Le orche di Genova ci insegnano solidarietà e coesione, restando insieme come una famiglia durante le difficoltà, senza abbandonare nessuno. Senza umanizzare la natura lo spettacolo offerto da questi cetacei dovrebbe farci riflettere. Sul nostro ritenerci sempre animali superiori, su comportamenti che vanno ben oltre all’istinto.
L’orca che riporta il cucciolo morto in superficie, nel tentativo di farlo respirare, nella disperazione della morte, ci commuove. Una madre che non vuole separarsi dal piccolo, che non riesce a farsi una ragione del fatto che sia morto. Molti animali possiedono il concetto di morte e richiedono tempo per elaborare il lutto.
Succede negli elefanti e nelle scimmie, ma non solo e questo dovrebbe portarci a riflettere. Sugli animali, sul loro sentire, sul comportarsi come una famiglia, senza abbandonare nessuno. Mettendo a rischio anche la loro sopravvivenza pur di restare insieme.
E se gli umani dovessero imparare dagli animali non umani?
Solidarietà, coesione, sacrificio una volta erano forse più comuni di oggi nella comunità degli uomini, che spesso si commuove molto ma non lascia spazio alla riflessione. La natura non va umanizzata, non è buona, mette in atto solo i comportamenti necessari a un’ordinata sopravvivenza, alla miglior condizione possibile per vedere il futuro.
Negli animali che formano gruppi sociali stabili esiste sempre un ordine, si hanno presenti ruoli e prerogative. Dai cinghiali ai lupi, passando per le orche e arrivando agli elefanti o agli scimpanzé. Noi uomini spesso non ci comportiamo secondo natura, preferiamo fare scelte che tengono maggiormente in conto il benessere dell’individuo.
Mai come nel periodo presente dobbiamo cercare di riconquistare la parte nobile dell’essere animali, quelle scelte che portano un gruppo di orche a restare insieme, fra le mille difficoltà che caratterizzano questa vicenda. Agiscono, scelgono mentre noi, anche su questa cosa, troppo spesso passiamo più tempo a pontificare piuttosto che a osservare. Eppure certo non mancherebbero gli spunti utili.
Ancora una volta la natura ci insegna qualcosa, basta avere gli occhi e la mente aperta per riuscire a vederlo, per volerlo capire.
Sulle orche a Genova saggio è chi sa di non sapere, chi decide di non dare pareri, di non suggerire ipotesi fantasiose, di non esporre certezze magari senza mai essersi occupato di cetacei nella sua vita. Non si dovrebbe scrivere o rilasciare interviste su argomenti dei quali poco si sa. Per evitare di dare informazioni sbagliate, fuorvianti e imprecise.
Il piccolo gruppo di orche che è entrato nel Mediterraneo arrivando a Genova rappresenta un fatto insolito, ma non così raro. Sul quale i ricercatori si interrogano, esprimendo caute ipotesi. Difficile capire il motivo che le ha spinte ad entrare da Gibilterra, arrivando sino davanti al porto di Genova. Impossibile al momento capire perché stiano lì, cosa stiano aspettando o cosa abbiano trovato.
I ricercatori hanno solo ipotesi sulla presenza delle orche a Genova
Eppure molti altri, che i cetacei magari li han visti solo nei documentari della BBC, si gettano a capofitto in complesse teorie. Lanciando certezze sulla provenienza, ipotizzando che gli animali si siano “smarriti” -ipotesi suggestiva- oppure che il loro arrivo sia tutta colpa dei mutamenti climatici.
La natura è molto più imprevedibile, le motivazioni non sempre sono quelle apparenti: non stiamo parlando di un orso polare su un lastrone di ghiaccio alla deriva. Fatto che di per se potrebbe evocare molte suggestioni. Stiamo parlando di un piccolo branco di orche, che per scelta sono entrate in Mediterraneo e si sono fermate a Genova. Con un piccolo che forse non è in perfetta salute.
Nel piccolo gruppo che sembra non voler abbandonare il porto di Voltri preoccupa soprattutto il cucciolo. “Mentre abbiamo visto più volte emergere le orche con la loro grande pinna nera, il piccolo si è visto poco. I nostri ricercatori hanno preso i tempi di immersione e diversi dati dai quali cercheremo di capire se c’è qualcosa che non va o meno – sostiene la biologa marina – e mi auguro con tutto il cuore di vederle presto lasciare Genova, sarebbe davvero un bel regalo di Natale”.
Esiste una sola speranza: che ritornino verso Gibilterra
Gli uomini in un caso come questo possono solo stare a guardare, aspettare raccogliendo dati utili, senza poter interferire. Questa situazione è naturale, pur con tutti i suoi limiti e gli imprevisti, e non c’è possibilità di intervento. Unica certezza è che esista una motivazione sul loro permanere di fronte a Genova. Le orche sono intelligentissime e costituiscono gruppi familiari (POD) molto coesi, come avviene per i lupi.
Lasciamo che siano i ricercatori a occuparsene, impariamo a rispettare il primato della natura e, soprattutto, evitiamo di voler spiegare quel che non conosciamo. Saggio è chi sa di non sapere, saggio e intelligente chi evita di rilasciare interviste su temi non ben conosciuti. Sottraendosi al fascino di un momento di notorietà, per non dire una carrellata di ovvietà e di imprecisioni.
Anche quest’anno tornano a fine maggio le campagne dell’Istituto Tethys ONLUS per lo studio dei cetacei e la loro tutela nel Mediterraneo e nell’ambiente marino in genere. Attività che si avvale del supporto prezioso del pubblico che vuole assistere in prima persona alle attività su campo assistendo i ricercatori e potendo incontrare da vicino le otto specie di cetacei, dei nostri mari!
Chiunque può partecipare a una vacanza inusuale di Citizen Science nel Santuario del mar Ligure a bordo di un grande motorsailer, oppure in Grecia ionica. Il soleggiato Mediterraneo non è solo la meta prediletta delle vacanze estive; molti non sanno che ospita un prezioso patrimonio naturalistico di cetacei, tra cui il secondo animale più grande mai esistito sulla Terra, la balenottera comune.
Tethys conduce ricerche da oltre 30 anni nella parte nord-occidentale, il Santuario Pelagos, dove si registra la maggior concentrazione di balene e delfini e nella Grecia ionica.
L’Istituto vanta attualmente il più lungo e vasto dataset del suo genere, accumulato anche grazie alla formula della Citizen Science: non è necessario essere biologi per contribuire, ma basta una vacanza – una vacanza molto particolare e sicuramente impossibile da dimenticare.
I cetacei sono specie minacciate
Lo scopo è conoscere meglio i cetacei del Mediterraneo per capire come proteggerli efficacemente, stando a stretto contatto con chi dedica la propria vita allo studio dei mammiferi marini. Quali sono gli habitat critici? Perché una specie di delfini è diventata rarissima, mentre altre sono più frequenti? Come comunicano i cetacei fra loro? Che effetto avranno sulle balene i cambiamenti climatici globali?
Per rispondere a queste e altre domande molti saliranno a bordo di un grande e comodo motorsailer di 21 metri “Pelagos”, di Flash Vela d’Altura. L’imbarcazione ospita un massimo di 11 persone per turno settimanale, e parte ogni lunedì da Portosole Sanremo (a circa due ore da Genova).
Lo studio dei cetacei avviene non solo in Italia ma anche in Grecia
Per chi preferisce invece alloggiare in casa anziché in barca, Tethys ha una base di ricerca anche nella Grecia Ionica, nella graziosa cittadina di Vonitsa. Qui i partecipanti, da 3 a 5, vivono presso una base a terra, e le uscite con i ricercatori vengono effettuate in gommone nel golfo di Amvrakikos, dalla metà di giugno fino a settembre.
Oggetto di studio è l’appassionante comunità di delfini, i tursiopi, che i biologi seguono e conoscono da anni. La Citizen Science, la scienza fatta con l’aiuto dei non-specialisti, è stata fin dall’inizio ciò che ha permesso a Tethys di condurre le proprie attività a beneficio del prezioso patrimonio naturalistico marino.
Le attività in mare da parte degli appassionati – a oggi ne ha coinvolti oltre 6500 – ha ottenuto risultati importantissimi: proprio sulla base dei dati raccolti da Tethys è stata introdotta e promossa l’idea del Santuario Pelagos, una vastissima zona protetta per i cetacei istituita in Mediterraneo con un trattato senza precedenti nel mondo, tra Italia, Francia e Principato di Monaco.
Particolare attenzione viene riservata agli studenti di facoltà scientifiche interessati ad acquisire esperienza nelle metodologie di raccolta dati, con la possibilità di ottenere anche crediti formativi e con una riduzione del contributo in determinati periodi.
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