
Voglio denunciare un maltrattamento di animali, ma hanno rifiutato di ricevere la denuncia perché non è la polizia che deve occuparsene! Questa è una ipotesi di risposta, purtroppo abbastanza frequente, che un cittadino, da nord a sud, potrebbe aver ricevuto recandosi in un posto di polizia.
I crimini contro gli animali sono poco indagati, anche perché chiedere un intervento non è facile per un cittadino. Rimbalzato a destra e sinistra fra forze di polizia e servizi veterinari, che troppo spesso si dichiarano incompetenti e invitano a rivolgersi altrove. Come se maltrattare gli animali non fosse un delitto punito dal codice penale.
Dietro questo comportamento, che per fortuna non è di tutti ma che è molto più diffuso di quello che si potrebbe pensare, si nascondono tre tipi di problematiche: la non conoscenza della norma, il non ritenere il maltrattamento un reato grave e, non ultimo, il non conoscere le procedure per interromperlo.
Così al cittadino che chiede ai Carabinieri d intervenire può capitare di sentirsi rispondere che non è di loro competenza e che, quindi, farebbe bene a rivolgersi al comando di Polizia Locale, che magari si dichiarerà altrettanto incompetente. Con la scusa che non sono veterinari, che il cittadino deve chiedere l’intervento delle associazioni di protezione degli animali, loro sono quelli che se ne devono occupare.
Non vorrà mica che la polizia si occupi di animali maltrattati?
Si, ci piacerebbe molto: questa è la risposta che molti cittadini darebbero alla persona in divisa che pronuncia questo quesito. Purtroppo però troppo spesso noi italiani siamo un po’ sudditi. Se l’autorità ci dice che per loro non è possibile intervenire raramente questo comporta una reazione del cittadino, che vive un po’ le persone in divisa come ai tempi dei Borboni.
La non conoscenza dei propri diritti spesso non consente di far valere le proprie ragioni e nemmeno quelle di chi, senza l’intervento dei cittadini, non ha potere alcuno perché non può rivendicarli da solo. Gli animali, ma anche le persone fragili, indifese come bimbi e anziani, rientrano in questa categoria, destinata a dover trovare difensori o soccombere.
Il pubblico ufficiale che nega al cittadino di esercitare un suo diritto non solo compie un abuso, del quale potrebbe dover rispondere al pubblico ministero, ma svolge davvero male il suo lavoro. La fiducia è alla base del contratto che lega cittadini e polizia e se si rompe questo rapporto il danno è duplice. Il cittadino si sentirà indifeso, ma il poliziotto perderà una fonte di informazioni e di collaborazione.
Senza poter scordare che i crimini contro gli animali sono tipici di persone psichicamente disturbate, di uomini potenzialmente violenti, instabili. Lo dimostra la letteratura scientifica, che da molto tempo afferma che la crudeltà contro gli animali è solo uno dei primi tasselli del puzzle che compone lo spettro della violenza.
Gli animali sono un ponte indispensabile fra polizia e persone vittimizzate
Le forze di polizia devono imparare a vedere gli animali come creature che meritano, che hanno il diritto di essere tutelate. Devono leggerli come indicatori di possibili problemi e come facilitatori nei rapporti con le persone vittime di violenza. Entrare in rapporto con gli animali e preoccuparsi per loro trasmette un segnale di empatia, di attenzione, che potrebbe sciogliere anime costrette dalla paura. Una porta che potrebbe aprirsi una volta sola e poi restare sbarrata per sempre.
Nessuna situazione può essere guardata con un angolo troppo stretto di visione: per comprendere occorre valutare tutta la scena, delineare le sue caratteristiche. Così, dietro un cane maltrattato, può nascondersi una famiglia con problemi di violenza, con abusi su minori oppure può trattarsi semplicemente di insensibilità, ignoranza. Ma accertarlo è un dovere, dal quale ogni forza di polizia non si può sottrarre.
I cittadini devono essere informati che se una persona che svolge funzioni di polizia giudiziaria rifiuta di accogliere una denuncia, in forma scritta, rilasciandone copia all’interessato, commette un reato. E come tale questo va denunciato direttamente alla Procura della Repubblica, meglio supportando il fatto con prove e circostanze.
Chi istruisce le forze di polizia dovrebbe tenere in maggiore considerazione le leggi a tutela degli animali e, in particolare, il maltrattamento di animali come comportamento precursore di altre violenze. Che potrebbero essere evitate se indagate per tempo. Diversamente le componenti più fragili di questa società continueranno a soffrire e a essere uccise, e non servirà nemmeno il Codice Rosso.
Gli Agenti e gli Ufficiali di polizia giudiziaria, venuti a conoscenza di un fatto-reato contemplato dal codice penale e dalle leggi ordinarie e speciali, devono intervenire, per impedirne la prosecuzione, ovvero che sia portato ad estreme conseguenze e darne notizia all’Autoritá Giudiziaria.
Per questo motivo nel’articolo viene detto che il mancato intervento è un reato. Occorre aumentare la consapevolezza sia nelle forze dell’ordine, sulla qualificazione giuridica del maltrattamento, sia nei cittadini su quelli che sono i loro diritti.