
Sulle orche a Genova saggio è chi sa di non sapere, chi decide di non dare pareri, di non suggerire ipotesi fantasiose, di non esporre certezze magari senza mai essersi occupato di cetacei nella sua vita. Non si dovrebbe scrivere o rilasciare interviste su argomenti dei quali poco si sa. Per evitare di dare informazioni sbagliate, fuorvianti e imprecise.
Il piccolo gruppo di orche che è entrato nel Mediterraneo arrivando a Genova rappresenta un fatto insolito, ma non così raro. Sul quale i ricercatori si interrogano, esprimendo caute ipotesi. Difficile capire il motivo che le ha spinte ad entrare da Gibilterra, arrivando sino davanti al porto di Genova. Impossibile al momento capire perché stiano lì, cosa stiano aspettando o cosa abbiano trovato.
Lo spiega in modo chiaro Sabina Airoldi, direttore scientifico dell’Istituto Tethys, che da anni studia i cetacei, in un’intervista a Repubblica. Si possono soltanto azzardare ipotesi e non si riescono a fornire certezze, soprattutto sulle motivazioni che le spingono a restare a Voltri. Questa infatti rappresenta la vera anomalia di questa situazione: il restare in un piccolo tratto di mare.
I ricercatori hanno solo ipotesi sulla presenza delle orche a Genova
Eppure molti altri, che i cetacei magari li han visti solo nei documentari della BBC, si gettano a capofitto in complesse teorie. Lanciando certezze sulla provenienza, ipotizzando che gli animali si siano “smarriti” -ipotesi suggestiva- oppure che il loro arrivo sia tutta colpa dei mutamenti climatici.
La natura è molto più imprevedibile, le motivazioni non sempre sono quelle apparenti: non stiamo parlando di un orso polare su un lastrone di ghiaccio alla deriva. Fatto che di per se potrebbe evocare molte suggestioni. Stiamo parlando di un piccolo branco di orche, che per scelta sono entrate in Mediterraneo e si sono fermate a Genova. Con un piccolo che forse non è in perfetta salute.
Nel piccolo gruppo che sembra non voler abbandonare il porto di Voltri preoccupa soprattutto il cucciolo. “Mentre abbiamo visto più volte emergere le orche con la loro grande pinna nera, il piccolo si è visto poco. I nostri ricercatori hanno preso i tempi di immersione e diversi dati dai quali cercheremo di capire se c’è qualcosa che non va o meno – sostiene la biologa marina – e mi auguro con tutto il cuore di vederle presto lasciare Genova, sarebbe davvero un bel regalo di Natale”.
Tratto dall’articolo di Repubblica di Giacomo Talignani
Esiste una sola speranza: che ritornino verso Gibilterra
Gli uomini in un caso come questo possono solo stare a guardare, aspettare raccogliendo dati utili, senza poter interferire. Questa situazione è naturale, pur con tutti i suoi limiti e gli imprevisti, e non c’è possibilità di intervento. Unica certezza è che esista una motivazione sul loro permanere di fronte a Genova. Le orche sono intelligentissime e costituiscono gruppi familiari (POD) molto coesi, come avviene per i lupi.
Lasciamo che siano i ricercatori a occuparsene, impariamo a rispettare il primato della natura e, soprattutto, evitiamo di voler spiegare quel che non conosciamo. Saggio è chi sa di non sapere, saggio e intelligente chi evita di rilasciare interviste su temi non ben conosciuti. Sottraendosi al fascino di un momento di notorietà, per non dire una carrellata di ovvietà e di imprecisioni.
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