Ultradestra difende corrida in Spagna

Ultradestra difende corrida

Coma mai l’ultradestra difende la corrida in Spagna? Forse lo si può capire guardando i risultati ottenuti dal partito nazionalista VOX. Alle recenti elezioni il partito di Santiago Abascal ha raddoppiato i seggi, ben 52, difendendo anche la corrida. Non solo questa ovviamente ma anche tutti i valori tipici delle formazioni nazionaliste, andando a intercettare gli strati più sofferenti della popolazione. E forse anche quelli con minor cultura e sensibilità.

La corrida per molti spagnoli è un simbolo identitario della cultura del paese, una tradizione che non può essere abbandonata. Ma se questo fosse vero lo è altrettanto il fatto che moltissime persone sono contrarie a queste forme di violenza. Questo avviene soprattutto nelle città e fra gli strati sociali a maggior scolarizzazione. Dimostrando che la cultura spesso rappresenta un ottimo vaccino contro la violenza.

Nel 2013 il parlamento catalano, le Cortes, avevano vietato lo svolgimento delle corride in Catalogna, regione da tempo alla ricerca di un’autonomia sempre più rafforzata, sino a sfociare nell’indipendenza. Nel 2016 però la Corte Costituzionale spagnola ha annullato il divieto sancito dal parlamento catalano. E le corride, seppur sottotono, sono riprese.

Il destino dei tori e delle corride passa dalla politica

Vox, il partito nazionalista di ultradestra, ovviamente contrario all’indipendenza catalana, ha usato anche la corrida come strumento di convincimento, facendo leva sull’orgoglio nazionale. La corrida sarà anche una tradizione, come lo erano i giochi con i gladiatori contro i leoni ai tempi di Roma, ma oramai è fuori dal tempo. E contrasta con la sensibilità dei popoli europei.

Non c’è bisogno di essere animalisti militanti per essere contrari a questa mattanza crudele, non ci può essere giustificazione per una tradizione tanto barbara. Non si può e non si dovrebbe mai guardare la violenza con indifferenza e la corrida è peggio di un macello a cielo aperto. Gronda sangue e sofferenza come, peraltro, molte altre feste tradizionali spagnole.

Inevitabilmente scatta una riflessione sull’empatia che è certo sentimento opposto e contrario alla crudeltà, ma anche alla semplice indifferenza. La politica, fra i suoi compiti, dovrebbe avere anche quello di far crescere cultura e rispetto per il prossimo, per aumentare quei valori che portano a una civiltà armonica. Occorrerebbe rifuggire da ogni violenza, mentre questi tempi ci raccontano purtroppo esattamente il contrario.

Ma se i macelli avessero i vetri davvero avremmo una società vegana?

Forse no, nonostante quello che pensava il grande Lev Tolstoj. Sembra un paradosso certo, che però potrebbe nascondere qualcosa di vero, di pericoloso, qualcosa che è sempre vissuto fra le pieghe dell’animo umano. La fascinazione verso la violenza, quel demone che agita la volontà di sopraffazione, di dominio, di potere. Quello che porta una parte della nostra specie a non provare rimorso per comportamenti terribili.

Forse qualcuno potrebbe comprare i biglietti per assistere allo spettacolo. Forse per una componente ancora minoritaria ma da non sottovalutare, potrebbe essere un momento in grado di trasmettere emozioni forti a cervelli anestetizzati da finti miti.

In fondo la violenza è palpabile in questo secolo, è diventata una connotazione sempre più presente nella nostra società. Forse per questo anche la corrida costituisce un argomento politicamente interessante per convincere gli elettori. Forse solletica quella voglia di sangue e arena che oggi pare vada di moda in buona parte della popolazione di quest’indecisa Europa.

Ci sono comportamenti sui quali sarebbe una buona cosa intervenire drasticamente, ci sono forme di accanimento e tortura che non possono lasciare il posto all’indifferenza. Assistere con partecipata emozione ai patimenti di un toro non è una manifestazione culturale, solo la dimostrazione che “il sonno della ragione genera mostri”.

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