Il censimento del lupo in Italia: disponibili i dati di un grande lavoro di monitoraggio della specie

Il censimento del lupo in Italia è finalmente una realtà. Un lavoro iniziato nel 2018 che si è concluso nell’aprile del 2021, quando sono terminati i campionamenti. Il lavoro basato sulla raccolta di campioni, su esami genetici e sul rilevamento di migliaia di dati ha fornito i dati sulla consistenza stimata del predatore. Dimostrando che il lupo ha ora una diffusione pressoché omogenea sul territorio nazionale, presidiando tutte le aree idonee al suo insediamento.
La forchetta stimata dai ricercatori definisce una popolazione di circa 3.307 individui (valori di stima compresi fra 2.945 e 3.608 esemplari). Una consistenza che certifica una popolazione vitale, nonostante investimenti e azioni di bracconaggio, dispersa sul territorio. Una presenza, quella del superpredatore per eccellenza, che dovrebbe essere salutata come un ottimo segnale, un rimedio per curare molte problematiche. Cominciando dal contenimento delle popolazioni di ungulati che rappresentano la principale preda del lupo.
Il monitoraggio, coordinato da ISPRA, ha coinvolto un numero significativo di soggetti che materialmente ha percorso in lungo e in largo il paese. Una rete costituita da più di 3000 persone, appartenenti a 20 Parchi nazionali e regionali, 19 regioni e provincie autonome, 10 università e musei, 5 associazioni nazionali (Aigae, Cai, Legambiente, Lipu, Wwf Italia), 34 associazioni locali. Ma anche da 504 reparti del Comando Unità Forestali Ambientali e Agroalimentari (CUFAA) dell’Arma dei Carabinieri.
Il censimento del lupo in Italia dovrà essere utilizzato con intelligenza, senza fare concessioni ai cacciatori
La presenza di circa tremila esemplari, diffusi su tutto il territorio nazionale, non deve far come spesso accade gridare “al lupo, al lupo”. Pur restando indispensabile mitigare i conflitti fra uomini e predatori questo non deve avvenire con gli abbattimenti. Una strategia, quella della gestione venatoria, che ha dimostrato da tempo di essere fallimentare, creando moltissimi danni e zero vantaggi. Se il lupo ha riconquistato il paese questo non è dovuto soltanto alle misure di protezione legale, ma anche e soprattutto alla presenza di ingenti risorse alimentari, costituite dagli animali selvatici.
In Italia abbiamo una sovrabbondanza di cinghiali e di altri ungulati, che già ora rappresentano la componete più importante della dieta del carnivoro. I lupi rappresentano il miglior sistema ecologico di contenimento delle popolazioni di ungulati selvatici e uno dei più efficaci strumenti di contenimento di malattie come la peste suina. Gli allevatori, come i cacciatori, devono accettare che per mantenere l’ambiente in equilibrio la presenza dei predatori sia indispensabile. Devono quindi proteggere i loro animali con mezzi adeguati, per evitare predazioni, evitando di chiedere gli abbattimenti di una parte dei lupi.
Molti allevatori hanno cominciato a rendersi conto dell’importanza del lupo, che non viene più visto come un nemico ma come un alleato. Proprio grazie alla capacità di contenere ad esempio il numero di cinghiali, senza causare la destrutturazione dei branchi. Il lupo preda individui vecchi e malati, scegliendo sempre gli esemplari più semplici da uccidere e con minori rischi. In questo modo il prelievo fatto sul branco non crea le condizioni per incrementarne il tasso riproduttivo. Un fatto dimostrato da studi scientifici che vengono contestati o ignorati dalla componente venatoria.
Lo studio ha dimostrato che l’ibridazione rappresenta un pericolo per i lupi, ma i risultati sono parzialmente rassicuranti
ISPRA sottolinea che “dalle analisi genetiche condotte sui campioni raccolti nell’area peninsulare sono stati identificati geneticamente 513 individui di lupo. Il 72,7 % non ha mostrato ai marcatori molecolari analizzati alcun segno genetico di ibridazione recente o antica con il cane domestico, l’11,7 % mostrava segni di ibridazione recente con il cane domestico, il 15,6 % hanno mostrato segni di più antica ibridazione (re-incrocio con il cane domestico avvenuto oltre approssimativamente tre generazioni nel passato)“.
Questo dato deve essere ancora approfondito attraverso il completamento dei dati genetici, però può essere letto positivamente, considerando il numero, fuori controllo, di animali di proprietà vaganti e di randagi. Nonostante siano troppi i cani di proprietà lasciati liberi sul territorio, senza essere sterilizzati, i dati sino ad ora disponibili sono meno allarmanti di quanto si potesse temere. L’ibridazione antropogenica rappresenta sempre un pericolo per la specie lupo, ma la situazione deve essere contenuta adottando provvedimenti efficaci. Azioni concrete che incidano realmente su vagantismo canino e randagismo.
La sfida sulla gestione dei conflitti con il lupo passa anche dalla corretta informazione che viene veicolata all’opinione pubblica. Generare allarmismi e paure, spesso alimentate dai cacciatori, non aiuta a far comprendere la visione corretta su cui si basa l’equilibrio ambientale. Che non può più essere considerato come un fattore secondario rispetto agli interessi umani. La nostra vita viene tutelata proprio quando si mettono in campo azioni mirate per mantenere il nostro ambiente armonico e in salute.
Leggi i dati
Per approfondire questo argomento è indispensabile conoscere i dati del censimento, per comprendere consistenza e diffusione della popolazione dei lupi, ma anche per conoscere le modalità di realizzazione di uno studio complesso e importante.