Sterilizzare orsi e lupi per contenerne il numero, con un intervento chirurgico mini invasivo, è la proposta contenuta in un DDL presentato al Senato.
Il senatore Donatella Conzatti di Forza Italia ha presentato il disegno di legge 348, unitamente ad altri colleghi, per modificare la legge attuale in tal senso.
Pensare di poter usare la sterilizzazione chirurgica sulla fauna come misura alternativa agli abbattimenti rappresenta un’idea che personalmente ritengo surreale.
Partiamo dalle operazioni di cattura che sono non facili, spesso sono traumatiche e certamente non consentono, per il contesto in cui avvengono, di poter allestire una sala chirurgica sul posto. Sarebbe quindi necessario trasportare gli animali presso una struttura in cui tutto questo sia possibile.
Questa attività viene già praticata sui lupi che si ritiene possano essere ibridi. Con infinite difficoltà vengono catturati e una volta accertato che non si tratta di esemplari puri, ma del frutto di un incrocio fra lupo e cane, vengono sterilizzati e reimmessi sul territorio (leggi qui). Pensare però di estendere queste operazioni come strumento di gestione numerica è impensabile. Quanto inutile.
La storia del lupo nel nostro paese dimostra con chiara evidenza come una popolazione faunistica possa contrarsi, sino quasi a scomparire, per una serie di ragioni che ne limitano la diffusione e quindi la riproduzione: bracconaggio, mancanza di territori e soprattutto assenza di prede.
Il lupo per questo motivo è rimasto confinato per decenni in parti limitate e remote della penisola, sino a quando non sono mutate le condizioni ambientali che hanno giustificato una nuova colonizzazione del territorio. La storia del lupo è completamente differente da quella dell’orso in quanto, nonostante le leggende, non ci sono state reintroduzioni o liberazioni di individui provenienti da altre zone.
Due fattori hanno consentito la ripresa della popolazione: lo spopolamento delle campagne, della montagna in particolare, e l’aumento delle prede, anche a causa della dissennata introduzione di animali come i cinghiali, per fini venatori. Si sono così aperti per il predatore nuovi corridoi per spostarsi sulla dorsale dell’Appennino e un’abbondanza di risorse trofiche. In poche parole la natura ha fatto il suo corso.
Dimostrando in modo incontrovertibile come l’azione dell’uomo, la presunta capacità di gestione della fauna, del capitale naturale sia pressoché nulla. Le popolazioni tornano a crescere quando si modificano in senso positivo i vantaggi ambientali. Vale per i lupi ma vale anche per le prede, come cinghiali, cervi e caprioli. Per questo motivo sterilizzare orsi e lupi per contenerne il numero è davvero un’idea surreale.
Gli agricoltori e i cacciatori se la prendono con tutte le specie che entrano in competizione con l’uomo ma anni di presunta gestione faunistica basata sugli abbattimenti, massivi e selettivi, hanno dimostrato la totale e completa inefficacia di questi strumenti per ottenere una gestione armonica delle popolazioni.
Se qualcuno è in grado di dimostrare che la gestione delle popolazioni attraverso la caccia ha avuto casi di successo, grazie ai quali si è ricreato un equilibrio stabile, lo invito a colmare questo mio vuoto di conoscenza. Diversamente bisognerebbe che prendessimo coscienza dell’umana incapacità di gestire la fauna e provassimo a farlo non più a fucilate, o con idee balzane come quella di sterilizzare orsi e lupi.
Occorre aumentare la resilienza dell’ambiente, cambiare le tecniche sulla base delle necessità e mutare quei comportamenti, a partire dalla gestione dei rifiuti che in molti casi sono una grande risorsa a disposizione degli animali, dai randagi ai lupi, dagli orsi alle volpi. La natura non è buona ma è perfetta e ogni anello ha il suo posto nella catena della vita. Per interesse noi questo lo dimentichiamo troppo spesso.
Chiediamo ai contadini africani, certo più dediti all’agricoltura di sussistenza che alla nostra industria basata su monoculture estensive e allevamenti intensivi, di mettere i recinti elettrici per difendere i raccolti dagli elefanti. Ma poi permettiamo ai nostri pastori di continuare a mandare al pascolo gli animali senza usare protezioni.
In nome della libera agricoltura pur sapendo che recinti elettrici, cani da guardiania e corretto smaltimento degli animali morti possono essere risolutivi.
La sterilizzazione non è una soluzione nemmeno sui randagi, ma solo un metodo di limitare i danni. Non replicabile sulla fauna. Il contrasto al randagismo passa attraverso altri canali, quelli che portano continua linfa vitale agli squilibri di popolazione.
Abbandoni, acquisti di impulso, vagantismo con conseguenti riproduzioni indesiderate, possesso irresponsabile e commercio libero sono le principali condizioni che alimentano il randagismo, per fare un esempio. Quindi pensare di sterilizzare orsi e lupi per contenerne il numero è solo una fantasia di qualche politico in cerca di visibilità.
Dovremmo smettere, forse, di individuare alcune pratiche come quelle che risolvono quando al massimo tamponano il problema, troppo spesso davvero malamente. E doppiette e pallottole, unite agli interessi economici e politici che muovono questo settore, non hanno mai risolto nulla. Proprio come la sterilizzazione della fauna, che senza gestione ambientale e educazione della popolazione, non servirebbe nemmeno sui cinghiali.
Oramai è tardi. Decenni di educazione ambientale portata avanti da WWF (cui ho personalmente anche contribuito) dalla LAV, dall’ ENPA ed anche da aziende prestigiose quali la ALMO, che risultato hanno dato? Riscontro, con sconforto praticamente zero. Se leggiamo L’ Adige, Ruralpini per non parlare di Dolomiten, Bauernbund, ecc. riscontriamo che gli abbattimenti (neanche selettivi ma miranti alla eradicazione, es. Alto Adige) sono prossimi. Quindi agli esperti la soluzione per contenere l’espansione degli individui di orso e lupo, ma di questo passo, se non si fa nulla, le conseguenze saranno catastrofiche, visto anche l’attuale assetto politico. Il Ministro Costa, purtroppo, non può fare miracoli