Qualche mese fa avevo scritto un articolo in cui illustravo come la sofferenza degli animali possa essere un reato archiviabile , a seguito dell’introduzione nella nostra normativa del Decreto Legislativo nr. 28 del 16 marzo 2015. Secondo quanto previsto da questa norma infatti la punizione dei reati contro gli animali sarebbe stata molto più difficile, soprattutto nella fattispecie dove questi sono commessi senza incrudelimento.
Molti i pareri contrari al mio, anche di associazioni protezionistiche, che rassicuravano l’opinione pubblica sul fatto che nulla sarebbe cambiato nella già difficile battaglia per assicurare alla giustizia, ottenendone la punizione, di quanti si erano macchiati di maltrattamenti a danno di animali.
Purtroppo non sono stato smentito come speravo: meglio aver commesso uno sbaglio di valutazione giuridica che non trovarsi garantita l’impunità di fatto per quanti erano stati sorpresi e denunciati per aver commesso crimini contro gli animali, magari senza la volontà di incrudelire, ma soltanto senza averne un motivo giustificabile., come fosse cosa da poco. Fortunatamente la maggior parte dei maltrattamenti posti in essere non avviene con la volontà di seviziare un animale, ma semplicemente per disinteresse, indifferenza alla sofferenza, non considerazione degli altrui patimenti. Questa fortuna, se non altro sotto il profilo sociale del non mettere volontariamente in atto condotte connotate da crudeltà, non può essere vista come condizione altrettanto positiva per la tutela dei diritti degli animali. Infatti, puntuali, iniziano a fioccare le prime archiviazioni, che equivalgono a una sentenza di condanna, se poste in essere sulla base del Decreto legislativo nr. 28/2015, ma che non portano ad alcuna punizione del responsabile, se non in un eventuale causa per danni intentata dalla parte lesa, che può anche essere un’associazione. Insomma un pasticcio italico, pensato da un giurista a mio parere pessimo.
Nel non lontano dicembre 2014 il premier Matteo Renzi aveva dichiarato in un’intervista a “La Repubblica” che “molti animalisti sono preoccupati perché sembra che stiamo depenalizzando il maltrattamento degli animali. Ma vorrei rassicurare: queste norme non sono ancora legge, saranno modificate. Ascoltiamo sempre tutti. Si può anche sbagliare e modificare strada facendo le leggi che facciamo“. Ma il decreto non prevedeva alcuna depenalizzazione del reato, solo una sua facile e veloce archiviazione nell’ipotesi più comune, e così è stato disposto poche settimane dopo. Nella stessa intervista anche il ministro Orlando, il guardasigilli, era intervenuto con una rassicurazione granitica: “Date le particolari caratteristiche degli animali – spiega il ministro – il meccanismo del decreto nel loro caso non potrà essere applicato“. Detto e, ancora una volta, non fatto: il dubbio che assale e se si tratti di ignoranza giuridica, e vogliamo sperare di no per il bene del paese, oppure del semplice esercizio di usare parole in libertà per limitare le seccature e le opposizioni: fate come dico, non seguite quel che faccio.
Laddove si parla di depenalizzazione poi si arriva proprio ad un travisamento della realtà, perchè nessun governo di un paese civile avrebbe avuto il coraggio di non considerare reati tutti quelli previsti dal decreto, roba da far accapponare la pelle e non solo agli amanti degli animali. Diamo un’occhiata a un elenco ridotto,di cosa potrà essere archiviato secondo un articolo pubblicato da La Stampa di Torino dove potrete leggere l’elenco completo:
– Abuso d’ufficio
- Accesso abusivo a sistema informatico o telematico
– Appropriazione indebita
– Attentati alla sicurezza dei trasporti
– Commercio o somministrazione di medicinali guasti
– Commercio di sostanze alimentari nocive
– Detenzione di materiale pedopornografico
- Diffamazione
– Esercizio abusivo della professione
- Frode informatica
– Furto semplice
– Gioco d’azzardo
– Guida in stato d’ebbrezza o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti
- Indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato
- Lesioni personali colpose
– Minaccia
- Oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale
– Omissione di soccorso
– Rissa
– Simulazione di reato
– Sostituzione di persona
– Truffa
– Violazione di domicilio
– Violenza privata
A questi va aggiunto il maltrattamento d’animali nella fattispecie in cui non vi sia incrudelimento. Se questi sono i sistemi pensati per velocizzare la giustizia, senza addentrarmi nelle faraginose pratiche per metterli in atto, io penso che qualcuno non abbia voluto incidere, veramente, negli esasperati barocchismi del procedimento penale. Una rivoluzione che non garantisce giustizia agli animali, ma neanche agli italiani, nonostante il silenzio assordante seguito alla pubblicazione del Decreto Legislativo da parte di tutti o quasi.
La realtà però è quella dell’edicolante di Milano che, dopo aver preso a calci un bassotto, ha beneficiato dell’archiviazione del fatto sulla base proprio del decreto sui reati a gravità attenuata, come riportato in questo articolo del Corriere della Sera , con buona pace di Renzi, Orlando e di quanti ci avevano creduto.