Insetti in caduta libera a causa di pesticidi e cambiamenti climatici, ma senza di loro il sistema collassa
Insetti in caduta libera, in particolare nei paesi in cui si pratica agricoltura intensiva, a causa dell’uso dei pesticidi. Senza ovviamente poter dimenticare le problematiche legate ai cambiamenti climatici. Ma nonostante le assicurazioni ricevute dalle multinazionali dell’agro farmaceutico, che si chiamano sempre fuori da ogni responsabilità, è di tutta evidenza una correlazione fra fitofarmaci e declino degli impollinatori. Una realtà ben dettagliata in inchieste e studi indipendenti, che dimostrano come l’uso di certe sostanze sia la principale causa di contrazione delle popolazioni di insetti.
Pochi grammi di vita, moltiplicati per milioni di milioni di volte, possono fare, anzi fanno, una grande differenza. Quella esistente fra un pianeta vivo e uno con la biodiversità ridotta agli sgoccioli. Con una produzione agricola che si riduce a causa della mancanza delle specie impollinatrici. Piccoli, anche piccolissimi, gli insetti, come tutte le componenti del grande puzzle della natura, sono componenti fondamentali che non ci possiamo permettere di perdere. Eppure li stiamo silenziosamente sterminando, svuotando prati e campi, ma anche alveari e cieli.
Gli insetti sono una componente fondamentale della vita e non solo per la loro preziosa attività di impollinatori delle piante. Quando la biomassa costituita dagli insetti diminuisce in modo importante si creano problemi serissimi per tutte le creature che in loro hanno la principale risorsa alimentare. Lasciando moltissime specie senza poter disporre di cibo sufficiente alle loro necessità. Per questo la significativa diminuzione degli insetti sta provocando gravi problemi alla sopravvivenza di tutti gli uccelli insettivori, dei pipistrelli e delle altre specie per le quali rappresentano un importante apporto proteico.
La biomassa degli insetti in caduta libera rappresenta un problema per il futuro del pianeta
Siamo nel bel mezzo di quella che sarà la sesta estinzione di massa per il pianeta, ma questa volta tutto dipende esclusivamente dalle nostre attività, dalle scelte economiche e dall’incapacità di voler guardare il futuro. Spesso ci soffermiamo sull’importanza di difendere specie che rappresentano degli emblemi, come tigri, elefanti e gorilla, ma ci accorgiamo poco di quanto i nostri cieli si stiano svuotando.
Dall’inizio della nostra civilizzazione si sono estinti circa l’83% dei mammiferi. Un numero incredibile di specie è definitivamente scomparso senza che sia stato possibile fare qualcosa, ma ultimamente queste sparizioni definitive sono causate in massima parte dalle nostre attività. Attualmente nel mondo sono conosciute circa un milione di diverse specie di insetti ma, secondo gli scienziati, quattro milioni di specie sono ancora in attesa di essere scoperte. Ma il rischio, più che concreto, è che queste specie scompaiano prima di essere classificate dagli scienziati.
Questi dati sono rivelati uno studio del Somerset Wildlife Trust pubblicato nel 2019 e recentemente ripreso dall’Università di Padova nel suo sito. Il fatto più grave che viene evidenziato in questi studi è proprio la scarsa conoscenza del fenomeno da parte dell’opinione pubblica. Che solo ultimamente e spesso solo per ragioni legate all’importanza degli insetti in agricoltura pare essersi interessata alla questione. Come se queste specie fossero troppo piccole per essere davvero importanti, ma non è così naturalmente.
Un mondo senza insetti non è possibile: sono alla base della catena della vita
Per molti rappresentano solo un rumore di fondo nelle gite in campagna, per altri un fastidio e per altri ancora un pericolo. Nella realtà gli insetti sono uno dei pilastri fondamentali su quali poggia la vita del nostro pianeta. La volontà di ottenere sempre maggiori profitti in agricoltura, la costante ricerca di innalzare la crescita delle rese in campo, ci hanno portato ad un uso smodato di pesticidi e altre sostanze chimiche. Che apparentemente sono servite per riempire i piatti, ma che, per contro, hanno raggiunto gli obiettivi svuotando gli alveari.
Nella sola Germania è stata stimata una riduzione della biomassa di insetti pari al 76% in soli 27 anni di campionamento. Questa contrazione, senza calcolare gli altri danni, ha portato come effetto collaterale, una riduzione di circa il 15% della consistenza nelle popolazioni di uccelli del paese. Per questo è importante parlarne, ma anche fare tutto quanto possibile per difendere questo piccolo ma vitale patrimonio. Per questo il Ministero della Transizione Ecologica ha recentemente emanato una nuova direttiva, in continuità con le precedenti azioni, per proseguire il monitoraggio sugli impollinatori. Un’attività che resta delegata ai Parchi nazionali presenti sul territorio, disposta nell’ambito della Direttiva Biodiversità.
Il tempo a nostra disposizione per invertire questa tendenza è davvero poco. Per questa ragione oltre a studiare le cause occorre mettere in campo, da subito, azioni concrete che possano agevolare la diffusione degli impollinatori. Creando alveari urbani, piantando fiori selvatici nelle aiuole e in parchi e giardini. Preferendo le azioni basate sulla lotta biologica rispetto all’uso della chimica.