Caccia ai migratori Malta

Una panoramica del disastro: questi sono i danni della caccia ai migratori.

Una rotta, faticosa, sulla quale migrare da sud a nord in primavera e da nord a sud in autunno: una delle tante autostrade dei cieli, quella che ha la sfortuna di passare sopra l’isola di Malta, membro dell’Unione Europea dal 2004, ma anche paese che consente, da sempre, la caccia primaverile ai migratori. Un fatto legale che sfocia in costanti episodi di bracconaggio su specie protette, continue omissioni della forze di polizia dello stato maltese, aggressioni ai volontari delle organizzazioni internazionali che cercano di arginare questo triste fenomeno.

Domenica c’è stato un referendum che avrebbe potuto mettere definitivamente al bando questa pratica inaccettabile, considerando le conoscenze scientifiche e il pericolo per l’avifauna continuando a uccidere senza sosta animali che stanno raggiungendo i siti di riproduzione. Purtroppo per un pugno di voti il referendum è stato vinto dai cacciatori, che hanno raggiunto il 51% dei consensi, con una partecipazione al voto maggiore del 3% rispetto al referendum sul divorzio (fonte Geapress). Non si contano, secondo gli ambientalisti, gli atti di intimidazione compiuti dai cacciatori maltesi nei confronti dei partecipanti, fatto che non stupisce considerando che le nostre componenti venatorie più retrive, ed è tutto dire, sembrano più rispettose della legge dei bracconieri maltesi.

Referendum contro cacce primaverili Malta

Un’immagine della campagna anti caccia per il referendum maltese

Il fatto davvero inaccettabile è lo scarso impegno profuso dalla UE nel far recedere i maltesi da un’attività giudicata inaccettabile in tutta Europa: la stessa Italia non consente da decenni le cacce primaverili e da noi è già uno scandalo quando ci sono tentativi di aprire la caccia prima della tradizionale terza domenica di settembre. In barba a questo i maltesi sparano, senza ritegno e senza logica, agli animali più forti, ai riproduttori: cioè a quei soggetti che una volta giunti nei siti di riproduzione devono garantire la perpetuazione della specie. Non contenti poi sparano sia a specie cacciabili che non cacciabili, tanto le forze di polizia sono inadeguate e spesso conniventi; così si arriva a sparare, come successo l’anno scorso, a uno stormo di cicogne provenienti dall’Africa, violando ogni convenzione internazionale, le norme comunitarie e quel buon senso che dovrebbe impedire azioni tanto stupide e dissennate.

Cicogne abbattute illegalmente a Malta

Una delle cicogne bracconate durante il passo primaverile a Malta

A questo dobbiamo aggiungere che anche i nostri cacciatori partecipano a queste stragi legali, perché ci sono agenzie di viaggio che si occupano di tutto, per portare i nostri connazionali a praticare le cacce primaverili ai migratori, da noi vietate. Possiamo solo augurarci che il buon senso prevalga, che quello che accadrà domani con la riapertura della caccia ai migratori non veda mi più la luce nella primavera del 2016!

Sarebbe tempo che la UE pensasse a mettere in campo una forza comunitaria, con compiti di polizia ambientale: i caschi verdi, come ci sono i caschi blu dell’ONU.

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