Maltrattamento prescritto, i cani in affido rischiano di tornare al denunciato

Maltrattamento prescritto, così cani in affido rischiano di tornare al denunciato: il reato è estinto e non c’è confisca. Non sono bastati ben sette anni per riuscire a concludere il processo, nemmeno quello di primo grado, e così è intervenuta la prescrizione. Questo è uno dei tanti casi di giustizia negata, dopo quello recente che ha visto prescritti i crimini compiuti presso il macello di Torino.
Questa indagine, alla quale avevo partecipato, scaturisce a seguito di accertamenti e controlli messi in atto dalla Polizia Provinciale di Monza presso un garden di Desio. Avendo conosciuto quando sarebbe avvenuta la consegna un appostamento aveva permesso di bloccare un commerciante e un veterinario, che sarebbero stati denunciati per una serie di reati. Personaggi noti alle cronache e oggetto di diverse segnalazioni all’Autorità Giudiziaria. E così i cuccioli furono sequestrati e affidati tramite ENPA Monza a nuovi custodi.
Fatti nemmeno particolarmente complessi quelli accertati, che non richiedevano grossi approfondimenti. Serviva solo una giustizia degna di un paese normale, con tempi che possano essere accettabili. Il solito commercio di cuccioli sotto età, vaccinazioni fatte in auto dal veterinario, documenti che attestavano fatti diversi da quelli accertati. Questioni semplici da capire, senza necessità di ulteriori approfondimenti.
La giustizia fallisce e i cani rischiano di tornare, come spesso accade, all’indagato
Lo dice a chiare lettere il Corriere della Sera in un articolo ripercorrendo questa storia che, purtroppo, racconta di una giustizia sgangherata. Non è una colpa dei magistrati, che sono costretti spesso a operare in condizioni davvero drammatiche, ma non è colpa nemmeno della polizia giudiziaria e men che meno di cani e custodi. La colpa è di una norma penale bizantina, fatta di troppi distinguo e di cronici ritardi.
Una giustizia che estingue i reati dei responsabili anche quando sarebbero facili e veloci da perseguire. Autori che se fossero davvero innocenti rinuncerebbero alla prescrizione. Ma solo un galantuomo innocente vuole essere processato, tutti gli altri preferiscono scappare.
I cuccioli diventano ostaggi, da cedere a chi pagherà il riscatto
I cuccioli di allora, diventati i cani adulti di oggi, vivono felicemente con i loro custodi, ma diventano incolpevoli ostaggi di un “legittimo proprietario” secondo la legge. Che non li rivorrà indietro perché un commerciante non sa cosa farsene di un cane di otto anni, ma si trasformano in un valore insperato per l’indagato. Che potrà chiedere a chi li sta detenendo da anni di acquistarli, se non vogliono farseli portare via. Così la giustizia avrà perso due volte.
«Abbiamo fatto leva su una sentenza recente della Cassazione — spiega il legale —, il processo, tra l’altro, non ha fatto neanche in tempo a entrare nel vivo con l’istruttoria e l’audizione dei testimoni: in virtù dell’esito del procedimento, la proprietà deve tornare in capo al mio assistito». Il legale lascia intendere che la questione tra Vigani (denunciato più volte per traffico di cuccioli dall’Est Europa), e gli affidatari potrebbe anche chiudersi con un accordo economico.
Integralmente tratto dall’articolo del Corriere della Sera
Abolire la prescrizione e velocizzare i processi sono due obiettivi che qualsiasi governo dovrebbe ritenere prioritari. Nulla è peggio per un cittadino di sentirsi indifeso, scarsamente tutelato. In questo modo ha l’impressione di trovarsi fra due fuochi e di essere inerme. Quando lo Stato perde la fiducia dei suoi cittadini tutta la collettività perde qualcosa.
Aggiornamento del 28/01/2019: quasi tutti i proprietari hanno ricomprato i cani dall’allevatore e hanno già definito l’acquisto (obbligato). Alcuni stanno cercando altre strade e se non ci saranno novità cederanno e pagheranno per tenersi il loro cane.