La Cina e le ossa degli animali protetti

La Cina e le ossa degli animali protetti

La Cina e le ossa degli animali protetti, che sono tornate sul mercato insieme al corno di rinoceronte.

Dopo la chiusura imposta dalla Cina al mercato dell’avorio sembrava che anche il gigante asiatico avesse capito l’urgenza delle misure di protezione. Ma non sembra più così.

Non bastano certo le rassicurazione del governo che hanno assicurato che la vendita avverrà solo “in base a circostanze speciali e sotto rigido controllo”.

Secondo il governo cinese l’utilizzo di ossa di tigre e corno di rinoceronte dovrà essere prescritto da medici per comprovate motivazioni. Inoltre ossa e corni non potranno provenire da animali catturati in natura, ma soltanto da rinoceronti allevati in cattività e da tigri morte per cause naturali.

Ma questo, oltre a essere poco credibile, spalanca comunque le porte a nuovi traffici che potranno coinvolgere animali anche selvatici. Non si può dimenticare che la Cina ha una presenza massiccia e importante in Africa e questo può essere un fattore che può agevolare il contrabbando.

Peraltro le ragioni terapeutiche del’impiego di ossa di tigre e corno di rinoceronte non sono supportate da nessuna conferma scientifica. Credenze, tradizioni dure a essere sconfitte che raccontano di proprietà magiche di derivati animali che non ne hanno alcuna.

Il corno dei rinoceronti è fatto di cheratina, come le nostre unghie e i nostri capelli. Ma per questo si rischia di portare a estinzione le popolazioni di rinoceronti in Africa e di tigri in Asia. Già sufficientemente minacciate da riduzione degli habitat e antropizzazione dei territori.

Così il WWF lancia l’allarme che è stato ripreso dai media di tutto il mondo, chiedendo alla Cina di modificare questa posizione:

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