Spiedo bresciano con uccellini: per la Lega è un patrimonio culturale da non disperdere, ma in realtà è una delle molte tradizioni fuori dal tempo. Eppure anche in tempi tormentati come questi in Lombardia si trova il tempo per presentare un progetto di legge che consenta lo spiedo. Da farsi rigorosamente con piccoli uccelli cacciati, si dice nel rispetto della legge, ceduti senza fine di lucro. Potrebbe sembrare uno scherzo, ma invece è quanto contenuto nel testo del progetto presentato questa mattina, a Brescia, alla stampa.
Il consigliere leghista Floriano Massardi, insieme al segretario provinciale bresciano, lo hanno illustrato dichiarando che su questo PDL ci sarebbe anche la convergenza del presidente Fontana. Appare evidente che i politici leghisti, da sempre vicinissimi al mondo venatorio, reputino il divieto di fare gli uccellini allo spiedo come una delle emergenze regionali. Questo in piena crisi, con una guerra che bussa alle porte e con qualche decina di emergenze in atto. Se non ci fosse da piangere bisognerebbe ridere per lo scarso senso politico di Massardi, ma in questi tempi queste cose non strappano il sorriso. Suscitano inevitabilmente rabbia, contro una politica priva di scrupoli.
“La Regione riconosce e promuove il valore storico, culturale ed enogastronomico dello spiedo bresciano e degli altri piatti tradizionali delle province lombarde preparati a base di selvaggina, legittimamente cacciata, al fine di preservare e tramandare nel tempo la tradizione gastronomica lombarda“. Così recita l’articolo 2 del progetto di legge, che prosegue con una serie di altre considerazioni difficili da condividere. Evidentemente senza conoscere il comune senso del pudore.
Lo spiedo bresciano con gli uccellini è contro ogni buon senso, in un momento in cui si parla di transizione ecologica
Pensare nel 2022 di difendere la cultura degli uccellini allo spiedo, che pesano meno della cartuccia che serve per ucciderli, è un paradosso. Un progetto che non difende la cultura, ma ha il solo scopo di raggranellare un po’ di voti. Senza preoccuparsi della decenza e delle mille difficoltà a cui è sottoposta la fauna, in tempi di cambiamenti climatici. La scienza si preoccupa di far diminuire il nostro impatto sul pianeta, tutelando la biodiversità, mentre certa politica difende piccoli e dannosi interessi di parte, contro ogni buon senso.
Senza poter dimenticare che questo strampalato progetto rappresenta la chiave per aprire la porta al bracconaggio dei piccoli uccelli. Un fenomeno ancora molto presente nella valli della bergamasca e del bresciano, dove reti e archetti sono sempre presenti in gran numero. Grazie a una piccola aliquota di uccellini abbattuti legalmente potrebbero arrivare nei frigoriferi dei ristoranti migliaia e migliaia di uccelli bracconati. Con i documenti dei primi, una volta consumati, si potrebbero giustificare i frutti proibiti del bracconaggio.
Un’ipotesi questa che non è stata certamente sottovalutata dai firmatari del progetto di legge, che non dovrebbe avere possibilità di vedere la luce. In un paese normale iniziative come questa non dovrebbero nemmeno poter approdare in un consesso regionale per essere discusse. Ma si sa che la nostra politica conta di un elevato numero di politicanti e ben pochi statisti. E le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.
Spiedo di uccelli protetti in tempi di Covid, con banchetto fra i dipendenti pubblici della comunità montana della Val Trompia. Potrebbe sembrare il canovaccio di una brutta commedia, ma spesso in Italia la realtà supera, e di molto, la fantasia. Questo è quello che devono avere pensato anche i Carabinieri Forestali (bravi) che sono intervenuti per far andare di traverso ai commensali gli uccelli protetti. Il tutto negli uffici della Comunità Montana, guidata da Massimo Ottelli che risulta in quota PD.
Il presidente si è dichiarato all’oscuro di tutto e ha promesso provvedimenti disciplinari, ma il fatto resta comunque grave. Un reato consumato in strutture pubbliche, da dipendenti pubblici, in tempi di Covid che vietano banchetti e dove vengono cucinati animali protetti. Difficile immaginare di peggio, restando in campo di abusi fatti con soldi pubblici e bracconaggio. Un comportamento che è difficile poter definire meno che vergognoso.
In tempi come questi, dove il rispetto delle regole e gli esempi contano, qualcuno ha pensato che così non fosse. Consentendo a un bracconiere di portare nelle cucine dell’ente pubblico ben 65 uccelli protetti uccisi illegalmente e preparati per sollevare il morale dei commensali. Che sono ovviamente finiti sulle pagine dei giornali di tutta Italia. Una prova generale di arroganza pandemica che ricorda un po’ i ristoranti clandestini dove, in tutto il mondo si serve il bush meat a una clientela disponibile a pagare moltissimo. Anche a rischio di alimentare i pericoli per la salute e l’estinzione di specie protette.
Lo spiedo di uccelli protetti in tempi di Covid parla di senso dell’impunità e di disprezzo di ogni regola
Tanto doveva essere l’idea di avere un consenso generalizzato, forte delle tradizioni di una delle aree più colpite dal bracconaggio, da far abbassare ogni cautela agli organizzatori. Non pensando che qualcuno potesse invece rimanere colpito da tanta arroganza, sino al punto di segnalarlo ai Carabinieri Forestali. Pochi dubbi infatti sul fatto che non si trattasse di un controllo di routine presso la mensa della Comunità montana della Val Trompia, ma di qualcosa di più mirato. Avvenuto in una regione come la Lombardia, che voleva riaprire la caccia ai cardellini.
Considerando che l’uccisione di specie protette è un reato che prevede pene risibili si può auspicare che siano i provvedimenti disciplinari quelli in grado di punire davvero questi fatti. Supera l’accettabile che dei dipendenti, pagati dalla collettività, si possano permettere di usare uffici pubblici per commettere reati. Uno di quei casi in cui il licenziamento sarebbe un provvedimento necessario e auspicabile.
Certo fa sorridere che le critiche maggiori verso l’episodio siano venute proprio dalla Lega, uno dei partiti che maggiormente ha promosso le peggiori modifiche delle leggi sulla caccia. Dimostrando, ancora una volta, come per la politica del Bel Paese ogni argomento si possa prestare, al di là di ogni convinzione, per fare speculazioni politiche. Che spesso passano sulla testa dei cittadini e quasi sempre sulla pelle degli animali.
Ovviamente il fatto ha provocato le proteste delle associazioni locali, da ENPA Brescia alla Lega Anticaccia.
Secondo la Lega spiedo con uccellini è un diritto dei bresciani, una tradizione che non può essere cancellata dalle leggi europee ed evidentemente nemmeno dal buonsenso. Sembra incredibile che proprio nei giorni in cui in India si tiene la COP13 per la protezione dei migratori qualcuno pensi di proporre una norma di questo genere. Fuori del tempo e dalle logiche di conservazione della natura, in un momento in cui la perdita di biomassa è più che allarmante.
Floriano Massardi, vice capogruppo della Lega alla Regione Lombardia, nonché primo firmatario del progetto di legge che vorrebbe reintrodurre lo spiedo, sembra vivere fuori dal tempo. Un amministratore che per convenienza elettorale propone un disegno di legge irricevibile. Con l’unico scopo di raggranellare qualche voto in più nella peggior componente del mondo venatorio.
… il Legislatore nazionale ha voluto piegarsi, in maniera fin troppo stringente, alle pretese dettate dall’Unione Europea in materia di cacciagione e ciò ha portato a menomare il tradizionale piatto bresciano nei ristoranti di una delle sue parti più importanti e apprezzate: gli uccelli.
tratto dal comunicato stampa della Lega in Regione Lombardia
Lo spiedo con gli uccelli migratori è una barbarie, non una tradizione
Dopo aver ricevuto un sonoro schiaffo dal Consiglio di Stato, che ha ribadito il divieto di cattura degli uccelli con le reti la Lega ci riprova, in altro modo. Dimostrando di avere posizioni incompatibili con la difesa dell’ambiente e del patrimonio faunistico, così esasperate da essere fuori dal tempo. Sarebbero necessarie rigide misure di protezione della fauna e in particolare dei migratori, già minacciati dai cambiamenti climatici e dal bracconaggio. E non l’esatto contrario.
Il cavallo di Troia pensato dalla Lega sta nella cessione gratuita degli uccelli uccisi dai cacciatori, ai consumatori finali, ristoranti compresi. In questo modo verrebbe reso molto difficile, se non impossibile, tracciare l’effettiva provenienza degli animali, legittimandone il possesso. Un piccolo spiraglio che diverrebbe una porta spalancata per i bracconieri.
Per questo occorre fare una scelta di campo, anche se purtroppo in Italia manca una forza ambientalista di peso. La realtà dimostra quanto i voti dati alla Lega e a Fratelli d’Italia porterebbero a un sicuro ridimensionamento delle politiche di tutela faunistica e ambientale. Lo hanno dimostrato con grande chiarezza e quando ci sarà da votare occorre ricordarselo. Per non far finire la fauna, il nostro capitale naturale, in fumo su uno spiedo.
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