assoluto, senza percorrere prima la via della riduzione del danno.
Consumare meno significa produrre meno rifiuti, anche fra quelli riciclabili
L’economia circolare rappresenta un sistema virtuoso per gestire le materie prime e le risorse, ma non è la soluzione se non c’è riduzione dei rifiuti. Occorre allungare la vita dei materiali, non pensare che tutto quello che viene indicato come riciclabile sia privo di impatto.
Le plastiche non sono davvero tutte riciclabili e non tutte danno identico risultato. Vanno differenziate e avviate al riciclo dai cittadini, ma molte di loro non si trasformeranno mai in prodotti diversi. Una parte finirà incenerita, sperando che questo avvenga solo negli impianti autorizzati.
Il riciclo comporta comunque un dispendio energetico, l’utilizzo di risorse e l’emissione di agenti inquinanti. Questo vale anche per la carta, che certo è un materiale dotato di ottime prerogative di riciclaggio , che però sono comunque molto onerose in termini di impiego di acqua e risorse.
Il tentativo quindi è quello di sottrarre, limitando i consumi, eliminando i materiali monouso in plastica (strada che sarà ancora lunga), cercando anche di rinunciare al superfluo. Come cambiare smartphone una volta ogni anno, vedendo la tecnologia non come una risorsa ma come uno status symbol da esibire.
Compito dei governi è invece quello di mettere in campo tutte le misure per impedire che i prodotti abbiano un’obsolescenza programmata, che li fa rompere dopo un lasso di tempo predeterminato dal produttore.
Dobbiamo allungare la vita alle cose e acquisire consapevolezza
Istituzioni e cittadini devono fare la loro parte, insieme, per arrivare a una transizione intelligente, meno traumatica possibile. Che passa inevitabilmente da sacrifici, grazie anche a una consapevolezza acquisita da parte di ognuno. Piccole rinunce e modifiche nello stile di vita, se collettive, possono produrre grandi risultati.
Dobbiamo essere attenti, non lasciarci ingannare dalle sirene dell’industria: certo un bicchiere di carta è migliore di uno di plastica monouso, però l’obiettivo deve essere arrivare a ridurre il monouso in ogni settore e in qualsiasi materiale. Compresi quelli compostabili, che spesso lo sono solo in impianti industriali.
Abbiamo necessità che migliori la consapevolezza nella gestione dei rifiuti, nel riciclo e nel non abbandono, specie nell’ambiente. Sul pianeta siamo miliardi: si pensi a che risparmio si potrebbe arrivare se nei paesi industrializzati ogni abitante riducesse il suo consumo di plastica, anche di soli 10 grammi pro capite.
Dobbiamo convincerci che tutte le soluzioni passano dall’individuo e mai dal solo collettivo: ognuno di noi è fondamentale come lo è ogni atomo in un elemento. Il nostro agire salva, cambia, modifica destini. Basti pensare a quanti maiali in meno entrerebbero nei macelli, se solo ogni onnivoro riducesse del 20% il suo consumo di salumi.
Tutti noi siamo artefici del cambiamento e insieme dobbiamo cercare di non mandare in frantumi il pianeta. Abbiamo il dovere di assicurare il futuro, su un pianeta che nonostante tutto è pur sempre uno scrigno di meraviglie che non abbiamo ancora visto per intero.