Diesel è diventato un eroe

Diesel è diventato un eroe, suo malgrado, per essere caduto in servizio come cane poliziotto durante le operazioni di ricerca degli attentatori di Parigi, così è nato subito l’hashtag #JeSuisChien

Nella realtà sono gli uomini e non gli animali che han bisogno di eroi, per la necessità di attribuire a qualcuno un particolare coraggio, generalmente mescolato all’altruismo, nell’aver compiuto azioni pericolose, che lo han portato quasi sempre a perdere la vita. E così i commenti sulla rete si sono alternati fra quanti celebravano la morte del cane eroe migliore degli umani e la fazione contrapposta, che sosteneva essere ridicolo preoccuparsi per la morte di un cane: le solite due punte estreme che normalmente si creano quando si parla di diritti animali. C’è chi attribuisce agli animali valori spesso superiori a quelli umani, mentre la fazione opposta irride queste considerazioni dall’alto della sua presunta superiorità umana. Io credo che per gli animali queste due ali, le punte estreme, costituiscano il tappo che rallenta l’avanzata del riconoscimento dei loro diritti. Penso che Diesel non sia un eroe, ma solo un cane, un meraviglioso cane, che ha ripetuto quello che tutti i suoi simili fanno da millenni per l’uomo: obbedire, difendere, proteggere, aiutarci, onorando un rapporto di mutua collaborazione che noi uomini avevamo proposto e i progenitori degli attuali cani avevano accettato. Poi noi abbiamo cambiato i termini di questo patto, come spesso accade nella nostra specie ogni qualvolta un alleato diventa meno importante, naturalmente a danno dei cani a cui spesso, troppo spesso, infliggiamo sofferenze con la massima indifferenza.

Non bisogna cadere nella trappola di umanizzare gli animali, di appiccicargli comportamenti che non sono i loro, di trattarli come se fossero dei bambini privandoli della loro natura oppure dandogli, come in questo caso, la patente di eroi, termine abusato quanto quello di amico, ma non corrispondente al vero. Il cane Diesel ha fatto solo quello che il suo conduttore gli aveva detto di fare, perché lo aveva imparato, ma soprattutto perché il suo compagno umano gliel’aveva chiesto. Un gesto d’amore, di obbedienza e di protezione di cui solo un cane è capace e per il quale già deve meritare tutto il nostro rispetto. Forse una parola la meritava il dolore del suo conduttore, che può essere capito solo se hai visto da vicino il rapporto che li lega ai loro cani. Sono sicuro che lui abbia versato lacrime per Diesel, per la sua morte, quella di un amico e un collega, proprio come faremmo noi con il nostro animale di casa.

Chi poi sostiene che “tanto è solo un cane” dimostra di non capire, di ignorare che gli esseri viventi, sicuramente i mammiferi, sono capaci di sentimenti, hanno la capacità di capire, sanno creare dei legami, hanno società con regole precise, come i lupi ad esempio. Liquidare gli animali come se fossero cose, gettare la considerazione che abbiamo nei loro confronti come uno straccio sporco è una dimostrazione di assenza di empatia, di quella sensibilità e di quel rispetto che dovremmo provare verso chiunque ci aiuti senza chiedere ricompensa. Questi sono giudizi di persone che non conoscono i cani e giudicano, forse con l’occhio di quanti pensano che gli amanti degli animali siano tutti come la signora con il tacco 15 e il chihuahua nella borsa, senza conoscere e senza aver mai vissuto con un cane.

Se si riuscisse a garantire agli animali il giusto rispetto senza volerli far diventare umani, dando loro le giuste attenzioni e quella protezione che l’uomo, come gestore del pianeta, dovrebbe riconoscere a tutte le creature viventi,  per i diritti degli animali sarebbe un grande passo avanti. Noi non siamo migliori di loro, come loro non lo sono nei nostri confronti: siamo esseri viventi diversi, con differenti capacità ed abilità. Senza dimenticare, però, che tutti gli animali hanno comunque qualcosa da insegnarci: non sono stati corrotti da ambizione, danaro e potere e questo gli consente di poter orientare davvero le proprie scelte nell’interesse esclusivo non dell’individuo ma della specie.

Se soltanto noi avessimo la capacità di ritenere come bene supremo non quello individuale, ma quello della società degli uomini, la nostra vita sarebbe migliore, senza confini, senza frontiere né barriere, senza schiavi, senza bambini soldato, senza trafficanti di esseri umani, insomma senza i tanti mali che affliggono la nostra comunità di uomini imperfetti.

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