Il cambiamento passa dagli occhi di chi lo vuol vedere, per poterlo poi creare davvero

cambiamento passa dagli occhi

Il cambiamento passa dagli occhi, che devono avere visione del futuro. Di una nuova epoca fatta di persone che abbiano il coraggio di leggere il presente con gli occhi e vogliano guardare al futuro. Siamo molto in ritardo ma nulla è ancora definitivamente perduto, se non diamo retta alle bugie create dall’economia di rapina. Ora anche l’Europa ha capito che dobbiamo praticare un’inversione di rotta, potente e radicale. Che deve vedere i cittadini come protagonisti.

cai falchi tigri e trafficanti

Dobbiamo smetterla di credere ai luoghi comuni sui quali un manipolo di persone ha creato il proprio potere, per convincerci che nulla si possa cambiare. Che l’unica cosa importante sia fare ripartire l’economia, a ogni costo. Senza cercare prospettive di cambiamento, ma cercando di incrementare i consumi, grazie a un modello di sviluppo vorace, che ci sta mangiando la terra sotto i piedi.

Per cambiare uno dei primi passi è quello di cercare di arrivare all’eliminazione delle energie fossili. Oggi è un obiettivo perseguibile, grazie agli studi e alle nuove tecnologie studiate da quanti vedevano, e volevano, un futuro diverso. Entro il 2050 si può arrivare ad emissioni zero: l’energia sarà prodotta solo da fonti rinnovabili che non richiedano combustione. Prevalentemente solare, eolico, geotermico e utilizzo di motori a idrogeno.

Il cambiamento passa dagli occhi di chi lo vede e dall’azione e dal cervello di chi lo chiede, a gran voce

Per la prima volta nella storia dell’Unione Europea abbiamo una presidente, Ursula von der Leyen, che ha ben chiara la strada che porterà al cambiamento. Un politico che dice senza giri di parole che l’Unione dovrà dotarsi quanto prima di una nuova legge europea per il clima. Che vincoli gli Stati rappresentando un modello di sviluppo in grado di ridurre l’impatto delle nostre attività. Aumentando i posti di lavoro e il rispetto delle regole.

Certo i tempi non saranno immediati ma già molte realtà nazionali e internazionali si stanno attivando per mettere fine a un Antropocene distruttivo come quello in atto. Lo ha fatto, ad esempio, il Comune di Porto Torres, come si è visto su Presa Diretta, mettendo in rete diversi impianti fotovoltaici. Acquistati dal Comune e messi sui tetti delle case di persone a basso reddito. Liberandole dalla schiavitù della bolletta e consentendo loro di produrre energia per altri utenti.

Il Green Deal europeo è la nostra tabella di marcia per rendere sostenibile l’economia dell’UE. Realizzeremo questo obiettivo trasformando le problematiche climatiche e le sfide ambientali in opportunità in tutti i settori politici e rendendo la transizione equa e inclusiva per tutti.

Dal sito ufficiale della Commissione Europea

I cittadini di tutta Europa devono vigilare e richiedere che questo impegno venga rispettato, in primo luogo dai governi dei loro Stati

Ora tocca anche alla società civile rendersi parte attiva del cambiamento, della tutela della biodiversità. Stimolando i politici, convincendo gli amici, parlando con i colleghi ma anche cercando di abbassare l’impronta ecologica che ognuno di noi lascia. La pandemia ci ha fatto andare sbattere contro la realtà e questo potrebbe essere l’unico effetto positivo. Arrivato dopo decenni di comportamenti irresponsabili posti in essere dall’uomo.

In pochissimo tempo, stiamo parlando della seconda metà del secolo scorso, abbiamo causato la perdita di circa il 60% della fauna selvatica del pianeta. Se traducessimo questa percentuale in unità arriveremmo a un numero di proporzioni infinite, proprio come la drammaticità di questo dato.

Nella Strategia dell’UE sulla biodiversità per il 2030 si stabilisce che entro dieci anni si dovrà arrivare alla protezione di almeno il 30% della superficie terrestre dell’Europa. E altrettanto dovrà accadere per la parte marina. Uno sforzo di grandi proporzioni se pensiamo che dovrebbe avvenire soltanto in dieci anni. In tutto questo si rileva una grande mancanza, presumibilmente causata da pressioni politiche. La scarsa attenzione posta sugli allevamenti.

Una vera riforma verde deve attraversare radicalmente il mondo degli allevamenti intensivi

Questo rappresenta un punto sul quale le posizioni, altrove molto dirette e rigide, si son sfumate. Dimenticando che proprio a causa degli allevamenti intensivi siamo arrivati a un punto di non ritorno e non solo per l’uso delle energie fossili. Su questo bisogna battersi perché l’argomento assuma la giusta rilevanza e non venga diluito all’interno delle altre necessarie modifiche del modello di sviluppo.

La Commissione garantirà che tali piani strategici, che dovrebbero portare all’uso di pratiche sostenibili quali l’agricoltura di precisione, l’agricoltura biologica, l’agroecologia, l’agrosilvicoltura, nonché a norme più rigorose in materia di benessere degli animali, siano valutati sulla base di solidi criteri climatici e ambientali.

Tratto da “Il Green Deal Europeo”

La scarsa considerazione nei confronti delle problematiche animali deve impegnare ancora maggiormente cittadini e organizzazioni che sono sensibili all’argomento. Pretendendo che venga portato in primo piano come uno dei problemi principali e non sia relegato sullo sfondo. Gli allevamenti intensivi hanno responsabilità enormi nella sottrazione di suolo, nelle emissioni e nell’errato utilizzo delle risorse agricole, destinate alla loro alimentazione anziché a quella umana. Pur avendo consapevolezza che questo comporti un ciclo fallimentare nell’utilizzo delle risorse.

#FridaysForFuture nuovo sciopero planetario per il clima

#FridaysForFuture nuovo sciopero planetario

FridaysForFuture mette in atto un nuovo sciopero planetario per il clima in tutto il mondo, mentre anche il Parlamento Europeo ha dichiarato l’emergenza climatica. Mentre l’obiettivo principale della riunione spagnola della COP25 di Madrid resta quello di contenere l’innalzamento delle temperature di 1,5 gradi.

In occasione del terzo sciopero mondiale, a fine settembre, erano scese in piazza più di 7 milioni di persone in tutto il mondo, colorate avanguardie di un mondo sempre più preoccupato. I cambiamenti climatici oramai non sono più una teoria, ma una realtà da quando sono entrati, di prepotenza, nella nostra vita.

Per fermare il riscaldamento globale non sono sufficienti soltanto le promesse dei governi e lo sono ancor meno le rassicurazioni che vengono date dagli uffici marketing. Occorrono azioni, piani poliennali, direzioni certe. Il futuro del pianta va affrontato ora, senza ulteriori ritardi. Senza far credere che tutto possa migliorare grazie a piccoli ritocchi del nostro stile di vita..

#FridaysForFuture ancora una volta colorerà le strade

All’inizio sono stati gli scienziati a lanciare l’allarme, mentre il mondo restava tiepido, li definiva catastrofisti, preferiva non vedere. A un punto però gli effetti sono diventati talmente palesi da rendere difficile la possibilità di negare la realtà. Quello che era stato previsto si è realizzato con puntualità e in modo severo.

Timothy Lenton, dell’Università britannica di Exeter, primo firmatario della ricerca, parla di “cambiamenti bruschi e imprevedibili, con effetti a cascata che potrebbero minacciare l’esistenza stessa della civiltà”, se non attuiamo contromisure immediate “a partire dalla riduzione dei gas serra”.

Dall’articolo di Repubblica che potete leggere QUI

Oggi stiamo assistendo a una serie di indecisioni, di mancati contrasti ai materiali più inquinanti, come la plastica monouso. I governi sembrano più spaventati dalle conseguenze economiche che dai cambiamenti climatici. Dimenticando che giorno dopo giorno il tempo si scioglie, proprio come i ghiacciai.

Il problema è drammatico, epocale e di non facile risoluzione, anche a causa del ritardo nell’affrontarlo, della complessità e delle inevitabili ripercussioni economiche.

Le piazze chiedono il cambiamento, ma solo i governi hanno il potere di realizzarlo

L’insieme di fattori che ha portato all’innalzamento delle temperature del pianeta non può essere risolto dal singolo e nemmeno fa aggregazioni, che per quato importanti hanno un impatto non rilevante. Occorrono sinergie a livello governativo che arrivino a bersaglio e si diffondano capillarmente. Senza dare alle persone alibi, senza far credere che un carrello della spesa possa salvare il mondo.

I ragazzi dei #FridaysForFuture sono il pungolo piantato nei fianchi dei governanti, in attesa che anche la politica, come promesso dalla presidente della nuova commissione europea, Ursula von der Leyen, metta in campo ogni sforzo per cambiare.

Il nuovo sciopero planetario dei #FridayForFuture servirà a dare nuova energia a un nuovo piano ambientale che non è più possibile ritardare. Cercando di far comprendere ai cittadini l’importanza delle loro azioni, senza però minimizzare quello che sta accadendo. Le persone vanno accompagnate sulla strada del cambiamento, con esempi e indicazioni reali.

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