Picchia il cane con violenza, ma il giudice decide per la messa alla prova e glielo restituisce. Un grave errore.

Picchia il cane con violenza, colpendolo reiteratamente con calci e pugni per poi sollevarlo di peso e scagliarlo nel prato. L’accusa richiede la condanna ma, invece, il giudice decide per la messa alla prova. Un rito alternativo che sostituisce la condanna con lavori socialmente utili. Decidendo anche la restituzione del cucciolo che, nel frattempo era stato dato a un’altra famiglia, in custodia giudiziaria.
Una decisione moralmente e tecnicamente inaccettabile. Che si spera venga impugnata dalla Procura della Repubblica di Aosta. Per ottenere un rapidissimo annullamento del provvedimento, che contrasta con la realtà fissata in un video. Che dimostra che vi sia stata violenza e crudeltà (intesa come volontà di infierire e indifferenza al dolore dell’animale) esercitata dall’indagato sul cane.
I fatti risalgono al giugno del 2020, quando un’imprenditore di Aosta viene ripreso mentre picchia più volte un cucciolo. La ripresa finisce sui social e l’imprenditore viene denunciato mentre il cucciolo finisce per essere affidato alla custodia di una famiglia. Residente lontano dal luogo dove sono accaduti i fatti. Per quanto accaduto Il Pubblico Ministero chiede una condanna a 10.000 Euro, ma il giudice dell’udienza preliminare decide per la messa alla prova. Restituendo il cane a chi lo aveva maltrattato.
Picchia il cane con violenza inaudita e quindi l’indagato va escluso dalla messa alla prova, ma deve essere processato
L’articolo 131 bis del Codice Penale esclude la possibilità di invocare la tenuità del fatto se vi sono alcune circostanze. Rendendo inapplicabile sia l’ammissione dell’indagato alla pena alternativa che la conseguente restituzione dell’animale. Che in questo caso anziché essere oggetto di tutela viene ridato proprio a chi lo aveva picchiato.
Nei reati per i quali è prevista la pena detentiva non superiore nel massimo a cinque anni, ovvero la pena pecuniaria, sola o congiunta alla predetta pena, la punibilità è esclusa quando, per le modalità della condotta e per l’esiguità del danno o del pericolo, valutate ai sensi dell’articolo 133, primo comma, l’offesa è di particolare tenuità e il comportamento risulta non abituale. L’offesa non può essere ritenuta di particolare tenuità, ai sensi del primo comma, quando l’autore ha agito per motivi abietti o futili, o con crudeltà, anche in danno di animali, (…)
Articolo 131 bis del Codice Penale
Da quanto si vede nel video appare chiaro che nei confronti del cane sia stata usata particolare violenza, messa in atto con completa indifferenza verso le sofferenze del cucciolo. Dimostrando come il proprietario, un imprenditore edile di Aosta, agisca con volontà e insensibilità verso il dolore causato all’animale. Che viene ripetutamente colpito con pugni sul costato, calci e per ultimo sollevato e scagliato nel prato.
Questa decisione, inoltre, non tiene conto dell’ulteriore trauma per il cucciolo, che era stato affidato a una famiglia che già possedeva cani della stessa razza. Ora che con questa decisione il bovaro bernese è stato restituito all’originario proprietario. Che ha avuto anche il coraggio di farsene vanto sui social, restando poi sommerso dagli insulti.
Le valutazioni sui maltrattamenti agli animali, specie se inferti con violenza, richiederebbero un vaglio più scrupoloso da parte dei giudici
Una persona che picchia con tanta violenza un cucciolo di pochi mesi, se pur di grossa taglia, non dovrebbe essere giudicato come un fatto lieve, ma al contrario molto grave. Un soggetto capace di restare indifferente davanti ai guaiti, al dolore e al terrore di un cucciolo dovrebbe essere giudicato come una persona socialmente pericolosa. Capace di esercitare, in via ipotetica, identica violenza verso le persone.
Per questo si ritiene importante che la Procura impugni la decisione del GUP, per ottenere che l’imprenditore sia sottoposto a processo. Con la concreta possibilità che il cane venga confiscato e nuovamente affidato alle cure della famiglia che lo ha tenuto in custodia. Valutando, nelle more del processo, di attivare provvedimenti cautelari nell’interesse del cane.