Cuccioli dall’Est Europa, occorre fermare questa tratta che ogni giorno riversa centinaia di cani sul mercato.
A prezzo di grandi sofferenze ma anche garantendo ingenti profitti per le organizzazioni criminali che gestiscono il traffico.
Non c’è giorno che sui giornali non appaiono notizie relative al traffico di cuccioli dai paesi dell’Est Europa e questa cronaca quotidiana prosegue senza sosta da anni.
Come se potesse essere considerato normale il reiterarsi di reati che trovano poi il loro compimento in canali “legali” di vendita. Il fatto incredibile infatti è che non stiamo parlando di un commercio nascosto, sotto traccia, assimilabile ai tanti traffici come quello di stupefacenti, ma di un traffico dove il legale e l’illegale si fondono in una mescolanza così intima da essere troppo spesso quasi indivisibili.
Sono oramai decine le inchieste giornalistiche fatte in tutta Europa su questo fenomeno, sulle sofferenze causate da questo commercio che si basa su allevamenti vergognosi e sulle sofferenze dei cuccioli strappati alle loro madri in età ancora troppo giovane.
Nonostante le certezze acquisite nelle inchieste sulla falsità dei documenti, sull’età troppo giovane dei cuccioli e sull’assenza quasi certa della vaccinazione antirabbica l’Europa continua a restare ferma, direi immobile, senza promulgare una nuova e più stringente direttiva europea.
Che possa davvero iniziare a contrastare in modo concreto il traffico di cuccioli e tutti i suoi problemi: sofferenze, costituzione di patrimoni illeciti, rischi sanitari, evasione fiscale e numerosi altri reati.
In Italia si continuano a denunciare le stesse persone, qualcuna ogni tanto finisce anche in carcere per pochissimi giorni, ma poi continuano senza sosta a reiterare gli stessi reati, nel nome di un vantaggio economico nemmeno raffrontabile rispetto ai rischi effettivi.
Esistono così trafficanti abituali, che risultano nullatenenti pur muovendo fiumi di danaro e sfruttando tutte le falle di una normativa inefficace e di una giustizia troppo lenta. Trafficanti che quando si riescono a trascinare in tribunale sono assistiti da legali, consulenti, associazioni di categorie dimostrando tutto il loro potere economico e rendendo palese la scarsa deterrenza delle normative in vigore.
Centinaia di processi non sono serviti nemmeno a rallentare questo flusso che pare inarrestabile, proprio come sono inarrestabili gli organizzatori e tutta la rete che li fiancheggia. Ancora una volta è la dimostrazione che lo Stato in nessun modo riesce a creare un deterrente economico verso questa tipologia di criminali, che ostentano senza alcun problema i profitti derivanti dalla tratta dei cuccioli dell’Est Europa.
Cuccioli dall’Est Europa, occorre fermare questa tratta una volta per tutte, bisogna mettere in campo nuove norme che incidano realmente sugli ingenti profitti che il traffico assicura ai suoi organizzatori. Occorre a questo punto iniziare a punire anche gli acquirenti, considerando che dopo decenni di tratta è impensabile che ci possa essere ancora qualcuno che non abbia sentito parlare di questo fenomeno.
Chi acquista cani sulla rete, pagandoli a prezzi più bassi del valore medio di mercato, facendoseli consegnare in mezzo alla strada o in aree di servizio autostradali, comunque fuori dal circuito dei negozi che almeno hanno il vantaggio di essere maggiormente controllabili, dovrebbe essere punito anche soltanto con una sanzione amministrativa.
Anni e anni di traffici rendono difficile se non impossibile pensare che questo tipo di commercio possa contrarsi senza una drastica diminuzione dei possibili acquirenti; decremento che non pare possibile avvenga in base alla semplice comprensione della sofferenza e dei rischi che comporta la tratta dei cuccioli.
Comprate il libro “La fabbrica dei cuccioli”, scritto da Macrì Puricelli e da Ilaria Innocenti per Edizioni Sonda oppure guardate l’inchiesta fatta un paio di anni fa da RSI e pubblicata su questo sito nell’articolo La tratta dei cuccioli dall’Est Europa e vi renderete conto come non possa essere più tempo di combattere il fenomeno con armi spuntate.
Occorre mettere in atto strategie diverse che consentano, una volta per tutte, di arrestare questa tratta e i reati che si trascina dietro.
Chi compra cani provenienti dal traffico dei cuccioli non è moralmente meno responsabile dei maltrattamenti di chi organizza questo commercio: diverse devono essere le sanzioni naturalmente, ma basta con la comprensione nei confronti quelli che non possono più essere considerati come “ignari acquirenti“.
Sono d’ accordo e condivido