La crudeltà appartiene solo agli uomini, non è un comportamento che condividiamo con altri esseri viventi.
Lo racconta anche la vicenda di Jaco, un husky a cui è stato dato fuoco perché disturbava con il suo abbaio.
Poco importa sapere dove è successo, quello che è rilevante è che qualcuno, deliberatamente, ha compiuto questo gesto. Con crudeltà e consapevolezza.
La crudeltà è una caratteristica esclusiva e peculiare della nostra specie, per fortuna non così diffusa ma presente nel genere umano. Nulla di paragonabile ai comportamenti animali, spesso non privi di violenza e di sofferenza, mai messa in atto, però, con intenzione di far soffrire. Con il compiacimento di far provare sofferenza.
La più violenta delle predazioni è sempre e soltanto legata alla sopravvivenza, mai alla volontà di infierire. La morte è solo strumento di vita per un lupo o per un leone. Non c’è volontà di causare dolore ma solo un modo per garantire un futuro a se stessi e alla propria discendenza.
Negli uomini invece, dotati di un’elevata capacità di effettuare ragionamenti complessi, la crudeltà viene messa in atto con volontà. Lo dimostra la storia umana e la raffinatezza con cui la nostra specie ha studiato, con incredibile attenzione, strumenti e modi per causare dolore. Allontanando il tempo della morte, trasformando la fine in un evento salvifico.
Si potrebbero spendere fiumi di parole per ricordare strumenti, modi, sistemi e situazioni create dall’uomo per provocare le peggiori sensazioni nei suoi simili. Dedicando tempo e studi alla creazione del dolore e della sofferenza, fisica e dell’anima. Senza che questo però possa significare che tutti gli uomini siano crudeli. Una scorciatoia che porta a conclusioni errate.
L’uccisione di un cane perché abbaiando disturba è di per se un atto irragionevole e violento, criminale. Messo in atto con una fucilata avrebbe avuto, per esemplificare, queste connotazioni. Ma dar fuoco a un cane significa, invece, volergli causare con intenzione sofferenze indicibili, prevedibili, volute. Che denotano crudeltà.
L’uomo che ha dato fuoco a Jaco, causandone la morte dopo giorni di sofferenza, ha scelto consapevolmente di mettere in atto un’azione crudele. Piena di rancore e di violenta determinazione. Un uomo pericoloso, per tutta la società non solo per il cane che ha seviziato. Una persona che andrebbe allontanata dal consesso civile, fino a quando non rappresenti più un pericolo.
Ma le incitazioni alla violenza lette sulla rete nei confronti di questo, al momento, ignoto criminale non sono eticamente migliori. Non aumentano le speranze di un futuro migliore, ma solo orrore verso un manipolo di scalmanati che perdono i propri valori per volontà di vendetta. Facce diverse della stessa medaglia.
Fortunatamente il coraggio a molti viene solo sui social e così la violenza resta verbale. Ma sarebbe un errore giudicarla innocua perché non lo è e lo dimostrano proprio questi nostri giorni. Nei quali la violenza si sta affermando, insieme a arroganza e tracotanza, rischiando di creare una società che spaventa. Una società dove ha ragione chi urla, non chi pensa.
@Enrico Parola : nemmeno a me piace particolarmente questo articolo. Prima di ogni cosa per la frase iniziale: “Poco importa sapere dove e’ successo”. Primo segno, nella sua omissione, di uno stile “Brain Washing” ,in cui il cittadino viene privato dell’informazione-conoscenza che porterebbe a ragionare, e a cui invece seguono una valanga di Bla-bla-bla con effetto ipnotico per completare l’ubriacamento mentale ! Te lo dico io dove e’ successo : Per l’ennesima volta, questa manifestazione di incivilta’ e’ avvenuta al sud (quando non e’ in tal luogo si tratta spessissimo di meridionali trapiantati). Ed ‘ successo a Brindisi, Puglia. Il cane e’ stato BRUCIATO VIVO (il secondo gesto di incivilta’ in questa storia) cosa che e’ stata possibile molto probabilmente perche’ la padrona, come la maggior parte dei meridionali che mi stanno circondando in questo momento -mi trovo nel profondo sud- se ne FOT**EVA del suo cane, perche’ “I cani dentro casa sporcano” , quindi il cane , lasciato da solo a se stesso,manifestava comportamenti patologici, ovvero abbaio continuo! (e questa e’ la prima manifestazione di incivilta’ di questa storia). Altrimenti non mi spiego come sia possibile che il cane abbaiasse di continuo e che fosse TOTALMENTE INCUSTODITO a tempo indeterminato nel balcone. Tanto che nessuno, nemmeno la proprietaria stessa si e’ al principio accorta di niente (..mi chiedo quanto tempo sia passato prima che si accorgesse dello stato pietoso del cane!?) Questa perlomeno la mia teoria per spiegare come sia potuto succedere. I CANI NON SI LASCIANO INCUSTODITI, SOPRATTUTTO SE CI SI TROVA IN UN POSTO AD ALTISSIMO INDICE DI MALTRATTAMENTO. Adesso, la proprietaria, o meglio ex, chiede giustizia . Io temo che questo sia un po’ un atteggiamento da lacrime di coccodrillo. Forse mi sbaglio, ma mi chiedo: se non ho ragione nella mia ipotesi, lei dov’era!? E perche’ questo cane abbaiava di continuo!? Ce ne sono tanti , attorno a me, tenuti perennemente isolati nel balcone, come oggetti. Anch’essi ‘ammattiti’ , che abbaiano di continuo per la solitudine, frustrazione, rabbia. E si tratta di proprietari famiglie- bene, borghesia-bene, etc. etc.con le definizioni. Comunque ,a chi interessa,c’e’ in rete una raccolta firme per trovare il colpevole (il nome Jaco li’ e’ scritto con la “Y”).
Capisco perfettamente che l’articolo possa non piacere. Correttamente ognuno espone le sue opinioni, che non possono e nemmeno vogliono diventare vangelo. Nessuna volontà di mistificare, soltanto quella di parlare del gesto, senza dargli una connotazione geografica, senza voler criminalizzare categorie intere. Quando lei scrive “la maggior parte dei meridionali si comporta così” commette un grave errore dal mio punto di vista. Di presunzione, perché pensa evidentemente di conoscere la maggioranza dei meridionali e i loro comportamenti e di non conoscenza perché fatti uguali, sotto il profilo dell’incuria avvengono al nord e non sono messi in atto da meridionali.
Francamente, ma credo che traspaia chiaramente dai miei scritti, detesto ogni forma di razzismo e di violenza e la divisione della società in categorie. Detesto in particolar modo gli animalisti razzisti, quelli che vorrebbero tutelare gli animali e mettere al rogo le persone, per colpe presunte o reali. Dicendo di rispettare gli animali, senza aver rispetto per gli uomini.
Come vede pubblico il suo commento, anche se a tratti lo ritengo sgradevole nei confronti delle persone del Sud, proprio perché questo mi permette di risponderle e anche di scrivere, ancora una volta, che le persone razziste, tanto o poco che lo siano, possono avere altre fonti di informazione, senza per forza leggere le pagine di questo sito. Io, per contro, continuerò a scrivere di animali e di persone, senza categorizzarle in meridionali o settentrionali, immigrati o italiani. Ritengo che siano solo due le categorie che dovrebbero interessare tutti: quella composta dalle persone civili, educate e rispettose e quella opposta. Composta da tutti quelli che non rispettano le regole, che non danno valore alla sofferenza. Queste persone vanno civilmente contrastate, ovunque abbiano messo per la prima volta il piede per terra. Con uno Stato di diritto che dovrebbe essere capace di far rispettare le regole, a tutti, senza essere colomba con i falchi e falco con le colombe.
un articolo dal finale lascivo, melenso e ipocrita. Fino a quando dovremo sopportare i delinquenti e coloro che cercano di sminuire i reati ?
Lei è la dimostrazione provata che non tutti quelli che sanno leggere riescono a capire cosa scrivono, sia gli altri che loro stessi. Peraltro l’aggettivo lascivo c’entra davvero poco con il suo commento, considerano che il significato del termine è, secondo il dizionario, “incline a sensualità o licenziosità”. Ma contento lei di commentare in questo modo, non contenendo termini ingiuriosi, la pubblico senza alcun problema.