#AdoptDontShop, il popolare slogan creato per diffondere la cultura dell’adozione dei cani presso i canili, piuttosto che l’acquisto di cuccioli di razza, quasi sempre provenienti dal traffico di cuccioli dai paesi dell’est europeo, non impedisce che il Regno Unito sia sotto il costante attacco delle gang criminali che importano illegalmente i cuccioli.
Secondo l’associazione inglese RSPCA in Gran Bretagna sarebbero attive più di 100 gang criminali dedite al traffico di cuccioli con un fatturato complessivo stimato in oltre 140 milioni di Euro l’anno, una cifra da capogiro che però fornisce un’idea precisa delle motivazioni che sono alla base di questo traffico, che pare essere davvero inarrestabile: alto profitto, bassi investimenti e altrettanto basso rischio. Con proventi che non hanno nulla da invidiare al traffico di stupefacenti queste bande stanno imperversando nella vecchia Europa, senza accennare a fermarsi, come dimostra questa recente operazione realizzata da RSPCA:
Mentre nei paesi dell’Est Europa, in particolare della Romania, migliaia di cani sono messi a morte ogni anno, utilizzando la soppressione come illusorio metodo per combattere il randagismo, spesso nemmeno effettuata con l’eutanasia, in altre realtà di questi paesi sono attivi migliaia di piccoli e grandi allevatori che producono cuccioli a un ritmo impressionante, per soddisfare un mercato drogato in cui legale e illegale convivono spalla a spalla. Documenti falsi, mancate vaccinazioni, malattie e viaggi estenuanti sono le caratteristiche principali del traffico e dei maltrattamenti connessi a questo business milionario. I trafficanti, moderni spacciatori di cani al pari degli spacciatori di stupefacenti, contano sulla complicità di insospettabili, gli acquirenti, che sono disponibili a comprare cuccioli sempre più piccoli d’età, sempre più miniaturizzati, sempre più malati, solo per soddisfare il loro desiderio di avere un chihuahua, un cavalier king o un bulldog francese. Li cercano sulla rete, li acquistano nelle aree di sosta delle autostrade, di notte, o in negozi equivoci, già coinvolti in mille procedimenti penali: non vogliono chiedersi nulla, fanno finta di non sapere che esiste il traffico illegale dei cuccioli, sono acquirenti compulsivi: non sono in cerca di un compagno di vita, ma di un oggetto che risponda ai requisiti del loro desiderio, un mini cane da tenere nella tasca del giubbotto o nell’apposita borsa, un povero essere che non sarà mai socializzato e che probabilmente passerà la sua vita fra una borsa e un appartamento, sporcando in casa su apposite traverse assorbenti, senza conoscere l’odore della terra, il piacere dell’erba sotto le zampe.
Certo non è questo tipo di acquirente che viene colpito dallo slogan #AdoptDontShop, perché poco gli interessa dei cani dei canili, di quelli uccisi barbaramente in Romania, come testimonia l’associazione Save the Dogs anche oggi , del fatto che dietro il traffico dei cuccioli ci siano dei criminali: deve soddisfare un suo bisogno, non etico, personale.
Se non riusciremo a convincere queste persone che loro sono la causa di infiniti maltrattamenti, creando la domanda ed alimentandola contro ogni ragionevolezza, noi avremo perso la battaglia: i trafficanti non si fermeranno mai fino a quando ci sarà così’ tanta richiesta oppure sino quando la Comunità Europea non riuscirà ad inasprire talmente le pene da rendere poco redditizia questa attività criminale.
Il Natale si avvicina e con questa festa il periodo di maggior guadagno per le organizzazioni che trafficano in cuccioli: le richieste si impennano per la stupida volontà di mettere un cucciolo sotto l’albero per festeggiare il Natale, forse non consapevoli che potrebbe essere già morto a Santo Stefano e che se questo non capiterà al loro cucciolo, fortunato, succederà a tanti altri.
Sarebbe bello poter pensare che su questa cosa si squarciasse il velo dell’infingimento, della passione malata, per ritornare a valutare un cane per il suo reale valore, che non è economico, ma è racchiuso in quello che i suoi occhi sanno trasmettere.