
Il lupo ostaggio della cattiva politica? Si e non è una domanda retorica, ma una certezza che ogni giorno che passa trova ulteriore conferma. Un cocktail di pochi selezionati ingredienti può portare la la politica a ottenere grandi risultati. Convincendo l’opinione pubblica di un pericolo non reale, per mettere in atto azioni gradite al mondo agricolo e venatorio. Per poi riuscire a raccogliere consensi da tutti.
Questo è il quadro che esce dalla lunga intervista fatta a Ulrich Wotschikowsky, pubblicata dall’Alto Adige in un lungo articolo che potete leggere qui. Un racconto che spiega in modo chiaro e efficace molti dei retroscena e dei luoghi comuni che popolano le leggende sui lupi. Fatto da una persona che conosce bene l’ambiente venatorio e che, in aggiunta, è un grande esperto dei predatori.
La sostanza, ma leggete l’intervista integrale perché si possono comprendere molte cose in dettaglio, è che intorno al lupo, come sappiamo, ruotano interessi politici. Fatti di consenso e di voti in una complessa alchimia che riesce a mescolare gente comune e cacciatori, politici e pastori ma anche finti esperti.
Wotschikowsky, a dispetto del cognome impronunciabile, lo espone in maniera molto chiara, sostenendo che la gestione dei lupi a colpi di fucile, come vorrebbe la politica è inutile. Occorre cambiare le strategie di protezione degli animali sui pascoli, usando i sistemi di un tempo, i cani da guardiania, oppure i mezzi più moderni come i recinti elettrici.
Il lupo sulle Alpi non è un pericolo per l’uomo, ma la politica è un pericolo per il lupo
Secondo l’esperto è il lupo ostaggio della politica e non la popolazione del Trentino o dell’Italia che sia, davvero, in pericolo per la sua presenza. E di lupi sull’arco alpino ne arriveranno anche dai confini Est del paese, infatti l’espansione dell’areale del lupo è strettamente legata alla presenza di prede. Che nel nostro paese non mancano certo, anche grazie a dissennati ripopolamenti venatori.
«So di assessori regionali e di esponenti di spicco del mondo politico altoatesino pronti a infiammare le platee parlando di risolvere il problema “legalmente o illegalmente” o di sedicenti esperti che evocano le tre “s”: sparare, scavare, seppellire.
Dall’intervista di Ulrich Wotschikowsky pubblicata sul quotidiano “Alto Adige”
Bisogna pensare che ora e in futuro non sarà più possibile lasciare animali incustoditi al pascolo, come si riscontra quasi sempre dove ci sono predazioni. I costi di queste protezioni, così come gli indennizzi, devono essere considerati come collettivi: la fauna è di tutta la comunità ed è giusto che i costi siano ripartiti su tutti i cittadini.
Il rispetto nei confronti dei predatori parte anche da una gestione veloce e corretta della liquidazione degli indennizzi a favore degli allevatori che hanno subito perdite. Occorre infatti sgomberare il campo da ogni possibile causa di contrasto. Imparando a veicolare giuste informazioni per evitare che il consenso alla cattiva politica arrivi dalle leggende messe in piedi dai cacciatori.
Con piani intelligenti di comunicazione e con un sistema che non penalizzi gli allevatori si sottrae ossigeno sia alla cattiva politica che al raccordo fra allevatori e cacciatori. Riportando la gestione faunistica in un contesto che non veda al centro gli interessi venatori, la competizione per le prede e l’idea che i cacciatori siano i migliori regolatori perché così non é, come dimostrano i fatti.