
I corridoi faunistici sono indispensabili per garantire agli animali di spostarsi in sicurezza, senza rischiare di essere investiti. Nel contempo garantiscono di evitare incidenti durante la circolazione stradale, diminuendo drasticamente gli incidenti causati dalla fauna sulle strade. Che rappresentano per gli animali barriere insormontabili. Dividendo i territori per decine e anche per centinaia di chilometri. Impedendo di fatto il libero vagare e la dispersione degli animali.
Un problema che in altri paesi è stato affrontato, ma anche spesso risolto, con un costo davvero irrisorio se paragonato a quello causato dagli incidenti. La mancanza di attraversamenti sicuri infatti è la principale causa di impatto con i veicoli. Con tutto il corollario di costi, in termini economici e di vite, che questi eventi causano. Senza dimenticare il grande danno in termine di biodiversità. In Italia si potrebbe dire che si è studiato molto, ma si è fatto ancora troppo poco. Questa purtroppo è una peculiarità del nostro paese che ha sempre investito troppo poco sui temi ambientali.
Nel 2008 ISPRA ha pubblicato un lungo studio sull’importanza di creare corridoi che consentano il libero vagare della fauna. Sono più 300 pagine ricche di dati, non ultimi anche se datati, quelli relativi al numero di incidenti. Indicati per difetto in quanto riguardano gli animali di grossa taglia. Quest’estate in Abruzzo un orsa con i cuccioli, solo per fare un esempio, si è infilata in una galleria stradale, non riuscendo a trovare un’uscita “naturale”.
Lo studio sui corridoi faunistici e la loro importanza è stato applicato poche volte in Italia
La realizzazione di questi corridoi dovrebbe essere ritenuta una priorità su ogni nuova infrastruttura messa in cantiere. Mentre, anche nell’ottica della creazione di nuovi posti di lavoro, risparmio in termini economici e di vite, bisognerebbe ammodernare senza ritardo l’esistente. Per evitare che gli animali restino imprigionati fra arterie stradali e ferroviarie, creando in questo modo anche conflitti con le comunità locali. Se gli animali non riescono a andare in dispersione rischiano di crescere numericamente, dovendo così dividersi territori e risorse limitate.
La dispersione degli animali sui territori è un fattore molto importante per la conservazione di una specie. Sia sotto il profilo della variabilità genetica che per evitare un’inutile perdita di biodiversità. Causata da un elevato numero di morti traumatiche. Strade, autostrade e ferrovia diventano fattori non solo limitanti ma rappresentano, secondo lo studio condotto da ISPRA, un problema serio che andrebbe affrontato e risolto.
Gli studi esistono ma è prioritario applicarli
Gli studi sulla mortalità stradale di fauna selvatica (“road mortality”) condotti in tutti i continenti hanno prodotto risultati allarmanti, mostrando perdite elevate per molte specie. In Europa vengono stimati dai 10 ai 100 milioni tra uccelli e mammiferi travolti ogni anno sulle strade. Secondo una nuova procedura di calcolo elaborata in Svezia, per ogni 10.000 km percorsi da un veicolo si produrrebbe l’uccisione di un uccello. Per un anfibio la probabilità di restare ucciso su una strada con un flusso di 500 veicoli/ora è del 18% e per un micromammifero del 10%. La mortalità stradale incide sull‟1-4% delle popolazioni di specie comuni, ma può arrivare al 40% nelle specie più sensibili.
Tratto dallo studio “Tutela della connettività ecologica del territorio e infrastrutture lineari” di ISPRA
In ciascuna provincia italiana si stimano oltre 15.000 animali travolti ogni anno, e la tendenza generale va verso l’aumento, alla luce dell’espansione della rete stradale e dell’incremento dei volumi di traffico.
La frammentazione del territorio crea delle isole, dalle quali gli animali possono uscire solo con grandi difficoltà
Le specie selvatiche ovviamente non sono in grado di capire i confini artificiali rappresentati dai tracciati viari. Strade, autostrade, ferrovie ma anche i canali artificiali per loro rappresentano solo barriere. Che devono essere aggirate o attraversate. Per un animale infatti l’obiettivo è quello di raggiungere nuovi territori che significano disponibilità alimentari. Ma anche luoghi che offrono possibilità di stabilirsi e riprodursi. Un fatto che può diventare un miraggio, a causa del reticolo di infrastrutture che il più delle volte rendono molto difficile il passaggio.
Le strade extraurbane sono costellate di cadaveri di animali: dalla microfauna come i rospi, che vengono schiacciati a migliaia nel periodo degli amori, alle specie più grandi. Come ricci, volpi, tassi per arrivare a cinghiali, lupi, cervi e anche orsi, Ma solo gli animali di grandi dimensioni, se investiti, entrano nelle statistiche. Considerando che le collisioni provocano danni materiali e spesso feriti.
Le morti dei piccoli animali non vengono rilevate, mentre diventano un richiamo alimentare per altre specie. Che a loro volta rischiano di rimanere uccise dai veicoli, specie nelle ore notturne. I cadaveri raramente vengono rimossi dal manto stradale con rapidità e possono restare sulle strade per giorni. Animali che rischiano di diventare pericolose esche per altri e che non saranno mai presenti nei censimenti. Pur rappresentando la stragrande maggioranza delle morti per collisione.
Una delle priorità per limitare la perdita di biodiversità causata da motivazione antropiche è quella quindi di mettere in sicurezza le infrastrutture. Un tema che dovrebbe stare a cuore sia chi si occupa di sicurezza della circolazione, sia a quanti tutelano il nostro capitale naturale.