L’infelice Pasqua degli agnelli
Questa foto è di una campagna, realizzata dagli attivisti di un’associazione croata per la protezione degli animali (qui), contro la macellazione degli agnelli, realtà che raggiunge numeri incredibili a ridosso delle feste di Pasqua, spesso per tradizione e altrettanto per un malinteso senso della religione.
Ogni anno sulle tavole degli italiani finiscono centinaia di migliaia di agnelli, allevati e macellati spesso in violazione delle norme sul benessere animali, molti vengono importati da paesi che non sono in grado di garantire alcun rispetto delle norme di tutela poste a garanzia di quei diritti, pochi, che sono riconosciuti agli animali. Da questo deriva l’infelice Pasqua degli agnelli.
Molti sostengono che bisognerebbe diventare vegani, altri solo vegetariani e altri ancora sembrano ignorare il problema: quasi nessuno però riesce a restare indifferente di fronte alla foto di un agnellino che sta per essere sacrificato. Il nostro cervello non percepisce probabilmente solo l’animale, ma vede il cucciolo, la tenerezza e la gioia di un essere vivente che si è appena affacciato alla vita.
Nello stesso modo il nostro cervello al supermercato vede un pezzo di carne, una braciola, una costoletta; non vuole vedere altro e non vuole percorrere il percorso a ritroso, attività che peraltro non sarebbe difficile. La costoletta appartiene a un corpo intero, che prima di essere ucciso, spesso malamente, privato della pelliccia, strappato alla madre e trasportato magari per giorni era un agnello vivo, con la stessa espressione di quello della foto.
Noi non vogliamo ragionare su quello che ci addolora, abbiamo imparato che gli agnelli si chiamano così quando sono vivi, quando in chiesa si dice “ecco l’agnello di Dio”, senza pensare però che è stato fatto per essere brutalmente ucciso. Quando facciamo la spesa tutti gli animali si trasformano in alimenti e molto spesso non si cerca neanche di fare delle scelte: per scegliere è necessario riflettere e se pensiamo troppo, poi, siamo costretti a cambiare i nostri comportamenti.
Credo che alcune scelte comportino, anche alle persone che mangiano carne, sacrifici minimi, accettabili: non mangiare cuccioli, eliminare dalla tavola gli animali derivanti da allevamenti intensivi, privilegiare il consumo di alimenti bio, ridurre il consumo di carne. Si tratta solo di avere comportamenti consapevoli, piccoli passi verso un cambiamento di rotta che ci porti a non vivere da dissociati: commuoverci per l’agnello guardando la fotografia per poi comprarlo poco tempo dopo al supermercato.
La Pasqua per i credenti è una festa, lasciamo che questa sia una festa per tutti, che non costi il massacro di centinaia di migliaia di cuccioli. In fondo basta davvero poco.