La politica sui lupi liscia il pelo ai pastori

La politica sui lupi liscia il pelo ai pastori

La politica sui lupi liscia il pelo ai pastori, non per cercare di stimolare una corretta convivenza ma per gettare benzina sul fuoco con un preciso calcolo elettorale.Le confederazioni di categoria sono infatti capaci di muovere grandi quantitativi di voti.

Questo appare chiaramente dal resoconto di un recente incontro organizzato dalla C.I.A. (Confederazione Italiana Agricoltori) a Casermette di Fenestrelle nei pressi di Torino e riportato dal sito online Terraoggi.it (leggi qui).

«Prendiamo atto che tutti i politici presenti – osserva Roberto Barbero -, pur con diverse sfumature, hanno convenuto sulla necessità di riaprire al più presto il tavolo parlamentare sul Piano lupo, non escludendo all’occorrenza azioni di contenimento selettivo del predatore. Quello che noi chiediamo non è l’eradicazione del lupo, ma che ci sia la possibilità di metterlo nelle condizioni di non nuocere a chi vive e lavora sul territorio. Sappiamo che è una questione molto controversa e ringraziamo i politici che hanno avuto il coraggio di “metterci la faccia”.

Roberto Barbero è il presidente della C.I.A. di Torino che pubblicamente ringrazia tutti i politici presenti all’incontro, ovviamente schierati dalla parte dei pastori per un contenimento del lupo. Dando anche dei bugiardi ai responsabili del progetto LIFE Wolfalps , accusati di aver deliberatamente sottostimato la presenza dei lupi sull’arco alpino.

Certo si tratta di affermazioni pesanti e insensate che non hanno altro scopo se non quello di scaldare la platea, raccontando bugie perché, come detto, la politica sui lupi liscia il pelo ai pastori. Facendogli credere che il numero di lupi presenti in Italia sia ben più alto di quello dichiarato dagli studi ufficiali. Illudendoli che l’abbattimento del 5% dei lupi farebbe cessare le predazioni.

Lupi usati come parafulmini per nascondere i veri problemi

La questione “lupi” sta diventando il parafulmine di molte questioni irrisolte che riguardano il mondo agricolo, come se tutti i problemi che da anni attanagliano questo settore fossero da ascrivere alla responsabilità dei predatori. Semmai è la lentezza della burocrazia e l’inadeguatezza della politica che stanno creando problemi, specie nel settore dei risarcimenti dei danni.

Ma si sa i lupi non votano e gli ambientalisti non sono, purtroppo, ancora in grado di riuscire a condizionare l’elettorato italiano, come dimostrano decenni di fallimenti in questo senso. Non un solo referendum ambientale, dalla caccia alle trivelle, ha mai raggiunto il prescritto quorum e anche le recenti elezioni hanno dimostrato il fallimento del Movimento Animalista, che non è riuscito nemmeno a presentare proprie liste (leggi qui)

Lo spopolamento delle campagne, avvenuto non certo per colpa dei lupi, e l’aumento delle popolazioni degli ungulati hanno consentito a un piccolo gruppo di lupi di riconquistare il territorio, senza che ci sia stata necessità di operare immissioni di questi animali, come raccontano le leggende create dai cacciatori e dai pastori.

Questo ritorno dovrebbe essere visto come un fatto positivo, considerando che i lupi sono gli unici veri regolatori delle popolazioni di erbivori.

Anziché prendere atto che i tempi sono mutati, una volta tanto in meglio, e che sia quindi necessario adeguare le misure di protezione degli animali al pascolo, usando recinti elettrici e cani da guardiania, i politici e i cacciatori soffiano sulle braci. I primi per calcolo politico, i secondi perché vedono tutti i predatori come avversari.

La fauna è un patrimonio indisponibile di proprietà di tutti i cittadini e quindi la collettività si deve far carico della sua tutela, anche attraverso indennizzi nei confronti di chi ha subito dei danni. Questo però non può autorizzare o, peggio, far auspicare che siano commessi atti di bracconaggio, né può far credere ai pastori che il prelievo venatorio di una parte dei lupi possa risolvere il problema.

Dobbiamo smettere di credere che l’ambiente e la fauna siano gestibili a colpi di fucile, come di pensare che missili e bombardamenti possano essere strumenti risolutivi per comporre i conflitti umani. Secoli e secoli di storia ci hanno insegnato che questa tipologia di soluzioni non solo non ha mai dato buoni frutti, ma il più delle volte ha generato risultati contrari a quelli attesi.

La politica sui lupi liscia il pelo ai pastori, ma questi ultimi devono anche di capire come non possa essere sufficiente dare ragione a una categoria per risolvere, davvero, i suoi problemi. Questa è una certezza che anche gli allevatori, come tutti i cittadini italiani, avrebbero dovuto capire da tempo. I predatori, di risorse e buonsenso, non sono certo i lupi.

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