L’emozione di uccidere animali per gioco

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L’emozione di uccidere animali per gioco è, purtroppo, cosa non così rara e in alcuni cotesti, come quello venatorio, abbastanza comune. Criticato ma legale se svolto in determinati contesti. Sarebbe interessante profilare questi individui per comprendere la motivazione che li porta alla sublimazione dell’uccidere. Che non può essere relegata al bersaglio, inverso, di insulti che in genere queste situazioni causano, senza aggiungere nulla.

Non è importante creare fazioni o lanciare invettive, l’importante sarebbe capire quale sia la strada per uscire da una spirale di violenza pericolosa. Non solo per gli animali, ma per tutte le creature che hanno difficoltà a potersi difendere: per età, situazione, condizioni o inferiorità nella possibilità di riuscire a tutelarsi.

Semplicisticamente si può dire che queste persone sono scarti umani, sottoprodotti della nostra società. Questo però nulla toglie e nulla aggiunge alla questione: quale rapporto ci possa essere fra il piacere provato nell’uccidere senza un motivo e il concetto di pericolosità sociale. Uno studio che meriterebbe di essere compiuto per provare a guardare queste attività sotto un diverso angolo di visione.

In Texas ci sono ranch per chi vuole provare l’emozione di uccidere animali per gioco

Diciottomila acri di terreno e più di 65 specie di animali da abbattere, con ogni mezzo e in ogni orario della giornata, con assistenza premurosa per ogni necessità del cacciatore. Questa è la promessa fatta dall’OXRanch di Uvalde in Texas, come si può vedere dal loro patinato sito in rete. Dove si possono cacciare dal bufalo d’acqua al canguro perché l’unica differenza sta nel costo che comporta la scelta della vittima.

Se il sito rappresenta una necessità alla quale gli organizzatori non si possono sottrarre, per ragioni commerciali, questo è diverso per i loro canali social, destinati solo a un pubblico selezionato. Stufi probabilmente di dover cancellare i commenti di chi non sopporta questo genere di attività. Sfogliando le pagine web completa il quadro patologico dei visitatori un’area dove gli ospiti del ranch possono entrare in rapporto con delle giraffe, soltanto per dar loro da mangiare.

Questo comportamento ricorda molto le persone che hanno atteggiamenti connotati da amore e violenza con le persone. Una sorta di visione bipolare nel considerare diritti e rapporti con altri esseri viventi, una modalità che potrebbe costituire la ricerca di un supremo dominio. L’uomo padrone che decide a chi, come e quando, somministrare piacere o dolore. Un comportamento che non rientra fra quelli che possono essere definiti normali o anche soltanto auspicabili.

La violenza è un problema largamente sottovalutato, nelle sue possibili conseguenze in un mondo che ci costringe a a vivere sempre più a stretto contatto. Senza essere ancora riusciti a creare una società complessa e reale. Oggi più che mai viviamo come animali individualisti che devono dividere gli spazi, sempre più con senso di costrizione e sempre meno con intelligente analisi dei benefici.

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