Smantellata rete di trafficanti di cuccioli

Finalmente è stata smantellata rete di trafficanti di cuccioli. Otto persone sono state denunciate per gravi reati. Dopo mesi di indagini, pedinamenti e perquisizioni sono stati identificati i responsabili di un’associazione per delinquere. Finalizzata al traffico di cuccioli.

Composta probabilmente dai soliti noti, anche se i nomi non si trovano sulle pagine dei giornali. Sbatti il mostro in prima pagina non funziona con i trafficanti, che hanno fior di studi legali.

I reati ipotizzati sono, come sempre, tanti e gravi. Associazione per delinquere, falso documentale, falso ideologico, maltrattamento di animali e violazione delle leggi sull’importazione, truffa, frode in commercio. Sono stati bravi i poliziotti della Polizia Stradale di Udine coordinati dal Vice Questore Rita Palladino.

Adottate misure cautelari ma non l’arresto dei responsabili

Sono riusciti a convincere il pubblico ministero Andrea Gondolo, della Procura della Repubblica di Udine e anche il Giudice per le indagini preliminari. Però nonostante questo, nonostante indagini durate mesi, in carcere non finisce nessuno. I giornali titolano di 8 arresti, ma in realtà sono solo misure cautelari (leggi qui). Per il traffico di cuccioli raramente, molto raramente, si aprono le porte del carcere.

Del resto la prova di questo è la reiterazione del delitto da parte di soggetti più volte denunciati e spesso già condannati. Che guadagnano milioni di euro ma che riescono a stare fuori dal carcere. Un crimine che paga come il traffico di stupefacenti, ma con il quale si rischia poco. E con i profitti milionari si pagano avvocati, fior di consulenze e si fanno durare i processi anni.

In attesa della prescrizione, di un’assoluzione giustificata da una legislazione complicata, che spesso gli stessi giudici fanno fatica a comprendere. E lo dico con certezza, avendo seguito un’indagine e fatto rinviare a giudizio un bel po’ di persone. Dopo mesi e mesi di udienze, consulenti, testimoni, parti lese si è arrivato a condanne lievi e molte assoluzioni.

Un reato troppo complesso, una legge complicata che parla di vaccinazioni, passaporti, modelli TRACES per l’importazione, finestre, test anti rabbici e così via. Con periti che cavillano sui giorni, sull’età di un cucciolo, sulla fallibilità dei vaccini, sugli anticorpi e sui casi avversi. Quanto basta per disorientare chi giudica.

Con pubblici ufficiali e polizia giudiziaria chiamata a testimoniare, ma non dall’accusa, ma dai trafficanti. Per convincere che è tutto un errore, che in altri controlli erano risultati puliti e rispettosi. Con veterinari, professoroni universitari, chiamati come consulenti, ma sempre dagli imputati.

Così finisce che gli stessi soggetti, dopo pochi mesi, riprendano gli stessi traffici. Che prevedono veterinari compiacenti, punti vendita che sanno perfettamente che anche se hanno il microchip italiano i cani sono dell’Est. I trafficanti sono tornati alle origini del traffico, importando illegalmente cani senza identificazione, per dichiararli come nati in Italia (leggi qui)

Ma anche le regioni coinvolte sono sempre le stesse, Lombardia e Emilia Romagna e molti dei trafficanti di cuccioli odierni erano venditori di animali esotici importati illegalmente. Poi si sono convertiti: maggiori guadagni, minori rischi, soldi assicurati. E questo bengodi dura da decenni.

Gli acquirenti dei cuccioli non sono esenti da colpe

E temo che continuerà ancora a lungo: gli acquirenti non demordono, anzi sono stimolati anche dalle persone famose, su cui ho scritto più volte. Certo non dicono di comprare animali che provengono dal traffico, ma stimolano a comprare cuccioli di razza. Ma oggi il mercato dei cuccioli, fintamente di razza (leggi qui), è nel’80% fatto da cuccioli dell’Est.

Bisogna cambiare la legge, quantificare i profitti e sequestrare i beni per equivalente. Chiudere i negozi di animali compiacenti, gli allevatori compiacenti e radiare i veterinari complici. Senza esitazioni. Per mettere fine a questo brutto capitolo che crea maltrattamenti agli animali. E prima poi porterà anche un caso di rabbia, perché è inevitabile, per statistica.

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