Seguirà fra qualche tempo la decisione sul merito che, molto probabilmente, annullerà la delibera. Il ricorso, presentato da ENPA, LAC, LAV, LIPU e WWF, è stato patrocinato dall’avvocato Claudio Linzola, un nome ricorrente nelle cause ambientali.
Questa iniziale vittoria ripropone ancora una volta il problema dell’arroganza della politica. Infatti il balletto dei richiami e degli impianti di cattura va avanti da anni e vede costantemente la Regione Lombardia soccombere nei procedimenti di fronte al tribunale amministrativo.
Uno dei cardini delle costanti sconfitte si basa proprio sui metodi di cattura, ritenuti non selettivi in quanto nelle reti viene catturato di tutto. E poco importa se poi gli uccelli rimasti impigliati vengano liberati, con tutti i danni e le sofferenze del caso.
La riapertura dei roccoli è avvenuta con il parere negativo di ISPRA
Il TAR lombardo chiude i roccoli anche perché, oltre alla mancata selettività dei metodi di cattura, il parere tecnico di ISPRA è, da sempre, contrario a questa attività. Un parere obbligatorio per legge, seppur non vincolante. Ma questo non è bastato alla Regione Lombardia per evitare di cercare strade illegali per accontentare i cacciatori.
L’attività politica è insindacabile, salvo che venga provato che dietro questi atti si celi un accordo che promette utilità di qualsiasi genere al politico. In questo caso sicuramente il vantaggio esiste ed è elettorale, costituito dalla possibilità di avere consenso quando ci saranno le elezioni.
Ma si tratta di un patto non provabile, fra i politici, capitanati dall’assessore all’agricoltura Fabio Rolfi, da sempre vicinissimo al mondo venatorio, e le associazioni di categoria dei cacciatori. Un modo di fare attività politica davvero squallido, quando si ha l’arroganza di rinnovare decisioni già dichiarate illegali. dai tribunali. Costringendo le associazioni a presentare un ricorso all’anno su questo tema.
La politica calpesta le leggi con volontà e determinazione
Contro questa politica gli elettori hanno solo un’arma, che devono esercitare al di la di quello che può essere il loro pensiero su roccoli e richiami. Un cittadino responsabile dovrebbe mandare a casa tutti i politici, di qualsiasi schieramento, che usino il potere in modo tanto disinvolto e contro i diritti della maggioranza.
Decidere di fare atti illegali in modo scientifico -dopo tanti la reiterazione di queste delibere illecite non può essere giudicata diversamente- significa mettersi sotto le suole delle scarpe legalità, diritti e buone prassi. Significa esercitare con arrogante protervia il potere e, per questo motivo, i cittadini li dovrebbero mandare a casa.
Non si può continuare ad accettare che la cosa pubblica sia amministrata secondo logiche basate su interessi politici e non sulla volontà di assicurare il bene comune. Solo per agevolare piccole componenti minoritarie. per averne un tornaconto politico.
Peppole e fringuelli sono salvi, nonostante il partito dei cacciatori resti ancora molto forte in Lombardia.
Il Consiglio Regionale non ha fatto passare le due proposte di legge.
Che per l’ennesima volta riproponevano la caccia in deroga, ma anche la riapertura dei roccoli.
Per quest’anno peppole e fringuelli sono salvi e anche gli impianti di cattura dei richiami vivi restano sbarrati. Nonostante il partito dei cacciatori.
Le associazioni ambientaliste esultano per il risultato ottenuto, in una battaglia che le ha viste unite e compatte contro i cacciatori ma anche per ripristinare la legalità. Quella legalità ambientale che troppe volte in Italia viene calpestata in nome degli interessi.
Ma la votazione in Consiglio Regionale ha dimostrato senza possibilità di smentita quanto sia ancora forte il partito dei cacciatori. I politici sanno di poter far conto sul loro sostegno, le elezioni europee sono alle porte e le associazioni venatorie sono, ancora, un bel boccone.
Infatti l’autorizzazione alla caccia di fringuelli (foto) e delle peppole è un vecchio regalo che la politica ha fatto per anni e anni ai cacciatori. Prevalentemente bergamaschi e bresciani, la dove la tradizione della caccia da appostamento e degli spiedi con i piccoli uccelli canori è molto radicata.
Queste deroghe, come quelle che hanno consentito per anni il funzionamento degli impianti cattura dei richiami, sono pratiche illegali. Vietate dalle direttive europee che l’Italia ha recepito e poi non rispettato. Con l’apertura di condanne e procedimenti di infrazione.
Quindi il Consiglio Regionale ha messo in votazione due proposte di legge palesemente illegali, che hanno superato tutti i vagli e tutti i controlli prima di essere votate. Praticamente come far votare una legge che in Lombardia rendesse legale un reato, legittimasse il furto di un bene collettivo.
Su questo punto, gravissimo, sono state spese ben poche parole, ma questa è la dimostrazione dell’arroganza dei politici e del potere dei cacciatori. Che sono riusciti a portare sin alla votazione un provvedimento illegale. Una storia da repubblica delle banane? Forse, ma è successa.
Peppole e fringuelli sono salvi, ma il Consiglio ha votato, a scrutinio segreto (vergogna) la pregiudiziale di incostituzionalità delle due proposte di legge. Ma la violazione era talmente palese a tutti che non avrebbe neanche dovuto arrivare in aula. Dove è stata votata con 42 voti favorevoli e 36 contrari.
Questo significa che pur nel segreto dell’urna 36 consiglieri, anime nere della politica, hanno votato a favore di una disposizione illegale, come già più volte ribadito in tutte le sedi giudiziarie. Consiglieri disposti a vendere l’anima per un voto.
Le associazioni avranno vinto, ma la Regione Lombardia ha fornito il peggior esempio di voto di scambio. Il peggior modo di far politica, usando il potere che i cittadini gli hanno conferito per arrivare anche a calpestare le leggi, in cambio di un voto alle prossime elezioni.
E non si creda che la mancata riapertura dei roccoli, gli impianti di cattura con le reti dei richiami, abbia abolito la caccia con i richiami vivi. Si è soltanto ufficialmente vietato di catturarli, ma allevamento, maltrattamenti e sofferenza restano legali. In Lombardia e altrove (leggi qui).
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