violenza contro animali

Violenza contro animali oppure violenza contro la società? Un quesito che tutti noi dovremmo porci in modo sempre più attento.

Considerando che il dilagare di violenza e aggressività all’interno del nostro consesso sociale sembrano fenomeni davvero inarrestabili, spesso nell’indifferenza generale.

Sicuramente la crisi economica, la situazione mondiale e il senso di pericolo che vive in modo più o meno marcato in ognuno di noi non aiuta a rasserenare gli animi.

Ma la spirale di violenza, spesso gratuita, che sta pervadendo la nostra società dovrebbe essere fonte di uno spunto di riflessione per la politica e le istituzioni. L’impressione di questo tempo presente porta a credere che stia prevalendo la legge del più forte.

In questa situazione i primi a rimetterci sono bambini, donne, anziani e animali. Basta scorrere le pagine dei giornali, seguire social come Facebook e Twitter o ascoltare un notiziario per rendersi conto di quanto la violenza sia una triste componente della nostra vita e della nostra giornata.

Non può e non deve essere considerata violenza soltanto la guerra ma è tale anche ogni atto di prevaricazione, di segregazione, di sottomissione come lo sono l’insulto e l’aggressione, sia fisica che verbale comprese tutte quelle forme sempre più presenti sui social media, dove gli insulti rappresentano oramai un modo di comunicare.

Per non parlare di video e immagini che sembrano compiacersi della sua esistenza, talvolta pur criticandola ma desiderando poi quell’effetto splatter che tanto piace alla rete.

In tutto questo crescendo sembra che pochi vogliano riconoscere come la sottovalutazione del problema stia compromettendo seriamente gli equilibri della nostra società, dando l’impressione che si stia tornando ai tempi dove l’unica legge era quella del più forte. Oggi per un rimprovero si massacra a calci e pugni un uomo, per un rifiuto si cosparge di benzina una ragazza e le si da fuoco o per un gioco si postano video che portano qualcuno a togliersi la vita.

Per noia si arriva a impiccare un cane, a seviziare un gatto o a compiere altre azioni gravissime nei confronti degli animali. Violenza contro animali che non sarà punita o quasi, nonostante quanto possa credere o sperare il popolo della rete: le pene per chi sevizia o maltratta gli animali sono esigue, irrisorie e troppo spesso non applicate.

La realtà è che quasi sempre la vera sanzione è rappresentata dalla parcella dell’avvocato e in alcuni casi dai disagi sociali che i responsabili subiscono, grazie al clamore mediatico che impedisce di confinare certi gesti in quegli spazi omertosi di complice silenzio che tutti conosciamo.

Negli USA l’FBI ha cominciato a schedare in modo sistematico tutti gli episodi di crudeltà verso gli animali ritenendo i responsabili come potenziali elementi offensivi, come possibili responsabili di crimini violenti.

In Italia siamo ancora alla genesi di un’applicazione sistematica delle leggi che tutelano gli animali dalle crudeltà e i crimini nei loro confronti sono considerati come reati minori, destinati a indignare ma a non ottenere né punizione né sorveglianza dei responsabili. La violenza contro animali non è letta come un momento preliminare, un training compiuto dal soggetto prevaricante.

In Australia la RSPCA, che si occupa di proteggere gli animali, naturalmente, ha fatto una campagna contro la violenza da cui è tratta l’immagine che apre questo articolo: la violenza sugli uomini troppe volte parte dalla mancanza di sensibilità verso gli esseri viventi più deboli, verso chi non si può difendere.

Di questo fenomeno mi sono occupato diverse volte riscontrando però che questo concetto non evolve e non lo fa talvolta nemmeno in chi i crimini ha il compito di reprimerli. Così continuando a assistere a una crescita della violenza agita, ci inventiamo nuovi reati come il femminicidio, ma morte e violenza non hanno gravità differenti a seconda del sesso di chi la subisce.

Sembriamo purtroppo non comprenderne la gravità, noi abbiamo tantissime doti ma alcune volte siamo sordi ai richiami del buonsenso peggio di quanto lo sia un gallo cedrone in amore, non percepiamo l’importanza di doverci occupare seriamente di interrompere questa spirale di violenza.

Per farlo lo Stato deve essere in grado di tutelare, per davvero, le vittime e la tutela passa anche dall’infliggere punizioni severe e inserire in programmi di riabilitazione seri chi ha commesso crimini violenti contro uomini e animali. Questo nostro paese, che sembra non conoscere resurrezione né morale né economica, non merita, forse, uno Stato che sia forte con i deboli e debole con i forti.

Cominciamo dal tutelare gli animali seriamente, utilizziamo la loro tutela come mezzo per difendere la società e meglio comprendere un fenomeno, smettiamola di nascondere la realtà: la violenza nasce quando l’empatia muore e questo accade ogni volta che esiste violenza contro animali.

 

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