violenza porta la società

La violenza porta la società dentro un tunnel senza uscite, imbottigliando spesso uomini e animali in un comune destino. Nonostante la leggenda racconti che esiste una violenza buona, quella contro l’oppressione, la realtà è differente.

La nostra società, forse alimentata da un momento socio economico particolare, forse anche grazie al contributo dei social, sembra stia diventando sempre più incline a attuare comportamenti violenti.

Spesso nutrendosi del mito che esista una giusta causa, capace di giustificare ogni violenza.

In fondo, e non solo sui social, basta una piccola scintilla per dar fuoco alle polveri e come per magia arrivare a incendiare le anime delle persone. Talvolta per buone cause come la tutela degli animali, talvolta per pessime ragioni come il razzismo e altre per questioni che meriterebbero una maggior pacatezza, come la vita politica del nostro tormentato paese.

Il mito della forza non può essere usato per cercare consenso

Cercare il consenso attizzando la violenza è un gioco facile per chiunque sappia usare le parole. Stimolare lo scontro è sempre molto più immediato e semplice di quanto non lo sia cercare di produrre riflessioni, che quando entrano nella consuetudine comportamentale delle persone, però, portano a cambiamenti significativi. Al contrario dei fuochi appiccati dai piromani, che distruggono molto senza produrre nulla di positivo.

La violenza porta la società dentro un tunnel senza uscite, ci priva della capacità di lavorare per compiere azioni positive, relegandoci nell’angolo buio di quanti credono che alle ingiustizie si debba rispondere sempre in modo altrettanto aggressivo, attuando una sorta di legge del taglione di quest’epoca social.

Dove si leggono commenti che fanno rabbrividire, dove la violenza viene volutamente sbattuta in faccia alla gente, solo per provocare una reazione, contraria ma spesso purtroppo uguale nei modi e nei contenuti.

Scrivendo mi rendo conto che potrei ampliare di molto la platea dei miei lettori se avessi la voglia di scendere su questo terreno, perché sono più quelli che amano la polvere dello scontro verbale piuttosto che il tranquillo scorrere della riflessione.

Proporre la forca per chi commette violenze non serve a risolvere

Proponendo la forca per i bracconieri otterrei molti più lettori che non cercando di stimolare azioni positive. I post con immagini di animali squartati certo fanno più clamore, destano più attenzione e invogliano al commento. Il più delle volte con promessa di azioni terribili da mettere in atto contro i responsabili, con il coraggio tipico dei leoni da tastiera.

Ma i nostri odiatori professionisti dimenticano che spesso gli autori di azioni violente, crudeli, godono non solo della sofferenza che causano alle loro vittime ma anche dell’odio che riescono a suscitare con le loro azioni.

Con l’aggravante di creare una catena emulativa in soggetti deviati , sempre in attesa di trovare una ribalta mediatica, cosa che dovrebbe essere evitata. Si può raccontare la componente negativa della violenza anche senza mostrarla nei particolari, senza trasformare un post in una scena splatter.

Gettare un cane vivo da un ponte, per legarmi a un fatto di cronaca di questi giorni, è un fatto talmente grave che per suscitare attenzione e indignazione, che è diversa dalla violenza, non ha bisogno di mostrare una foto con un corpo straziato. Non serve, è inutile, non crea valore.

In questi giorni agitati politicamente ho letto cose davvero indegne, a 360 gradi e senza esclusioni di posizione. Dimostrando così che la violenza e l’aggressività, anche solo verbale, sono ugualitarie e diffuse su tutto il campione della nostra società.

Bisognerebbe depotenziare queste esplosioni che stanno dando vita alla creazione di una società sempre più irritabile, violenta, sopra le righe. Un posto dove ognuno non ha solo il diritto, sacrosanto, di avere un’idea ma anche il dovere di privare gli altri dal pensarla in modo diverso. A pena di minacce di morte e insulti.

Forse sfugge a quanti difendono i diritti degli animali, per citare una categoria che conosco e che è trasversale rispetto alla composizione sociale e politica, che pochi saranno i cambiamenti sino a quando non miglioreranno i rapporti fra gli uomini.

Non saranno mai riconosciuti maggiori diritti agli animali se prima non faremo pace con gli uomini. Esistono gerarchie logiche che non cambieranno sino a quando non migliorerà il livello culturale di questa società, quando avanzeranno rispetto e mutuo aiuto come criteri fondanti.

La rete è uno strumento fantastico, per scambiare opinioni, affetti, per raccontare punti di vista. Trasformarla in un campo di addestramento per gladiatori non servirà a migliorarci. Non esiste una violenza buona, al massimo esiste quella indispensabile che comunque rappresenta il peggior modo possibile di ottenere un risultato. Accettabile solo quando è davvero l’ultimissima strada da percorrere.

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